Storia d'Italia - la memoria nascosta

di Lidia Menapace

Penso sia utile non tacere lidia
  Ci sono giornate della memoria su qualsiasi cosa, è in corso una intera annata di memorie sulla formazione dello stato italiano, ma alcune date o notizie non si vedono mai: ad esempio quelli/e che si batterono per la repubblica, i federalisti, Cattaneo, Ferrari,  Romagnosi,  Rosmini, Gioberti,  Pisacane,  persino Mazzini  ecc. Il capolavoro di questa ipocrita celebrazione dell'unità d'Italia parte da un falso storico non innocente: il 1861 è la proclamazione del Regno d'Italia, non già dell'unità. Finora senza che nessuno faccia memoria delle grandi donne del Risorgimento, ma questo non fa meraviglia;  più sorprendente è che non si citi nemmeno la Questione romana, che non fu un piccolo particolare,  e vedo che non si cita nemmeno la spedizione in Libia (come del resto nemmeno delle precedenti imprese coloniali si fa cenno) ma di quella di Libia ricorre proprio il centenario: la spedizione fu  nel 1911 (Tripoli bel suol d'amore!), inizio di un dominio coloniale molto pesante  che ha prodotto anche un fllm sulla resistenza libica (Il leone del deserto) censurato dalla Repubblica democratica italiana: il colonialismo è incluso nelle celebrazioni dei famosi 150 senza nemmeno  beneficio d'inventario? Eppure si sarebbe potuto invocare il precedente -molto imbarazzante- per evitare di  andare  a fare la guerra in Libia oggi. 
  Adesso constato che è passato senza un cenno il 25 luglio, caduta del fascismo, e per non protestare sempre dopo , metto le mani avanti e chiedo che cosa si vuol fare per il 28 ottobre 1922, data della Marcia su Roma , quando Mussolini fece un ben concordato colpo di stato stringendo un funesto patto con la monarchia ecc. E già che ci sono, si "celebreranno" la guerra di Spagna e quella d'Etiopia, oppure no? e che giudizio diamo dunque della nostra breve storia di stato? nessuno a sinistra prende l'iniziativa? Aspettiamo l'ennesino invito di Napolitano alla coesione nazionale?  peccato.
  Ma torniamo al 25 luglio: non l' ho sentito personalmente, ma mi dicono che solo Berlusconi vi ha fatto cenno, dicendo che non voleva che il 25 fosse il suo 25 luglio. Esagerato sempre, perchè la caduta del fascismo fu evento ben più drammatico e complesso che la sua eventuale caduta, la quale benchè accompagnata da soddisfazione di molti e molte, non potrebbe mai avere il timbro di pura felicità che per un giorno produsse la notizia della caduta del fascismo per proprie mani: un giorno, forse due o tre, perchè mentre tutti e tutte gioivamo convinti che caduta del fascismo voleva dire subito fine della guerra,  incominciarono invece strani movimenti della Wehrmacht, che si disponeva lungo tutto lo stivale occupandolo: è vero che potevano temere lo sbarco degli Alleati, ma certo non così  precipitosamente.
  Il Gran Consiglio del fascismo che aveva sostituito il parlamento senza che  il re movesse nemmeno un dito per difendere lo Statuto albertino, appunto oltrechè da suo nonno, detronizzò  il 25 luglio del 1943 Mussolini che fu arrestato e portato sul Gran Sasso in Abruzzo, donde lo "liberò", prendendolo prigioniero di Hitler attraverso un colpo di mano l' SS  Skorzeny qualche mese dopo, giusto in tempo per dare il via alla repubblica di Salò e far fare un processo che condannò a morte per fucilazione i membri del Gran Consiglio che avevano votato contro  Mussolini, compreso il genero Ciano ecc.: sanguinosa  e brutale fine di  un regime liberticida colonialista e bellicista. Tra il 25 aprile e l'8 settembre 1943 è il breve tempo durante il quale, dalla caduta di Mussolini si passa all'armistizio confuso e malgestito della monarchia con gli Alleati, si compie la tragedia italiana della seconda guerra mondiale: tutti e tutte ci trovammo di fronte a scelte difficili e incominciarono le deportazioni di militari e civili,  i primi atti di resistenza (Cefalonia, Porta San Paolo), la deportazione di 700.000 IMI,  la  renitenza ai bandi di Graziani e il rifugio in montagna e nelle città: insomma  la Resistenza e il riscatto della dignità personale e collettiva, e dello stesso significato di uno stato di diritto.  Nelle celebrazioni  dei 150 anni tutto ciò non esiste? aver scelto acriticamente la monarchia invece del Risorgimento come riferimento  anche storiografico mantiene in vita quella narrazione che gli storici chiamavano "del partito del re".  E che speravo fosse ormai degna di esser cancellata anche dai libri delle scuole medie.
 Lasciare in circolazione certi miti nazionalisti e narrazioni che coprono di  sciovinismo  di tipo francese o di "right or wrong, my country"come dicono gli inglesi  o del sempiterno "Deutschland ueber alles", anche senza arrivare a scomodare il padreterno perchè "Bless Amerika", qualsiasi anche negativa vicenda, incuba i tipi come il   norvegese che volentieri vedrei colpito dalla damnatio memoriae,  che per una volta mi sembrerebbe giusta e utile.


Venerd́ 29 Luglio,2011 Ore: 15:37