Editoriale
Antifascismo

di Giovanni Sarubbi

L'antifascismo dovrebbe essere un tratto caratteristico del popolo italiano. Non solo perchè l'Italia repubblicana è nata da un evento storico chiamato Resistenza che ha sconfitto il fascismo ed il nazismo suo stretto alleato, ma soprattutto per le sofferenze indicibili che fascismo e nazismo hanno scaricato sui popoli italiano e tedesco e su quelli del resto del mondo con l'orrore della Seconda Guerra Mondiale. Sessanta e più milioni di morti nel mondo, distruzioni immense di intere città con l'Europa trasformata in una immensa rovina, campi di sterminio e persecuzioni razziali, avvio della costruzione di armi di distruzione di massa mai prodotte prima, come le armi atomiche che hanno distrutto di Hiroshima e Nagasaki e avvio dell'era nucleare, che ha prodotto alcune migliaia di esplosioni nucleari che sono servite a garantire quello che è stato definito l'equilibro del terrore. Ecco questo è stato il fascismo ed il nazismo.

Dovrebbe essere impossibile per un qualsiasi italiano definirsi fascista non perchè qualche legge lo vieti espressamente (e la nostra Costituzione lo fa) ma perchè nel profondo del cuore di ognuno dovrebbe esserci il ripudio totale di quelle ideologie e pratiche politiche che tanto danno hanno arrecato all'intera umanità.

Invece non è così. Siamo in pieno revisionismo storico. La Resistenza antifascista da cui è nata la nostra Repubblica è messa sotto accusa. C'è un governo che vuole ripudiare la nostra Costituzione fin dal suo articolo 1. Ci sono giornalisti (e dio sa quanto ci vergogniamo a definirli tali) che hanno fatto del revisionismo storico la loro fortuna economica diffondendo menzogne su menzogne su quel periodo della nostra storia. Ci sono organizzazioni fasciste e naziste che operano indisturbate nel nostro paese, che possono fare impunemente le loro manifestazioni violente e razziste e aprire le loro sedi come se la nostra Costituzione fosse carta straccia e non prevedesse la messa al bando di tali organizzazioni che oramai da diversi anni fanno ciò che il fascismo ed il nazismo hanno fatto negli anni '20 e '30 del secolo scorso e cioè aggressioni a sedi sindacali, a giornali di sinistra, a singoli e a gruppi, con omicidi e violenze di tutti i tipi. Vittime in primo luogo sono le donne e poi gli immigrati. E le cronache ne sono piene.

A tutto ciò si è aggiunto oggi la notizia che un esponente del partito denominato Sel (Sinistra e Libertà) che fa capo a Niki Vendola, parteciperà ad un dibattito in una sede milanese della organizzazione neonazista Forza Nuova con il segretario nazionale di quella organizzazione. E non si tratta di un dirigente di secondo piano ubriaco, bensì di Piero Sansonetti, direttore di un giornale che fa capo a Sel e che si dice di sinistra, già direttore di Liberazione, vicedirettore de L'Unità e membro del PRC da cui è uscito insieme al gruppo di Vendola e Bertinotti.

Non riesco a trovare le parole adatte a esprimere il disgusto che provo di fronte a tale notizia.

E' il segno di una perdita netta e drammatica delle proprie radici profonde, del tradimento strutturale dello spirito e della lettera della nostra Costituzione Repubblicana e di quanti hanno dato la vita per realizzarla. E' un segno del tradimento dei martiri della Resistenza, di quelli che sono stati imprigionati nei lager o nelle prigioni fasciste e naziste e che lì sono stati torturati e uccisi.

Ovviamente il problema non è personale di Sansonetti anche se ognuno risponde delle proprie azioni. Si tratta di un segno dei tempi che viviamo, tempi che definire barbarici è una offesa per i barbari, tempi caratterizzati dalla negazione di qualsiasi verità, con la falsità che diventa verità e viceversa, e con il pifferaio magico pronto a precipitarci tutti nel burrone e a farci sentire contenti di andarci.

Del resto se in questo paese si è giunti alla undicesima edizione di una trasmissione televisiva spazzatura come “il grande fratello”, che raccoglie una percentuale di consensi televisivi che nessuna trasmissione di inchiesta ha mai raggiunto neppure lontanamente, tutto è possibile, anche che il presidente del consiglio si proclami Re e padrone assoluto dell'Italia e che nomini senatore il suo asino. E, da quello che si vede, ne ha parecchi attorno utili allo scopo.

Guai ai popoli che dimenticano la propria storia. Non ricordo chi lo ha scritto ma aveva certamente ragione.

Giovanni Sarubbi



Giovedì 21 Ottobre,2010 Ore: 16:10