Vicenza, femminile plurale, 22 marzo 2014

di Lidia Menapace

Parto da Bolzano in macchina portata da tre giovanI documentariste di Trento che mi "documentano", arrivano da me, mentre cucino e preparo il bagaglio mi riprendono, chiacchierano, è molto piacevole, poi via verso Vicenza, un viaggio tranquillo per un percorso autostradale trafficato ma scorrevole: il peggio è quando arriviamo a Vicenza e facciamo un paio di giri turistici intorno al centro storico, prima di riuscire a imboccare la traversa giusta per arrivare dove è stabilito l'incontro.
Sono i Chiostri di Santa Corona, una grande e bella sala affollata e attenta. Monica Lanfranco che ha avviato la faccenda mi intervista mentre vengo ripresa e quindi tutto ciò che dico è documentato, spero di non dire sciocchezze . Le domande anche dal pubblico sono impegnative e interessanti, il consenso notevole e caloroso. Vengo poi intervistata anche da radio locali ecc. Questa iniziativa è importante anche perchè segna un tentativo di avviare relazioni e pratiche tra varie storie facce vicende teste del movimento delle donne, del femminismo. E' davvero una squisitezza, ci godo, mi piace proprio perché consente autonomia e relazioni insieme.
Come mi è capitato di inventare un pomeriggio a Bolzano in un incontro presente Laura Cima: tra i generi testa la DIFFERENZA, ora rappresentata da un patriarcato vendicativo e revanscista, magari anche gentile, ma sempre patriarcato , nel genere femminile vale la VARIETA', tra noi niente di "uniforme" (il nome dell'abito militare) proprio il contrario della fantasia , tipica delle donne anche nell'abbigliamento, niente di ripetitivo, tutto sempre vario, mescolato. Ho fatto esempi anche a proposito dei color,i sulla base di una osservazione di Isabella Cherubini: quando sono colori frutto di mescolanze, sono meno stridenti e consentono di usare insieme tutte le sfumature possibili: insomma una bella e grande vicenda.
Ma non é finita, perchè vengo poi ospitata a cena e a dormire a casa di una compagna che offre la scelta di una vita ospitale curiosa non conformista , ma non gridata per farsi vedere. Semplicemente molti modi di vivere relazioni inconsuete, forme della convivenza molteplici si incontrano nella grande casa di campagna ristrutturata e vissuta .
Qui, in tutta la vicenda ho trovato conforto e riprova di molte mie invenzioni e speranze. E' così evidente che vorrei tornarci che nel partire la mattina dopo dimentico dove mi hanno ospitata il berretto di panno nero con lustrini che avevo sulla zucca e che spero di riavere il 25 aprile, sennò dovrò tornarci.
Lidia Menapace



Mercoledì 26 Marzo,2014 Ore: 17:35