Editoriale
Il NO ha vinto, ma la battaglia continua!

di Giovanni Sarubbi

Dunque le TV hanno perso. Hanno perso quelle forze che sono state in grado di spendere 10milioni di euro per sostenere la campagna elettorale del SÌ; hanno perso la JP Morgan, Marchionne, la Confindustria e tutti quei mass-media che si sono prostrati in questi mesi davanti al premier Renzi.
Il NO ha vinto nonostante lo strapotere mediatico che il presidente del Consiglio Renzi ha dispiegato in particolare nelle ultime due settimane di campagna elettorale quando ha invaso letteralmente qualsiasi spazio televisivo.
In realtà c’erano tutti gli elementi che rendevano possibile la vittoria del SÌ perché l’attacco alla Costituzione viene da lontano. Viene dal periodo dei referendum elettorali degli inizi degli anni ‘90 del secolo scorso (quelli promossi da Mariotto Segni e da Achille Occhetto[1]), quando gli eredi dell’ex PCI scelsero di distruggere il sistema proporzionale abbracciando il sistema maggioritario. Il primo colpo alla nostra Costituzione fu dato proprio in quegli anni.
La distruzione della Costituzione nella coscienza della gente si è consolidata poi con la trasformazione profonda della legislazione comunale, con l’accentramento di tutti i poteri nelle mani dei sindaci, trasformati in tanti podestà come nel ventennio fascista. Seguì a ruota la distruzione dell’art.11, quello sul “ripudio della guerra”, sia con l’eliminazione dell’esercito di leva, e la conseguente trasformazione dello strumento militare in una struttura fatta di personale professionale, sia con la partecipazione a decine di missioni militari in giro per il mondo al seguito dell’esercito USA.
La nostra Costituzione, nata dalla Resistenza al nazifascismo, è stata distrutta poco a poco nella coscienza della popolazione. Essa, senza essere mai realmente applicata nei suoi contenuti sociali, è stata accusata di tutti i mali del mondo, di essere antiquata, obsoleta, non più al passo coi tempi.
Ma il colpo più duro alla nostra Costituzione è stato dato dalla modifica del Titolo V parte seconda ( ossia la parte dedicata a comuni, province e regioni), approvata nel 2001 con il referendum del 7 ottobre. Modifica anche questa realizzata da un governo di centro-sinistra. Da quel momento gli attacchi alla nostra Costituzione sono stati continui. Un’altra modifica devastante della Costituzione fu proposta dal Governo di Centro destra andato al potere nel 2001 che però fu bocciata al successivo referendum confermativo nel 2006.
Con la proposta Renzi-Boschi volevano dare il colpo di grazia alla Costituzione antifascista.
Questo tentativo, che fino ad alcuni mesi fa sembrava vincente, è stato bloccato in modo inequivocabile. E la forza principale che ha impedito tale distruzione sono stati i giovani che hanno voluto così punire un governo ed un sistema sociale che per i giovani non ha fatto nulla.
Le hanno provate tutte per vincere. Sono ricorsi anche all’antipolitica, agitata e sostenuta però da chi dalla politica ha avuto tutto, da chi campa da una vita con la politica e che non ha mai lavorato in vita sua. Volevano aggiungere il danno alla beffa.
La sconfitta del SÌ ci restituisce un’Italia che è ancora una repubblica parlamentare, una democrazia costituzionale, uno stato di diritto. La sovranità appartiene ancora al popolo.
Tutti i sondaggisti prevedevano un forte astensionismo, che avrebbe favorito il SÌ, e invece c’è stata una partecipazione al voto che non si vedeva da oltre vent’anni. È il segno che non si possono violare impunemente le questioni fondamentali del nostro essere una collettività nazionale, ma è anche il segno che l’inganno costante e sistematico della gente non è possibile all’infinito. Le bugie prima o poi entrano in contrasto con la realtà e ciò produce una presa di coscienza che è capace di produrre cambiamente sostanziali.
Ma la vittoria del NO non risolve affatto tutti i problemi che caratterizzano la nostra vita politica.
