Editoriale
I nostri auguri per il 2014

di Giovanni Sarubbi

E' diverso tempo, oramai, che su queste colonne stiamo cercando di stimolare una riflessione sul punto in cui siamo, sul piano sociale politico morale religioso, e sulla possibilità di trovare una strada per uscirne in modo nonviolento. Per rendersene conto basta leggere gli articoli della sezione editoriali, quelli della rubrica scienza e umanità, quelli sulla politica, o sull'ambiente, o quelle sulle religioni o gli articoli della stampa estera. Articoli e riflessioni che proponiamo senza alcuna pretesa di avere la verità in tasca. Stimoli affinché possano nascere quelli che di volta in volta abbiamo definito un “popolo Davide”, o un “popolo di Messia”, per sottolineare che dalla situazione drammatica nella quale ci troviamo si può uscire se ognuno riscopre le proprie responsabilità, e mette le proprie energie ed idee a disposizione di un progetto collettivo di rinascita e di costruzione di un mondo altro, senza lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Non abbiamo bisogno di supereroi, ma di un popolo che prenda coscienza della propria condizione di schiavitù e decida unanimemente di scegliere la via del bene anziché quella del male.
Anche i più sprovveduti, si rendono conto che la strada della violenza bruta è sempre aperta ed è quella che viene continuamente praticata e che correntemente l'umanità vive. E' la violenza che predomina in tutti i rapporti sociali e nel rapporto fra l'umanità e la Madre Terra che tutti ci ospita.
L'economia è violenta, la politica è violenta, il rapporto con l'ambiente è violento, le religioni sono violente, spesso negando l'ispirazione di fondo dei profeti che le hanno promosse, come ad esempio avviene con quella cristiana. Nei Vangeli Gesù si identifica con i “piccoli”, che sono il simbolo dei poveri e dei diseredati e non dei bambini in senso letterale. Le chiese cristiane, tutte le chiese cristiane, sono diventate invece simbolo di ricchezza e potere, ed hanno esercitato questo loro potere nel corso dei secoli attraverso la violenza, l'omicidio, la corruzione, le guerre.
La strada della violenza è dunque quella più semplice, la più facile da percorrere, quella che lo stesso potere imperiale che sta vivendo i suoi ultimi giorni ci spinge a percorrere. Chi esercita il proprio potere attraverso mezzi violenti, non ha paura della violenza che è connaturata con la propria natura. Ha paura delle persone che pensano, che analizzano, che vanno oltre ciò che appare e cercano di capire cosa c'è dietro a ciò che appare in superficie.
Che il sistema imperiale che oggi domina il mondo stia vivendo i suoi ultimi giorni, lo dicono le cifre stesse della crisi economica che stiamo vivendo. Questa crisi è figlia della scelta fatta dal presidente degli Stati Uniti Nixon il 15 agosto del 1971. In quella data Nixon annunciò al mondo la fine della convertibilità aurea del dollaro e del Gold Exchange Standard che allora dominava gli scambi, con un prezzo fisso di conversione fra oro e dollari americani (35 dollari per un'oncia di oro). Quella scelta comportò la liberalizzazione del mercato finanziario, che fino ad allora era regolato dagli accordi di Bretton Woods. Quella scelta produsse crisi su crisi. Da quel momento fino ad oggi, il FMI ha contato ben 212 crisi finanziarie, di cui quattro  gravissime, a cominciare da quella del 1979 (bolla immobiliare USA), 1982(crisi del debito messicano), … ed il proliferare di guerre in tutti i continenti.
Quando Nixon fece quella scelta, gli USA stavano perdendo la guerra in Vietnam (1975). Quella mossa, servì a destabilizzare tutto il sistema finanziario internazionale, una vera e propria guerra, che è servita sia a scaricare sul mondo intero i costi della propria crisi economica, di cui la guerra in Vietnam era espressione, sia a promuovere guerre su guerre, per sostenere il complesso militare industriale americano che si era formato con il “new deal”, ai tempi di Franklin Delano Roosevelt fra il 1933 e il 1937 e nella seconda guerra mondiale. Dopo il 1975 e la sconfitta in Vietnam, gli USA passano al contrattacco con Reagan, promotore delle liberalizzazioni e deregolamentazioni più estreme, sostenuto dalla contemporanea ascesa al potere in Inghilterra di Margaret Thatcher e dalla elezione in Vaticano di un Papa proveniente dai paesi dell'allora blocco sovietico. Il liberismo più sfrenato è nato in quegli anni, con quei protagonisti e con i risultati che ora sono sotto i nostri occhi e che si possono racchiudere in pochi e semplici numeri. Da un lato il valore dell'economia reale (PIL), 62.911 miliardi di dollari nel 2011, dall'altro il valore dei cosiddetti derivati, vere e proprie truffe finanziarie, che è di 707.569 miliardi di euro, ossia 11,25 volte il valore dell'economia reale (PIL). Cioè la bancarotta totale, per risolvere la quale il potere imperiale che ne è la causa ha scelto già da tempo l'unica via che conosce, cioè la guerra totale, iniziata nel 2001, sentendosi forte delle enormi quantità di armi che possiede e credendo di riuscire a sopravvivere anche ad una guerra nucleare generalizzata.
C'è dunque un mostro ferito a morte che si agita in modo orribile, che lancia grida terribili e sprizza fiamme da ogni bocca, cerca consensi in altri mostri simili a lui, usa i suoi poteri per ammaliare vaste masse di popolazione, da fondo a tutto il fascino delle sue prostituzioni per impedire la sua morte e la nascita di un sistema sociale senza lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Tale sistema imperiale odia la partecipazione, non tollera opposizioni e considera le persone come schiavi che possono essere marchiati a fuoco. Numeri e non persone da mandare al macello senza pietà, con il corredo di benedizioni di sacerdoti e cappellani che ne esaltano il ruolo di martiri e di eroi.
Mi scuseranno i miei quattro lettori se uso immagini e un linguaggio mutuato dalla lettura continua che faccio del testo dell'Apocalisse, ma è quello che a me più ricorda ciò che stiamo vivendo in questi anni e che mi da la speranza e la certezza sulla sconfitta di questo potere imperiale mostruoso che al momento ci domina.
Contro questo potere imperiale, occorre allora recuperare la propria dignità di uomini e donne, la propria libertà di pensiero e capacità di analisi. Saranno le idee vissute da milioni di persone in tutto il mondo che sconfiggeranno il mostro imperiale che ci domina. Saranno le idee di pace, di amore per la madre Terra, di rispetto per ogni essere vivente, di abolizione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, quelle che saranno in grado di realizzare quel “mondo altro”, quel “Regno di Dio” (per dirla con le parole del Vangelo) che darà una prospettiva positiva all'intera umanità.
E questo è il nostro augurio per il 2014.
Giovanni Sarubbi



Domenica 29 Dicembre,2013 Ore: 10:42