Editoriali
La strada giusta

di Giovanni Sarubbi

Quanti erano alla Leopolda a Firenze? I giornali hanno parlato di 12.000 partecipanti all'incontro dei sostenitori di Renzi e del suo Governo. Si è trattato di sei ministri del PD, un numero imprecisato di sottosegretari, deputati, consiglieri regionali, comunali, imprenditori, finanzieri, “intellettuali di sostegno”..., quelli che cioè “contano”, nel senso che “contano” continuamente i tanti soldi che hanno e che continuamente piangono perché ne vogliono di più, ma anche nel senso che hanno il potere di decidere quello che più gli aggrada secondo quelli che sono i propri esclusivi e specifici interessi.
A Roma invece c'erano, sempre stando ai giornali, “solo” un milione di persone che però non contano nulla in entrambi i sensi prima indicati. Da un lato i ricchi e potenti, dall'altro i poveri e senza alcun potere.
Che questa sia la situazione e non una nostra esagerazione, lo ha detto chiaramente il primo ministro Renzi. «Nessuno pensi che una piazza blocchi il paese», «Sentiremo tutti ma poi andiamo avanti», ha affermato testualmente. Dodicimila persone, infatti, "rappresentano" il paese, formato da 56 milioni di persone. Dodicimila persone, con un solo uomo al comando. che decidono sulle sorti del paese, sulle vite di 56milioni di persone non si sa bene sulla base di quali mandati divini.
E c'è stato chi, dall'alto dei suoi miliardi di euro di capitale, ha tuonato contro lo sciopero generale. Lo ha fatto il presidente della Confindustria Squinzi che vuole continuare a sognare un potere immenso per se e i propri accoliti e niente per tutto il resto della popolazione.
Alla Leopolda (una ex stazione di Firenze trasformata in centro congressi) si sarebbero riuniti gli “italiani che non si arrendono”, diffondendo una visione eroica di persone invece intenti a stabilire come dividersi le risorse pubbliche. Questo il senso dei “cento tavoli” di discussione, uno per ogni argomento su cui poter fare business. A Roma, invece e secondo i leopoldini, si sarebbero riuniti coloro che vogliono affossarla questa “Italia”.
Così i lavoratori, i disoccupati, i cassintegrati, i pensionati al minimo, gli esodati, i poveri (che sono oramai il 26% della popolazione cioè oltre 16 milioni di persone), sarebbero quelli che vogliono la distruzione dell'Italia. I leopoldini (dodicimila persone) sarebbero invece i difensori dei destini del paese.
Ma chi sono costoro, cosa hanno di più di tutti gli altri esseri mortali? Loro non muoiono, non hanno bisogno di mangiare, di dormire, di stare bene in salute come tutti gli altri esseri umani? Hanno forse più vite a disposizione di quel milione di persone che ieri affollavano la città di Roma o di tutti i cittadini italiani? Hanno più diritti e nessun dovere? E chi gli ha dato questi diritti e chi gli ha tolto i doveri, innanzitutto il dovere della solidariteà sociale?
Sono così pieni di se che decidono tutto loro senza rendere conto a nessuno. Lo dimostra l'affermazione di Renzi sul suo voler permanere al potere fino al 2023. Poi, bontà sua, si auto rottamerà. Sembra sentire discorsi già fatti recentemente da un altro “unto del signore”.
Ma la contrapposizione fra la Leopolda e la manifestazione della CGIL, mette anche in luce un altro aspetto. Alla Leopolda si fanno chiacchiere, propaganda, fumo per coprire gli arrosti succulenti che sono le casse dello Stato; dalla piazza della CGIL si chiedono fatti ed il rispetto della Costituzione che non da ad alcuna classe sociale il predominio nella gestione della cosa comune, anzi al contrario essa mette al primo punto il lavoro, il rispetto della sua dignità, la funzione sociale della proprietà e della iniziativa economica che non può arrecare “danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Una economia che non abbia come fine il soddisfacimento dei bisogni vitali di tutti, nessuno escluso, e che è finalizzata solo ed esclusivamente al massimo profitto di una ristretta classe sociale, è una vera e propria follia ed equivale alla morte della società umana.
