Editoriale
Se fossi greco....

di Giovanni Sarubbi

Qualsiasi cosa voteranno i greci, al referendum indetto per oggi domenica 5 luglio dal premier greco Tsipras, un risultato verrà sicuramente ottenuto. Quarantotto ore dopo ci sarà un accordo per la ristrutturazione del debito greco con la Troika (BCE, FMI, Commissione Europea), nella versione da essa proposta, se vincono i “si”, nella versione voluta da Tsipras che, a quello che si capisce, non è poi molto diversa, nella sostanza, da quella della Troika se vincono i "no". In sostanza con l'accordo, in una delle due versioni, si sancirebbe il principio della restituzione del debito da parte della Grecia e di nuovi sacrifici per i greci.
A dirlo è stato lo stesso premier greco Tsipras che, in caso di vittoria dei “si” darà corso all'accordo e si dimetterà. Ma è questo quello che serve alla Grecia e ai popoli europei? Ed era proprio necessario il ricorso al referendum?
Se vince il “si” o se vince il “no”, in realtà a vincere sarà la cosiddetta Troika che otterrà comunque un accordo per la ristrutturazione del debito greco invece della sua cancellazione. L'accordo conviene alla Troika sia sul piano economico, perché gli interessi sul debito si moltiplicherebbero, sia sul piano politico, perché essa continuerebbe ad imporre la sua politica usuraria ed otterrebbe il risultato delle dimissioni di Tsipras. Il referendum serve solo alla Troika per capire fino a che punto possono spingersi con il loro programma di lacrime e sangue nei confronti della Grecia.
Che la cancellazione del debito avrebbe dovuto essere l'impegno di Tsipras lo ha detto, proprio alcune settimane fa, il rapporto preliminare della Commissione per la verità sul debito pubblico greco, costituita ad aprile dallo stesso governo greco, che ha definito il debito greco “ILLEGALE, ILLEGITTIMO E ODIOSO”, documentando il tutto con precisi riferimenti a leggi nazionali e internazionali, violate dal FMI, dalla BCE e dalla Commissione Europea. (Vedi tutto il rapporto qui. Per un'altra analisi sulla crisi del debito greco vedi anche qui.)
Se fossi greco chiederei a Tsipras perché non ha utilizzato le conclusioni a cui è giunta la commissione per la verità sul debito pubblico greco, che il suo governo ha insediato, per aprire un contenzioso legale nei confronti delle istituzioni europee e internazionali responsabili di azioni illegali e illegittime, operando al contempo sul piano economico, con interventi sulle banche, per impedire all'origine la speculazione degli usurai internazionali che, in queste ore, si sta scaricando pesantemente sui cittadini più deboli della Grecia, con le fila ai bancomat per ritirare contanti.
Cittadini che sono chiamati a votare con una pistola puntata alla tempia, altro che esercizio della democrazia.
Può sembrare incredibile ma non lo è. I risultati del rapporto preliminare della Commissione per la verità sul debito pubblico greco sono stati semplicemente censurati da tutti i grandi mass-media italiani ed europei. Praticamente nessuno di loro ne ha parlato o, se lo hanno fatto, lo hanno fatto con un piccolo articolo in trentesima pagina. Nessuna TV ne ha parlato. Solo qualche sociologo, come Luciano Gallino, lo ha citato ampiamente.
I giornali sono stati invece pieni di opinioni di “economisti” che hanno fatto a gara per confondere le idee, per non far capire la sostanza della questione e cioè che ci troviamo di fronte ad istituzioni finanziarie europee ed internazionali (BCE, FMI, Commissione Europea) che si comportano semplicemente come banditi e che come banditi andrebbero trattati, opponendosi alle loro pretese, non pagando un debito contratto in modo illegale ed illegittimo, ricorrendo alle istituzioni legali internazionali per far cessare la rapina e ripristinare la legalità. “Economisti” che, in sostanza, hanno difeso lo status quo, l'evasione fiscale degli armatori greci, favoriti da forze politiche ad essi legati, le spese per gli armamenti dei vari governi che si sono succeduti prima di Tsipras, il salvataggio delle banche tedesche e francesi esposti con la Grecia e i cui costi sono stati accollati, in modo illegittimo e illegale, sull'intero popolo greco. E che dire della mistificazione sui contenuti del referendum spacciato per un “no” od un “si” alla politica europea o all'euro invece che un voto per decidere con quale corda i greci debbano impiccarsi, quella ruvida della Troika o con quella meno ruvida di Tsipras.
