Editoriale
Liberarsi di ricchezze e potere

di Giovanni Sarubbi

La "Sede Vacante" è dunque iniziata. La chiesa cattolica è senza Papa e si sono avviate le procedure per la elezione del nuovo Pontefice. Nessun mutamento è avvenuto nella teologia che sta dietro alla idea del "papato" cioè sul cosiddetto "ministero petrino" e sul concetto di "successione apostolica", quello che legherebbe gli attuali vescovi cattolici ai primi 12 apostoli di Gesù.

Non poteva essere diversamente perché un ripensamento del genere non è cosa di poco conto o che si possa decidere, per una struttura come quella della Chiesa Cattolica, in poche ore. Inoltre le immagini che ci vengono mostrate in mondovisione in questi giorni, ci mostrano fedeli cattolici molto legati ai riti alle procedure e alla teologia di cui è impregnato il cattolicesimo e nulla potrà essere cambiato in quella chiesa senza il consenso e la volontà della sua base ecclesiale. Pochi sono in realtà quelli che nella base della chiesa cattolica masticano di teologia o dello stesso Catechismo, prevalendo l'idea della obbedienza al clero ed il bisogno di conforto o il rispetto di tradizioni che poco o nulla hanno a che vedere con l'evangelo di Gesù, come possono essere le cerimonie del battesimo, della cresima, dei matrimoni o dei funerali, che sono le attività che vedono principalmente impegnate la maggioranza delle comunità ecclesiali.

Intanto attorno al Vaticano si sono accesi i riflettori di tutti i mass-media mondiali. Dal momento dell'abdicazione di Benedetto XVI, e crediamo fino alla elezione del nuovo Papa, tutti i giorni e a tutte le ore, per lo meno qui in Italia, ci vengono e ci verranno fornite notizie e commenti su ogni minimo aspetto sia della decisione di Benedetto XVI, sia della procedura per la elezione del nuovo Papa. Ci è stato descritto per filo e per segno persino il tipo di vestito o le scarpe che l'oramai ex Papa indosserà e anche come ci si dovrà rivolgere a lui caso mai dovessimo incontrarlo in un mercato a fare la spesa. Non so quanti si sono commossi nell'apprendere la notizia dell'abbandono delle sue tradizionali scarpette rosse, che saranno sostituite da scarpe appositamente fatte per lui ma di colore marrone. Abbiamo appreso anche in diretta TV che la funzione di Papa è legata al possesso di un ben determinato appartamento papale, che viene sigillato in attesa del nuovo papa, come se in quelle stanze ci fosse qualcosa di sacro da preservare da influssi maligni. Un vero e proprio simbolo del potere papale che stride con l'idea evangelica di un Gesù che non aveva luogo dove posare il capo.

Insomma ci troviamo di fronte ad una esposizione mediatica senza precedente attorno ad una istituzione, quella del papato, che è la diretta erede dell'impero romano d'occidente. Fu infatti l'imperatore Teodosio I che nel 380 d.c. proclamò il Cristianesimo religione ufficiale dell'Impero nella sua formulazione nicena, riconfermata nel 381 a Costantinopoli. Sia il paganesimo che l'eresia ariana, condannata a Nicea da Costantino, vennero da quel momento apertamente perseguitati. Il papato e tutte le sue dottrine nacquero li, anche se ci misero alcuni secoli per affermarsi ed ora esse, dopo 17 secoli, sono giunte al punto più alto della propria crisi. O, con un linguaggio diverso, sono giunti al capolinea, cioè ad un punto dove si deve scendere da un mezzo di trasporto per prenderne un altro oppure, se il luogo non ha altri mezzi di trasporto per altri luoghi, li rimanere o tornare al punto di partenza ed imbroccare finalmente la giusta linea che ci porti a destinazione. La Chiesa di Roma è probabilmente in questa seconda situazione.

Questo è in realtà l'oggetto del Conclave che si aprirà fra qualche giorno, cioè la crisi profonda ed irreversibile del papato, della teologia che lo sostiene e delle sue istituzioni intrise di potere temporale e, volendo usare una espressione ratzingheriana, di “sporcizia”. All'ordine del giorno c'è, con altre parole, la scelta fra il ritorno al Concilio di Trento e quindi al potere assoluto dei Papi, pervicacemente perseguito dal pontificato di Benedetto XVI, oppure il ritorno alla esperienza e alle idee iniziate con il Concilio Vaticano II. Quel Concilio che Papa Ratzinger ha completamente tradito e stravolto, rafforzando tutto ciò che in quel concilio era retrivo e assurdo e combattendo tutto ciò che da quel concilio prese vita positivamente, come fu la Teologia della Liberazione.

