Editoriale
Risorgere dalle ceneri è possibile

di Giovanni Sarubbi

«IL MIO PERCORSO NEL PD FINISCE QUI. Dopo circa 8 anni di militanza ho preso atto che il PD non è più "casa mia". Ho iniziato a militare in questo partito nei primi mesi del 2009, quando avevo 15 anni, contro i 16 necessari per sottoscrivere regolarmente la tessera. Una decisione sofferta, dopo anni di battaglie, ma presa con la convinzione di chi avrebbe provato VERGOGNA col solo dire "sono vicesegratario di circolo del PD", ovvero di quello che resta del PD.
Il trattamento riservato all'ormai ex Sindaco di Roma, Ignazio Marino,è stato emblematico. Avviare una crociata contro un amministratore onesto e capace (a dispetto delle storielle che hanno raccontato in questi giorni) è stata la prova che il nuovo PD ostacola i percorsi di rinnovamento e fa "fuori" chi intraprende con coraggio una battaglia di legalità e trasparenza, senza padrini nè padroni. Marino incarnava, quindi, la mia idea di politica.
Mandando a casa Marino, è come avessero mandato a casa chi come me, con costanza, passione e disinteresse, si impegna in questo partito per combattere la mala politica diffusa nel Paese e all'interno della stessa organizzazione. Non faccio politica per mestiere e con estrema facilità e libertà posso dire a gran voce: andate a quel paese, Orfini prima di tutti con il suo perbenismo ! ‪#‎iostoconMarino‬».
Con questa lettera, un giovane vicesegratario di circolo del PD delle mie parti, si è dimesso dal PD. Non so quanto sia diffusa a livello nazionale lo stato d'animo di questo giovane amico. Dai messaggi che ho potuto leggere seguento su internet il tag ‪#‎iostoconMarino mi sembra siano moltissimi quelli che la pensano come lui.
E come dargli torto? Ciò che è stato fatto contro Marino è a dir poco vergognoso. Lo accusano, perché di questo si tratta, di aver pagato una cena alla moglie per 200 euro con la carta di credito del comune, la classica pagliuzza nell'occhio degli altri per nascondere la trave che c'è nei propri (Lc 6,41). Altro non hanno potuto trovargli in una città dove le destre hanno fatto, negli anni della amministrazione Alemanno, i propri porci comodi, come risulta dall'inchiesta “Mafia Capitale”.
Le questioni che il caso Marino mette in luce sono essenzialmente due.
Innanzitutto c'è il ruolo indecente che quasi tutti i mass-media hanno svolto contro Marino. Invece di separare i fatti dalle opinioni, si sono trasformate le opinioni, soprattutto quelle della destra i cui massimi esponenti sono stati rinviati a giudizio, in “fatti” inesistenti per attaccare Marino. Intere trasmissioni sono state costruite dando voce ai personaggi della peggiore destra che abbia mai avuto questo paese, indagati e/o rinviati a giudizio per reati contro la pubblica amministrazione, trasformati miracolosamente in accusatori di un sindaco che ha cominciato da subito a scardinare il loro sistema di potere mafioso.
È questo un metodo che viene oramai usato sistematicamente contro chiunque non faccia parte della consorteria dominante. Si demonizza il “non allineato” di turno con fatti inventati, o si costruiscono gag satiriche per ridicolizzarli ripetute all'infinito, utilizzando magari risposte di personaggi autorevoli, come è successo con la questione dell'invito di Marino a Filadelfia e della risposta del Papa su tale questione. Si usa di tutto per creare confusione, per impedire un confronto sui fatti e su ciò su cui effettivamente sta indagando la magistratura. Marino non c'entra nulla, ma proprio nulla con “Mafia capitale”, ma i mass-media hanno buttato su di lui questa croce.
L'informazione è, ancora una volta, inesistente e si trasforma in disinformazione. Prevale l'uso strumentale dei mezzi di informazione da parte di chi detiene il potere economico-politico per imporre una propria soluzione. I “giornalisti” continuano a venire meno al loro dovere di fornire una corretta informazione e a scrivere ciò che vogliono gli editori che gli pagano lo stipendio. Dimmi chi ti paga e ti dirò chi sei!
L'altro problema è il cambiamento di natura del PD che la lettera di dimissioni prima riportata mette in luce con grande evidenza. Sembrava che nel PD si fossero ritrovati quelli che una volta erano etichettati come “cattocomunisti”. In realtà, come ha scritto recentemente l'amico Mario Pancera, si tratta di “cattobanchieri”.
La crisi dell'ex PCI, che era già evidente ai tempi di Enrico Berlinguer oltre 40 anni fa, è oggi giunta alle sue estreme conseguenze. Le idee di “sinistra” sono state spazzate via. I comunisti sono oramai una diaspora frammentata in tanti piccoli ed inutili partiti, tutti fra l'altro impegnati a “ricostruire il partito comunista”, dichiarando così sia il fallimento della azione politica finora da essi messa in campo, sia la propria incapacità a proprorre un programma per la società italiana in grado di realizzare il programma politico e morale della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza al nazifascismo. Ma altrettanto evidente è la crisi dell'anima popolare, cristiano-sociale, della ex DC, anch'essa sbrindellata e ridotta ai minimi termini e anch'essa messa all'angolo della scena politica.
I “giovani” allevati da Enrico Berlinguer, gli Occhetto, i Veltroni, i D'Alema ..., hanno dato cattiva prova di se. Hanno distrutto il partito che Berlinguer comunque difendeva; hanno tradito la Costituzione e gli ideali di giustizia e progresso sociale insiti nelle parole “sinistra”, “socialismo”, “comunismo”; hanno venduto la loro anima al diavolo che oggi, con Renzi, gli da il benservito e li relega ai margini della politica. Ridicoli e inconsistenti sono, infatti, la cosiddetta “sinistra-dem” e tutti gli altri gruppi e gruppuscoli che si autoproclamano di “sinistra” ma che poi sono incapaci di fare proposte che tolgano risorse economiche ai ricchi per darle ai poveri, che garantiscano giustizia sociale, e mettano in moto un processo che elimini lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
È davvero tutto finito e nulla potrà risogere dalle ceneri e dalle macerie che si stanno accumulando a Roma e in Italia? Dalle poche immagini che si sono viste in TV, sembrano moltissimi i romani che stanno con Marino. Non sappiamo ovviamente come andrà a finire. È probabile che Marino ritorni in campo e che qualcosa si ricominci a costruire. Sarà sempre meglio di niente, almeno avremo qualcuno che ha avuto il coraggio di dire ai fascisti, come si diceva nel '68-'69, di “tornare nelle fogne” da cui sono usciti. Per ora rischiamo di vederli tornare alla guida di Roma capitale. Il tutto con la benedizione del Vaticano che, nonostante Papa Francesco, sembra preferire i malfattori invece delle persone oneste alla guida della città di Roma.
Giovanni Sarubbi



Domenica 01 Novembre,2015 Ore: 11:28