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Meno male che a un certo punto si muore

di Giovanni Sarubbi

Giovanni Sarubbi
U
n mio caro amico, coetaneo e collega di lavoro, quando arrivammo verso i 55 anni di età cominciò a ripetere una storiella frutto delle sue letture storiche. Mi disse: “Giovà abbiamo due anni ancora di tempo. Poi o si fa la nostra fortuna o mai più”. Lo guardai trasformandomi in un punto interrogativo. E lui proseguì raccontandomi la sua teoria. “Vedi, ho scoperto che tutti o quasi tutti i grandi uomini della storia sono morti a 57 anni, con l'eccezione di Gesù Cristo che morì a 33 anni. Ci restano ancora due anni per passare alla storia”. Ridemmo a crepapelle. Mi citò non ricordo più quali personaggi di cui ricordo solo Napoleone Bonaparte, ma non ho mai controllato, non ce n’era bisogno perché Michele era persona colta e istruita.
E per due anni per lo meno una volta alla settimana, di solito il venerdì, mi ripeteva la storiella ripetendo la domanda finale: ”Tu che progressi stai facendo? Se dovessi morire prima dei 57 anni o dopo i 57 anni senza essere passato alla storia sai che tristezza”. E io toccavo ferro, facevo gli scongiuri e ridevamo. E giusto per proseguire con questo dibattito storico avevo appeso in ufficio un bel corno contro il malocchio, di quelli rossi e grandi e poi un cartello con un “Meno male che a un certo punto si muore” che i più pigliavano malissimo e facevano gli scongiuri perché tutti intenti a correre e a fare carriera e a cercare in tutti i modi di “farti le scarpe”, come si dice in gergo lavorativo, cioè a fregarti il lavoro e le tue idee per vendersele come fossero proprie idee fresche di giornata. Sport diffusissimo sia in ambito impiegatizio sia nelle officine dove il lavoro era decisamente più duro. Ed è triste constatare come il mito della concorrenza e del mercato imperi anche nei rapporti interpersonali di chi la concorrenza e il mercato li paga sulla propria pelle, con licenziamenti, mobbing, cassa integrazione, lavori insalubri e pericolosi.
Quando arrivammo ai 57 anni dovemmo constatare che non eravamo diventati importanti e che tali saremmo stati nel futuro se ne avessimo avuto uno. E il mio amico burlone quando ci incontravamo mi ripeteva la frase di Savonarola: “Ricordati che devi morire”, e io gli rispondevo con la risposta di Massimo Troisi: “Aspetta che ora me lo segno”. E andavamo in mensa a pranzo insieme.
Che dire ai 57enni di oggi? E ai quasi trentenni che si ritengono “personaggi politici”? Per passare alla storia dovrete morire a 57 anni, come diceva il mio amico, se no desistete e godetevi la vita che è certamente meglio.
E per vivere meglio dovremo tutti fare un salto di qualità, fare qualche abiura scegliendo di vivere senza ostentare ricchezze, senza bramosia di ricchezze e potere e vivendo dello stretto necessario, come poveri tra poveri. Come fa José Mujica, ex presidente dell'Uruguay.
Beati i folli perché ad essi apparterrà il futuro.
Giovanni Sarubbi



Domenica 06 Settembre,2020 Ore: 11:25