Editoriale
Si riempiano i granai e si svuotino gli arsenali

di Giovanni Sarubbi

“Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.”
(Mt 5,9)

Il prossimo 1° gennaio sarà tenuta la 46ma giornata mondiale della pace. Questa giornata è stata istituita da Papa Paolo VI, l'autore della Populorum progressio, l'otto dicembre del 1967 ed è stata celebrata la prima volta il primo gennaio 1968. Da quell'anno ogni anno tutti i papi che si sono succeduti hanno inviato un messaggio ai Capi delle Nazioni per invitarli alla riflessione sul tema della pace.

Quest'anno il messaggio di Benedetto XVI ha provocato molto scandalo per aver inserito nel testo riferimenti pesanti alla questione della omosessualità, bollando come pericolosi per la pace l'unione stabile di persone dello stesso sesso.

Discorso estremamente pericoloso, quello di Benedetto XVI, perché sulla base di quei ragionamenti sono stati commessi nel mondo omicidi su omicidi, violenze continue paragonabili a quelle contro le donne che oramai vengono definite “femminicidio”, vista la terribile sequenza di questi fatti che vede una donna uccisa ogni paio di giorni.

In un messaggio per la pace c'è in sostanza una istigazione alla violenza perché, come purtroppo la storia e la cronaca quotidiana insegna, le parole usate in modo poco accorto, come fa troppo spesso questo Papa, provocano violenze, eccitano gli animi, soprattutto quando queste parole vengono inserite in un contesto sbagliato. Che centrano le unioni fra persone dello stesso sesso con la questione della pace nel mondo? Si può ragionevolmente sostenere che queste unioni siano un attentato alla pace? Ipotesi quanto meno azzardate e prive di alcun riscontro obiettivo.

Per colmo di ironia il tema della prossima marcia per la pace è il “Beati gli operatori di pace” del passo dei Vangeli noto come “discorso della montagna”, in cui vengono elencate una serie di beatitudini, un vero e proprio “programma di vita” per i seguaci di Gesù di tutti i tempi.

Da un lato si proclama il “beati gli operatori di pace”, dall'altro si pratica la diffusione di idee su cui gruppi sociali molto diffusi costruiscono la propria identità, praticando la violenza nei confronti degli omosessuali ma anche quella sulle donne o sugli immigrati. Si perché l'idea di “famiglia” o di società propagandata e sostenuta dalle gerarchie Vaticane è quella che è alla base dei tanti femminicidi di cui sono piene le cronache giornalistiche. Una idea che vede le donne come proprietà del maschio, ad esso subordinato, che deve solo obbedire fare figli e crescerli, senza alcuna possibilità di una vita ed una coscienza propria. Quella idea che il sito Pontifex diffonde quotidianamente e che il parroco di Lerici ha messo in bella mostra sulla bacheca della sua chiesa. Per fortuna il suo vescovo ha detto parole chiare e bisogna essergliene grati. Ma quanti sono i sostenitori delle posizioni di Pontifex? Molti, troppi. Dove sono gli uomini, si chiede Suor Rita Giaretta di Casa Rut di Caserta?

Essere costruttori di pace allora non può essere uno slogan ripetuto stancamente sol perché così è scritto nei Vangeli. E' un programma di vita che bisogna esercitare tutti i giorni e che invece il cristianesimo, divenuto religione di stato nel 313 DC dopo l'editto dell'imperatore Costantino, nega nei fatti da 1700 anni. Il cristianesimo costantiniano, quello tuttora imperante e regnante, non solo nella Chiesa Cattolica visto che tutte le chiese, con rare eccezioni, fanno ancora riferimento al “credo niceno-costantinopolitano” voluto da Costantino, si è costituito sull “in hoc signo vinces”[1], sulla vittoria di Costantino alla battaglia di Ponte milvio, episodio sicuramente mitico ma su cui si è costituito l'impero costantiniano ed il futuro potere temporale della chiesa. Chiesa, intesa in senso lato comprendendo tutte le confessioni religiose che da quel momento si sono diramate nel corso della storia, che ha costruito se stessa sulla negazione integrale di tutte le “beatitudini” ed in particolare del “beati gli operatori di pace”.

Ne sono dimostrazioni, su tale tema, le benedizioni di sistemi d'arma da parte di vescovi e cardinali (famoso quello di qualche hanno fa del cardinale Bertone, allora vescovo di Genova, che benedisse la portaerei Cavour che certo non è un simbolo di pace) o la presenza, pagata fra l'altro profumatamente, di cappellani militari negli eserciti di tutto il mondo a confortare e benedire i soldati in guerra. Della quarantina di soldati italiani uccisi nella guerra in Afghanistan sappiamo tutto. Le loro doti sono state magnificate e benedette dai cappellani militari durante le loro esequie. Dei tremila e più morti che i soldati italiani hanno fatto in Afghanistan, secondo alcuni osservatori indipendenti, nulla sappiamo. Ma l'elenco delle aberrazioni e delle negazioni del vangelo è lungo, lunghissimo, basta scorrere la storia di questi 1700 anni dall'editto di Costantino ad oggi per rendersene conto. Leggere la storia fa sempre bene alla propria salute mentale. Quanto meno aiuta a prendere coscienza della realtà nella quale si vive.

Se si vuole continuare ad essere seguaci di quel Gesù di Nazareth che proclamava il “beati gli operatori di pace” bisogna dunque scegliere: o dalla parte dei mercanti d'arme o contro di essi, o dalla parte dei guerrafondai o contro di essi, o dalla parte del “tu non uccidere” o dalla parte di chi uccide, o benedire le guirre o contro le guerre. Non si può essere operatori di pace se poi si sostiene che “uccidere durante le guerre su ordine dei propri superiori gerarchici” non sia peccato ma anzi un dovere del soldato. Questa dottrina la si può trovare in qualsivoglia catechismo e rende vano e nulla qualsiasi proclamazione del “beati gli operatori di pace” perché lega le persone all'obbedienza all'imperatore di turno, si chiami esso Hitler, Mussolini, Bush, Obama, Monti o Berlusconi.

E' ora di cambiare. Occorre scegliere la pace e farlo ad ogni livello. In tal senso salutiamo con grande piacere la scelta della Tavola della Pace di impegnarsi in politica nella lista presentata dall'ex PM di Palermo Antonio Ingroia che ha raccolto attorno a se una notevole quantità di associazioni e personalità del mondo della pace, della lotta alla mafia, dell'ambientalismo che lascia bene sperare in un futuro di pace. Riportare in parlamento chi sosterrà con decisione l'impegno per la pace è qualcosa che potrà ridare una speranza a questo nostro paese e a questo nostro mondo, troppo pieno di armi e troppo povero di pane. Si riempiano i granai e si svuotino gli arsenali. Auguri di pace a tutte/i.

Giovanni Sarubbi

NOTE

[1] In hoc signo vinces: frase latina, dal significato letterale: «con questo segno vincerai», traduzione del greco "Εν Τουτω Νικα" (letteralmente: "con questo vinci"). La comparsa in cielo di questa scritta accanto a una croce sarebbe uno dei segni prodigiosi che avrebbero preceduto la battaglia di Ponte Milvio. A partire dal Rinascimento, l'episodio compare ampiamente nell'iconografia cristiana. Vedi la voce di Wikipedia




Domenica 30 Dicembre,2012 Ore: 11:01