Editoriale
Buon anno di lotta per la pace

di Giovanni Sarubbi

Siamo in guerra da 796 settimane, da quell’11 settembre 2001 che ha cambiato il corso della nostra storia recente. Quindici anni e quattro mesi circa. Terza guerra mondiale a pezzi. Un primo pezzo guidato dal presidente USA George Bush, circa 7 anni; un altro pezzo guidato dal presidente USA Barack Obama, insignito del premio nobel per la pace. Ma la guerra non è finita, anzi si è ulteriormente diffusa su scala mondiale. Alcuni milioni di persone sono già morte, 99% di civili compresi bambini. Sessantacinque milioni sono i profughi nel mondo e quelli che arrivano in Europa o sulle nostre coste sono solo una piccola parte. E scappano da guerre che si combattono con armi che al 75% sono prodotte dal mondo cosiddetto occidentale (50% USA, 25% Europa e con l’Italia in prima fila, settimi tra i produttori di armi). Qual è stato l’anno più brutto o il periodo più brutto? E i prossimi anni saranno peggiori o migliori di quelli passati? Domande da fine anno, fatte giusto per darsi una speranza e continuare a credere in un futuro migliore. Ma è dura!
Non so quante persone in Italia o nel mondo pensano a se stesse come attori fondamentali di una politica che porti pace e che quindi affronti con decisione le eclatanti ingiustizie sociali, le abissali diseguaglianze che caratterizzano i rapporti economici e politici tra gli stati e all’interno di ogni stato. Da come si comportano le forze politiche o i movimenti che attraversano le società, la consapevolezza che la pace dipende dai popoli è purtroppo appannaggio di una ristretta minoranza che i mass-media marginalizzano sempre più.
Lo schiavismo e la miseria sono diffusi come non mai; la distruzione progressiva dell’ambiente va avanti di pari passo con la produzione inarrestabile di armamenti sempre più distruttivi e sofisticati ( siamo oramai a quasi duemila miliardi di dollari di spese per armamenti). Non c’è freno alle mostruosità in tema di armi e non c’è limite alla ideazione di nuovi e più distruttivi mezzi di morte.
Le feste di fine anno sono fatte per distrarre l’attenzione delle persone. Si stimolano i cittadini a consumare e si diffondono illusioni su illusioni.
Ma affianco alla propaganda consumistica, c’è anche la propaganda della paura e dell’odio verso i nemici di turno. Ai tempi della seconda guerra mondiale i nemici erano gli ebrei e i comunisti, oggi sono i musulmani e i comunisti. Lo diciamo da tempo e scusate se lo ripetiamo. È la stessa politica che ieri come oggi vuole usare le motivazioni religiose per sostenere la guerra. Ma le guerre si fanno per i soldi. Lo sanno anche i bambini. Ma questa semplice verità è stata cancellata dalla mente delle grandi masse inebetite dalle TV che trasmettono per la maggior parte spot pubblicitari mischiati a notizie false ed inventate sulla guerra, sui “terroristi musulmani” che ne sarebbero gli autori e sui “paesi occidentali guidati dagli USA” che difenderebbero la libertà.
Nell’anno che sta per chiudere abbiamo assistito a diversi attentati che si sono svolti con copioni pressoché identici. L’ultimo è di questi giorni di Natale con l’attentato di Berlino. Anche qui, come in tutti quelli precedenti, il “presunto attentatore”, come lo ha definito più volte il ministro degli Interni Minniti, è stato ucciso. “Si è così cancellata la possibilità di sapere la verità”, ha dichiarato la madre del “presunto attentatore” ucciso da due poliziotti italiani divenuti immediatamente due eroi. Come siano andati veramente i fatti lo sanno solo i due poliziotti e la persona uccisa che non potrà più dire la sua verità. E pensiamo che nessuna indagine riuscirà mai a dirci questa verità.
Sinistre sono state le parole del Ministro Minniti su ciò che è successo a Sesto San Giovanni dove è stato ucciso il “presunto terrorista”. “Ciò che è successo – ha detto in sintesi – non è un caso, è il segno che c’è un sistema che funziona e i cittadini possono stare tranquilli”. Siamo così passati dalla certezza del diritto e dalla necessità che ognuno venga giudicato sulla base di prove certe e davanti ad un giudice, alle esecuzioni sommarie senza processo. Così un possibile innocente è stato ucciso e i suoi assassini vengono presentati come eroi. Che differenza c'è fra noi e i "terroristi"? E il fatto che nessun giornale o nessun giurista o nessun parlamentare abbia sollevato obiezioni su questo imbarbarimento del nostro stato di diritto è il segno del livello di degrado a cui porta la guerra. Una guerra peraltro mai dichiarata e mai proclamata dal parlamento, pur essendoci diverse migliaia di soldati sparsi in giro per il mondo al seguito dell’esercito USA a combattere la terza guerra mondiale a pezzi americana.
No signor ministro degli interni, i cittadini non hanno nulla di che essere tranquilli. Non siamo tranquilli nel sapere che ci sono in giro nel nostro paese appartenenti alle forze dell’ordine che sui loro profili facebook inneggiano al nazismo e al fascismo, che diffondono odio contro i migranti e gli appartenenti ad una determinata religione e che poi uccidono un “presunto terrorista”.
La tranquillità viene se lo stato di diritto è rispettato, se la Costituzione viene rispettata nella sua lettera e nel suo spirito e se tutti quelli che svolgono funzioni pubbliche le adempiano “con disciplina e onore”, rispettando essi stessi la legge, come prescrive l’art. 54 della Costituzione.
Se lo stato di diritto è finito allora nessuno è sicuro. Questo è l’ABC della democrazia. Aberrante che i mass-media mainstream siano complici della diffusione di un clima di odio e paura che distrugge alla radice la nostra convivenza civile.
Certo gli elementi di confusione sono tantissimi a cominciare dal rapporto strettissimo fra la nuova amministrazione USA del presidente eletto Trump, che è dichiaratamente fascista e che si è circondato di personaggi nazisti, fascisti e razzisti, ed il governo israeliano , composto da ebrei che i fascisti e i nazisti hanno infornato a milioni durante la seconda guerra mondiale. Se vivessi dalle parti di Gaza, visto ciò che successe nel 2008 (operazione "piombo fuso") al passaggio di consegna tra George Bush e Barack Obama, cercherei di scappare il più lontano possibile.
Non so, ovviamente, come sarà il prossimo anno. Lo vedo nero. Soprattutto se continua l’apatia delle forze politiche della sinistra sui temi della pace e della giustizia sociale. Per fermare la guerra abbiamo bisogno di mobilitare centinaia di milioni di persone in tutto il mondo.
E se un augurio ha senso fare per il 2017, auguro che esso possa essere un anno di lotta per la pace che sia la più ferma e intransigente possibile. Io mi impegno per la pace, e tu? Questo dovremmo dire a chiunque incontriamo.
Giovanni Sarubbi



Venerdì 30 Dicembre,2016 Ore: 23:36