Editoriale
Il Papa si è dimesso, ma ben altro attendono i seguaci di Gesù

di Giovanni Sarubbi

Il Papa Benedetto XVI dunque si è dimesso. Era una ipotesi che circolava da tempo fra i “vaticanisti” e di cui alcuni giornali avevano già parlato da tempo. Lo stesso Benedetto XVI lo ha più volte detto in suoi libri e interviste. Le dimissioni sono del resto previste nel codice di Diritto Canonico anche se nel corso dei 1700 anni della Chiesa di Roma (dall'Imperatore Costantino in poi) questa è appena la seconda volta che esse sono state esercitate.

A distanza di poche ore è difficile dire qualcosa di sensato su tali dimissioni. Eppure per tutta la giornata si sono susseguite le dichiarazioni più strane e contraddittorie. I critici del Papa sono diventati all'improvviso suoi adulatori e viceversa. Le dichiarazioni dei leader dei partiti costituenti la “trinità maligna” (Monti-Berlusconi-Bersani) che lo scorso anno ha governato insieme e che ora si contendono la premiership per continuare a farci pagare a noi la crisi delle banche, oscillano tra il ridicolo ed il pietistico. Grande teologo, grande gesto umano, il Papa riconosce i suoi limiti, e via dicendo. Come elementi che avrebbero portato il Papa a dimettersi, vengono citati gli scandali che hanno caratterizzato tutto il papato di Ratzinger, da quello dei preti pedofili (per il quale lo stesso Ratzinger era stato imputato negli USA) all'ultimo riguardante il Monte dei Paschi di Siena e lo IOR, o “il grido di dolore che da più parti del mondo arriva alla Chiesa affinché sia aperta al mondo”, come dice don Gallo, o la pesantissima crisi delle vocazioni sia di preti che di religiosi maschili e femminili. C'è chi si è azzardato, in poche ore, a formulare l'ipotesi di un cambiamento delle teologia Vaticana sulla figura del Papa che, con le dimissioni, cesserebbe di essere “vicario di Cristo” e pontefice massimo diventando un semplice funzionario della chiesa. Una volta i Papi scomodi venivano uccisi, oggi più semplicemente vengono fatti dimettere.

I commenti sul “lato umano” della vicenda si sprecano, come quelli dei protestanti italiani o di singoli esponenti del mondo del cosiddetto “dissenso cattolico”. Certo le dimissioni del Papa eviteranno al mondo di assistere alla sua agonia in diretta mondiale, come avvenne con Papa Woytila appena 7 anni fa, quando anche a lui toccherà di dover morire, ma certo questo non renderà l'istituzione del papato più umana o al passo coi tempi od in grado di risolvere la profonda crisi di valori che la Chiesa Cattolica sta vivendo, insieme a tutte le altre chiese cristiane. I morti non si resuscitano, bisogna solo seppellirli, ed oggi la cristianità vive la crisi più profonda e devastante di tutta la sua storia, e nessuna dimissione, per quanto eccellente essa sia, potrà rianimarla o rilanciarla agli occhi del mondo.

Non è azzardato dire che queste dimissioni potranno portare alla elezione di un Papa ancora più conservatore di quello che si è dimesso e quindi altro che nuovo Concilio Vaticano III come vagheggia qualcuno. La “religione cristiana”, nata nel 313 DC con Costantino il Grande, deve morire. Solo così potrà risorgere l'evangelo liberatore di Gesù che chiama tutta l'umanità a praticare la condivisione dei beni e l'amore fraterno. Dimesso un Papa infatti si preparano a farne un altro e sinceramente non ci sembra una grande novità. L'abolizione del Papato, lo scioglimento dello Stato Città del Vaticano, l'abolizione di cardinali, vescovi e preti, la restituzione di tutte le ricchezze accumulate ai poveri, la fine della benedizione delle guerre e del potere economico e politico, la fine di tutti i dogmi e credi che hanno disumanizzato i cristiani trasformandoli spesso in esseri sanguinari, queste si sarebbero le novità che gli autentici seguaci di Gesù si attendono e che nessun Ratzinger e nessun suo successore potranno mai dare all'umanità.

Giovanni Sarubbi




Lunedì 11 Febbraio,2013 Ore: 23:58