Non so dire quanti cardinali percepiscano le questioni reali che stanno loro di fronte. Da quello che sento e dalle interviste che rilasciano diffuse quotidianamente dalle TV, mi pare che essi siano orientati ad un rilancio del cristianesimo costantiniano, proseguendo nella linea di Papa Ratzinger. Nessuna speranza, dal mio punto di vista, per un cristianesimo liberato dalle dottrine costantiniane che hanno soffocato lo spirito vero dell'evangelo di Gesù di Nazareth. Nessuna speranza per un cristianesimo che si liberi dal potere temporale e che divenga elemento liberatore, che si schieri decisamente e senza ambiguità contro lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e annunci la buona notizia ai poveri del mondo. Come potrebbero farlo del resto i 75 cardinali residenti nella curia romana? Hanno tutti un aspetto rubicondo, tutti ben pasciuti e curati, non sanno cosa significhi la povertà, non sono mai stati a contatto neppure di striscio con chi la fame la vive tutti i giorni, si cingono di vesti cariche d'oro e celebrano riti in cattedrali cariche d'oro e anch'esse intrise di sangue.

Scrive Isaia:

13 Smettete di presentare offerte inutili;
l'incenso per me è un abominio,
i noviluni, i sabati e le assemblee sacre:
non posso sopportare delitto e solennità.
14 Io detesto i vostri noviluni e le vostre feste; per me sono un peso, sono stanco di sopportarli.
15 Quando stendete le mani, io distolgo gli occhi da voi. Anche se moltiplicaste le preghiere, io non ascolterei: le vostre mani grondano sangue.
16 Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male,
17 imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova". (Isaia 1,13-17)

La stessa immagine del “papa pellegrino”, che si è costruito attorno a Benedetto XVI, stride con la realtà di un pensionato di lusso quale è la residenza papale di Castel Gandolfo o il monastero extra lusso che stanno riadattando per lui all'interno delle mura vaticane. Diverso sarebbe stato se Benedetto XVI avesse scelto di andare in uno dei tanti ospizi esistenti in Italia a vivere ultimo tra gli ultimi insieme ad altri anziani, anziché vivere in un pensionato di lusso riverito e servito da uno stuolo di persone a lui dedicate.

Ecco se facessero Papa un missionario che da 40 anni vive in un paese africano insieme agli ultimi della Terra, allora si ci potrebbe essere una speranza di cambiamento radicale di una struttura che dal nostro punto di vista è irriformabile. Una struttura in preda ad una malattia grave che si chiama “potere sacro”, e ci scusino i nostri 4 lettori se lo ripetiamo.

Ecco se scegliessero di eleggere il Papa in modo aperto e democratico, coinvolgendo tutto il popolo di Dio, come ad esempio fanno i Copti in Egitto[1], sarebbe una novità che ci farebbe sicuramente piacere. Come succedeva del resto nei primi secoli della Chiesa di Roma quando essa non era ancora religione ufficiale dell'impero romano. Allora il vescovo di Roma veniva eletto da tutti i membri della chiesa e non gestiva ricchezza e potere. Dall'interno della Cappella Sistina nulla di buono può venire per gli ultimi della Terra, per quelli che sono il Dio di Gesù.

Ecco per cambiare e ritornare all'evangelo e al Dio di Gesù bisogna liberarsi di ricchezze e potere.

Giovanni Sarubbi

Note

[1]La cerimonia per l’elezione del patriarca dei copti, celebrata recentemente in Egitto, viene tenuta nella cattedrale copta del Cairo secondo la procedura classica, che è molto particolare: dal 1959 le norme prevedono che il patriarca deve avere almeno quarant’anni e deve essere stato in servizio monastico per almeno quindici. Non importa quale sia il suo rango ecclesiastico: può essere monaco, abate, vescovo. Ognuno dei candidati che possiede questi requisiti deve però avere l’appoggio di almeno sei vescovi tra i 24 membri che compongono il Consiglio Generale Laico della Chiesa. C’è poi un Comitato per le Nomine, formato da nove vescovi nominati dal Santo Sinodo e da nove membri laici, che ha il compito di restringere il gruppo di tutti i candidati a un massimo di sette persone. Un Collegio Elettorale composto da dodici membri per ogni diocesi, dai membri del Santo Sinodo della Chiesa Copta Ortodossa, il Consiglio Generale della Comunità, più leader politici e giornalisti, ha il compito di votare uno dei cinque o sette candidati: i tre che avranno preso più voti passano alla fase finale di questa procedura, che si conclude con una estrazione a sorte. I tre nomi dei candidati vengono scritti su un foglio che viene messo dentro un contenitore posizionato sull’altare della cattedrale di San Marco del Cairo. Un bambino di cinque anni, selezionato da una congregazione, estrae dal contenitore il biglietto con il nome del nuovo patriarca. Per la elezione dell'ultimo patriarca dei Copti avvenuta lo scorso 2 novembre 2012, hanno votato 2400 persone, cioè il 90 per cento circa di chi ne aveva il diritto.




Domenica 03 Marzo,2013 Ore: 15:23