Pochi gli economisti che si salvano e hanno parlato chiaro. Fra questi c'è Paul Krugman, premio nobel, economista liberal, e il sociologo-economista Luciano Gallino di tutt'altro segno. La differenza con gli “economisti” che si prestano a creare confusione, sta nella eticità dei loro ragionamenti, sull'essere indipendenti da centri di potere economico oppressivi ed usurari.
Mi chiedo a che cosa serve questo referendum che alla fine avrà il risultato, come ha detto Tsipras, di realizzare comunque, dopo 48 ore, un accordo proprio con quelle istituzioni finanziarie europee e mondiali banditesche, contro cui non è stato fatto tutto quello che si sarebbe potuto fare.
Alla fine il referendum sembra essere un imbroglio, un modo per evitare l'unica scelta corretta, che è la cancellazione di un debito “ILLEGALE, ILLEGITTIMO E ODIOSO”, e giungere comunque ad un accordo con i banditi della finanza internazionale. Un debito che andrebbe semplicemente rifiutato diventa oggetto di una consultazione apparentemente democratica, ma che democratica non è, perché ai banditi della finanza internazionale non è stato impedito di continuare ad operare nella realtà economica della Grecia, togliendo liquidità alle banche e scaricando tutto il loro terrore finanziario sulle classi deboli, sui pensionati, sui disoccupati. Che democrazia è quella che consente ad una parte di puntare una pistola in testa a chi deve scegliere? Che democrazia è quella che comunque favorisce i banditi, che comunque otterranno un accordo per la ristrutturazione del debito, invece della sua cancellazione?
Infine, se fossi greco, chiederei anche conto a Tsipras di quegli atteggiamenti inqualificabili che egli ha tenuto di fronte ai banditi della finanza internazionale, che gli hanno dato pacche sulle spalle, buffetti sul viso, trattandolo come un bambino discolo con una confidenza ed una sufficienza che offende tutto il popolo greco e quanti hanno creduto in lui.
Se fossi greco denuncerei l'imbroglio di un referendum che, comunque vada, si trasformerà in pesantissimi sacrifici per i greci oramai ridotti alla miseria e alla disperazione.
Se fossi greco mi preoccuperei non poco della crescita delle forze di destra quali i neonazisti di Alba Dorata e di Anel che governa oggi insieme alla sinistra di Tsipras.
Quella della Grecia mi sembra una storia già vista quando al governo di un paese vanno forze politiche verbalmente rivoluzionarie ma sostanzialmente collaborazioniste con un sistema sociale, quello capitalistico, basato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, sull'usura, sulla guerra, sullo sfruttamento illimitato delle risorse naturali che produce inquinamento e povertà. Con questo sistema non ci possono essere accordi. I banditi, i nemici della pace e dell'umanità vanno fermati e denunciati di fronte all'opinione pubblica internazionale. E quando questo non avviene la reazione violenta è dietro l'angolo.
NO all'Europa dei banchieri; NO all'Europa degli usurai; NO all'Europa che, dopo la seconda guerra mondiale, ha allontanato la guerra dal proprio territorio esportandola, con abbondanti flussi di armamenti, verso l'Africa, l'Asia, il sud America; No all'Europa che pensa solo agli interessi dei grandi finanzieri della Germania a cui tutti devono sottomettersi.
Ma soprattutto NO agli imbrogli di chi, incapace di opporsi decisamente ai banditi della finanza internazionale, organizza referendum-farsa per scaricare sul proprio popolo le proprie incapacità.
Giovanni Sarubbi



Domenica 05 Luglio,2015 Ore: 09:06