Alla Leopolda è andato chi finora ha usato le parole “riforma”, “cambiamento”, “crescita”, ecc. per giustificare lo stravolgimento della nostra Costituzione che, quando fu approvata nel 1948, costituì una “buona notizia” per un popolo distrutto dalla guerra (con oltre trecentomila morti e centinaia di città distrutte) e da un regime dittatoriale che aveva calpestato la dignità innanzitutto dei lavoratori e della povera gente. Un regime, quello fascista, dove prevalevano gli interessi di pochi grandi imprenditori e finanzieri che hanno tratto guadagno dalle guerre coloniali realizzate dal Regime fascista e dalla limitazione dei diritti e dei salari dei lavoratori.
Qual è oggi la “buona notizia” che viene ai cittadini italiani dalla Leopolda o dalle scelte governative? Nessuna. Quale buona notizia viene per l'ambiente? Nessuna visto che il cosiddetto “sblocca Italia” ha liberalizzato le perforazioni petrolifere o le attività edilizie che possono essere potenzialmente devastanti per il territorio. Non c'è un euro per la solidarietà sociale, come sanno tutti coloro che in questi anni hanno subito calamità naturali, terremoti e alluvioni, che puntualmente ogni anni fanno morti e devastazioni. E quando si sono spesi dei soldi per qualcuna di queste calamità, essi sono finiti nelle tasche dei soliti noti, producendo tra l'altro scempi territoriali e costruzioni pessime diventate fatiscenti nel giro di pochi anni (Vedi Abruzzo).
Molti giornali hanno parlato della manifestazione di Roma come della prima, da molti anni a questa parte, nella quale si sono rivisti numerosissimi giovani. Giovani alla ricerca di un leader, ha scritto qualche giornale. Leader indicato subito in Landini, attuale segretario della FIOM.
Noi ci auguriamo che, finalmente, i giovani sappiano liberarsi del leaderismo che ha infettato la sinistra da troppi decenni a questa parte.
Quanti leader o presunti tali abbiamo avuto a sinistra in questi decenni di strapotere di una classe sociale (quella dei ricchi e gaudenti) sulla stragrande maggioranza della popolazione? Troppi, veramente troppi.
Leader costruiti a tavolino, attorno a cui si è materializzata una vera e propria idolatria. Leader parolai, bravissimi oratori (e l'oratoria è una vera e propria arte che si imparava nelle scuole di partito), ma grandissimi opportunisti, legati a filo doppio e attraverso mille canali con la classe dei ricchi e gaudenti.
Il più parolaio di tutti è certamente Vendola che anche a Roma ha fatto sentire la sua voce. Riferendosi al governo Renzi, ne ha parlato come di “un governo intento a difendere i diritti dei padroni”. Un bel lapsus freudiano usare la parola “diritti” invece di “interessi”. I diritti sono uguali per tutti, altrimenti non sono diritti, gli interessi sono particolari e quando prevalgono sui diritti di tutti diventano prevaricazione e sopruso come è oramai da oltre trentanni a questa parte.
Questi leaderisti hanno perso oramai anche l'ABC dell'essere semplicemente di sinistra, di quelli cioè che sono stati sempre, fin dai tempi della Rivoluzione Francese, dalla parte delle classi socialmente deboli e sfruttate, dei poveri e degli esclusi da qualsiasi potere, violentati ed uccisi nelle guerre scatenate da lor signori per procacciarsi ricchezze su ricchezze.
Non abbiamo bisogno di parolai o di leader che poi approfittano della loro posizione per soddisfare i propri egoismi. E' successo troppe volte negli ultimi decenni e non se ne può più.
E la forza e lo strapotere dei 12mila della Leopolda e dei Renzi di turno, sta proprio nel fatto che anche a sinistra hanno prevalso le logiche individualiste, gli arrivismi personali, la corruzione dei singoli che chi detiene il potere politico ed economico realizza continuamente per continuare a mantenere inalterato la propria posizione dominante nella società.
Per costruire una vera “buona notizia” c'è bisogno non di un solo uomo al comando, di un leader maximo che tutti affascina, ma di un intero popolo che dica finalmente basta ad un sistema sociale monopolista e ingordo basato sulla oppressione dell'uomo sull'uomo. E questo lo si deve fare tutt'insieme, senza delegare nulla a nessuno.
I veri leader sono quelli che hanno spirito di servizio, che lavorano nell'ombra, che stimolano la partecipazione attiva delle persone, che creano collegamento e solidarietà che non mettono mai se stessi davanti agli altri.
E' questa la strada e ci auguriamo che la manifestazione della CGIL possa essere un nuovo inizio di un cammino che ci porti ad una società che realizzi il programma scritto nella Costituzione nata dalla Resistenza al nazifascismo.
Giovanni Sarubbi



Domenica 26 Ottobre,2014 Ore: 12:22