Il popolo italiano ha respinto la riforma costituzionale golpista del governo degli apprendisti stregoni, ma non sono affatto sconfitte le forze politico-economiche che condizionano la vita dei partiti e delle istituzioni a tutti i livelli. Non sono sconfitti e messi in condizione di non nuocere coloro che della Costituzione antifascista vogliono tuttora fare strame.
E i segni ci sono tutti, sia con ciò che queste forze hanno fatto negli ultimi due anni, con l’approvazione di una legge elettorale più anticostituzionale di quel Porcellum bocciato dalla Corte Costituzionale, sia con le dichiarazioni che a raffica tutti i partiti presenti in parlamento stanno facendo in queste ore. Compresa la sceneggiata delle dimissioni di Renzi annunciate ma non ancora formalizzate, segno che le contorsioni dei partiti che hanno occupato le istituzioni saranno molte. Ne vedremo di tutti i colori. Ognuno vuole appropriarsi della vittoria, ognuno vuole mettere la sua firma su ciò che è successo. E perciò occorre continuare a rimanere vigili.
La bocciatura della controriforma renziana significa che la Costituzione ora va applicata, a cominciare dal diritto al lavoro e dalla realizzazione di un sistema economico finalizzato al bene comune e non ai super profitti di pochi ai danni del 99% della popolazione.
Di questo abbiamo bisogno e per questo dobbiamo continuare a lottare.
La voglia di avere un uomo solo al comando non è morta. Il fascismo ed il nazismo non sono ancora morti perché non è morto il sistema economico imperialista che li ha generati.
Dobbiamo riavere immediatamente il ripristino della legalità costituzionale attraverso la cancellazione delle leggi elettorali maggioritarie vigenti ed il ritorno al sistema proporzionale che è intrinseco nella nostra Costituzione.
Dobbiamo ripristinare nella vita di ogni giorno i diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione e calpestati impunemente in questi anni di liberismo sfrenato, a cominciare dal diritto alla salute, alla istruzione, alla pace, alla cura del territorio e allo sviluppo armonico della persona. Tutte cose sacrificate sull’altare del profitto di poche imprese multinazionali che stanno concentrando sempre più nelle loro mani tutte le ricchezze e tutto il potere politico.
E dobbiamo capire, a sinistra, che non si può affrontare una qualsiasi campagna elettorale senza distruggere alla radice il potere dei mass-media, che qualcuno definì la bomba atomica della politica, e senza capire quale tipo di campagna mediatica verrà organizzata e diffusa all’unisono da tutti gli organi di stampa che sono oramai concentrati in poche mani. E e non sono mani democratiche.
La campagna mediatica del SÌ, di questo bisogna prendere coscienza, è stata studiata fin nei minimi dettagli, a cominciare dalla personalizzazione dello scontro sulla persona di Matteo Renzi. A pensare male, e quasi sempre così facendo si indovina la verità, anche la scelta per i partiti di destra di schierarsi per il NO è stato studiato a tavolino. Questa scelta ha consentito al presidente del consiglio di gridare all’ammucchiata e rifarsi una verginità visto i tanti personaggi di destra impresentabili che hanno sostenuto il NO. I risultati delle regioni tradizionalmente di sinistra confermano questa ipotesi. Li la mobilitazione e l’alta affluenza alle urne è stata provocata proprio dalla paura del ritorno al potere di personaggi come Berlusconi, Salvini, la Meloni e soci. Sono stati capaci, in quelle regioni, di vendere alla gente la vittoria del SÌ come difesa della democrazia, quel SÌ che la democrazia voleva irrimediabilmente distruggere, facendo credere che si votava sul governo e non sulle regole fondamentali della nostra democrazia.
La battaglia dunque continua. Dobbiamo continuare a chiedere l’integrale applicazione della nostra Costituzione scritta con il sangue dei partigiani che fecero la Resistenza al nazifascismo.
Hasta la victoria siempre!
Giovanni Sarubbi



Lunedì 05 Dicembre,2016 Ore: 21:39