Editoriale
L'era Trump è cominciata, la guerra continua

di Giovanni Sarubbi

È cominciata l’era Trump. Immediate sono iniziate le manifestazioni di protesta già lo stesso giorno dell’insediamento e poi il giorno dopo con un paio di milioni di donne che hanno invaso Washington. La prima persona che incontrerà Trump sarà il primo ministro di Israele, il super falco Benjamin Netanyahu, destra che più destra non si può. Seguirà immediatamente il primo ministro inglese Theresa May, del Partito Conservatore, succeduta a David Cameron in seguito alle dimissioni di quest'ultimo dopo l'esito del referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione Europea. Due incontri significativi per ciò che ci aspetta. La destra mondiale si riunifica e programma le proprie azioni. A questo carro si vogliono associare, sul piano italiano, il Movimento 5 stelle (si proprio loro) e i Leghisti.

La guerra continua, questo è sicuro, a cominciare da un riacutizzarsi del conflitto israelo-palestinese.

Le armi continueranno a farla da padrona sullo scenario internazionale. È anche molto chiaro che il nuovo “comandante in capo USA” intende continuare la guerra con i soldi degli altri paesi occidentali (una quarantina fra cui in prima fila l’Italia) che fanno parte della coalizione, guidata dagli USA, che sta conducendo nel mondo la “terza guerra mondiale a pezzi”. Gli USA, in sostanza, non sono più in grado di spendere soldi per la guerra come hanno fatto finora, prima con George Bush e poi con Obama.

Le guerre, infatti costano tantissimo, cifre iperboliche di cui nessuno parla. I dati dell'Institute for Economics and Peace (Iep), autore del rapporto denominato Global Peace Index[1], dicono che le violenze nel mondo sono costate nel 2014 l'abnorme cifra di 14,3 trilioni di dollari (14,3 migliaia di miliardi), vale a dire il 13,4% del Pil mondiale. O l'equivalente delle economie di Brasile, Canada, Francia, Spagna e Regno Unito messe insieme. E nel 2016 le spese sono state ancora superiori (vedi rapporto 2016).

E Trump vuole che gli alleati spendano di più, molto di più. E allora, dice Trump, “se volete la NATO pagatevela”, e agita lo spauracchio dell’isolazionismo statunitense per dare un argomento a coloro che non riescono a vedere il proprio paese al di fuori del rapporto con gli USA e della loro "copertura militare". È il caso dell’Italia dove i filoamericani sono in posizioni dominanti nel governo Gentiloni (vedi caso ministro Minniti) e che subito si sono prostrati di fronte al nuovo “comandante” (vedi ministro degli esteri Alfano). Ma sarà possibile tagliare altre spese sociali in Italia per fornire risorse per la guerra americana? Le catastrofi che succedono di continuo nel nostro paese dicono di no, come i fatti di questi giorni in centro Italia mettono in evidenza, se solo li si vuole vedere.

E questi fatti dicono che non abbiamo un sistema di protezione civile in grado di affrontare adeguatamente una catastrofe come quella avvenuta in centro Italia anche perché, e ciò sarà vero sempre di più, possono esserci catastrofi che si sommano ad altre catastrofi, al terremoto si può sommare la valanga o la frana o l’alluvione, figlie dei cambiamenti climatici, che i trumpiani negano, e, per l’Italia, del totale abbandono nel quale è mantenuto il territorio. Come esempio, oltre al caso del centro Italia, basti citare ciò che è accaduto in Irpinia, dove vivo, zona altamente sismica, dove nei primi 15 giorni del 2017 abbiamo vissuto una gravissima emergenza idrica, con l’intera provincia a secco, causata dalle abbondanti nevicate che si sono abbattute su tutto il centro ed il sud Italia. L’Irpinia che fornisce acqua alla provincia di Napoli e all’acquedotto pugliese è rimasta a secco.

La cosiddetta “tempesta perfetta”[2], che si è verificata nell’ultima settimana in centro Italia, rischia di diventare un fatto costante e non più un fatto eccezionale della nostra vita quotidiana.

No, non abbiamo più soldi da spendere per la guerra, ma questo i guerrafondai che governano il nostro paese non vogliono proprio sentirselo dire. Ed è per questo che nei giorni scorsi le nostre TV sono state invase dalle immagini dei militari, alcune anche taroccate come ha ammesso lo stesso ministro Pinotti, che salvano le persone in difficoltà o mettono a disposizione i mezzi militari per affrontare l’emergenza neve. Una pubblicità dello strumento militare che, come tutte le pubblicità, è ingannevole, perchè copre e mistifica gli enormi sprechi delle spese militari, come l’acquisto recente di 630 mezzi corazzati Lince, ognuno dei quali costa circa 6 milioni di euro per un totale di circa 4 miliardi di euro. Quanti mezzi spalaneve potevano essere comprati con il costo di un solo Lince? Moltissimi. E quante ambulanze? Per lo meno una cinquantina.

Ecco le spese militari stanno distruggendo a poco a poco il nostro sistema sociale e forse questo porterà la gente a ribellarsi alla guerra e a imporre la pace. Ma ciò accadrà se le forze che vogliono la pace saranno in grado di liberarsi dei doppiogiochisti e sapranno dire con precisione alla gente quali sono i rapporti veri tra spese militari e distruzione dello stato sociale, sconfiggendo le bugie dei mass-media che amplificano le posizioni dei populisti come Trump e i suoi alleati, che a parole parlano del popolo, pur essendo miliardari, ma che nella pratica stanno dalla parte dei produttori di armi e di quel sistema sociale che ha reso la guerra e le ingiustizie una costante della nostra società a livello mondiale. No, non si può rimanere fermi di fronte a Trump e soci.

Giovanni Sarubbi


2Il termine tempesta perfetta è impiegato in meteorologia per descrivere un ipotetico uragano che colpisca esattamente l'area più vulnerabile di una regione, provocando il massimo danno possibile per un uragano di quella categoria.




Domenica 22 Gennaio,2017 Ore: 18:44