Editoriale
La paura cattiva consigliera

di Giovanni Sarubbi

Alcune foto che girano sui social network di Shahzad-Faisal, l'uomo arrestato negli USA con l'accusa di essere l'attentatore di Times Square.

Le notizie fornite dai mezzi di comunicazione americane sul presunto attentatore di Times Square sembrano essere uscite dalla sceneggiatura di una delle tante fiction che la cinematografia americana ha prodotto in questi anni a sostegno della cosiddetta “guerra al terrorismo” cominciata l’11 settembre del 2010. Le immagini che circolano sul web e rilanciate dai mezzi di comunicazione, e che anche noi riproduciamo in questo articolo, confermano l’idea della cosiddetta “cellula dormiente”, formata da “bravi ragazzi” provenienti dai paesi poveri che la grande nazione americana ha accolto nel suo seno ma che sono pronti a tradirla in base alle proprie convinzioni ideologiche apprese nelle solite scuole coraniche del sud-est asiatico. Non manca ovviamente il richiamo all’ectoplasma Al-Quaeda ed il piatto del terrore da servire in pasto al pubblico americano e del resto del mondo è servito.
Non è la prima volta che lo scriviamo ma ci sembra che lo spettacolo offerto dai mass-media e dai servizi segreti americani è a dir poco stantio. E' stato dato grande risalto al sindaco di NewYork che parla immediatamente alla stampa ripetendo sostanzialmente il nulla, vedremo…, stiamo analizzando…, per fortuna è andata bene…Grande spazio al nuovo eroe che ha sventato l’attentato, anche lui un nero come il presidente Obama, reduce del Vietnam che ha semplicemente chiamato un agente a cavallo per aver visto del fumo uscire da un’auto in sosta davanti alla sua bancarella. Grande spazio a fronte del nulla con le interviste ai passanti di Times Square che non sapevano cosa stesse accadedndo passate come "notizie".
Siamo di fronte all’ennesimo “colpo di teatro” messo su in quattro e quattr’otto per coprire l’altra notizia ben più grave e preoccupante del disastro petrolifero del golfo del Messico, con una immane catastrofe ecologica che inciderà profondamente sugli equilibri dell’intero pianeta Terra. Migliaia di barili di petrolio al giorno (centomila dicono gli esperti) invadono l’oceano e lo faranno per i prossimi due-tre mesi sperando che nel frattempo si riesca a tappare il buco. Mentre di questo non si parla più si parla ancora oggi del “fallito attentato di Times Square”. Della questione del Golfo del Messico al massimo si dice qualcosa sugli aspetti economici della vicenda o sui risarcimenti economici che la BP sarà chiamata a pagare. Come se i soldi potessero ripagare il disastro prodotto.
La paura si sa è cattiva consigliera, ed un popolo afflitto da una paura cronica come quello americano è sicuramente sulla cattiva strada perché gli si può far bere di tutto, anche le storielle platealmente false perché la paura ha questa caratteristica: non fa distinguere le cose vere dalle cose false. Gli americani hanno così paura delle “cellule dormienti” ma non di un sistema sociale che consente alle multinazionali di distruggere voracemente l’intero pianeta Terra in nome del loro massimo profitto. Si ha paura delle “cellule dormienti” ma non del fatto che la propria nazione possiede oltre cinquemila testate atomiche, qualcuna delle quali potrebbe esplodere anche per un banale incidente. Armi nucleari che potrebbero essere usate nel corso di una delle tante guerre che gli USA stanno combattendo in giro per il mondo.
Gli americani se proprio vogliono aver paura farebbero bene ad aver paura di se stessi, dei propri governanti, delle multinazionali che ne dirigono le scelte, del loro tenore di vita vorace e irrispettoso dell’ambiente. Altro che “cellule dormienti”. Quanti altri incidenti come quello del Golfo del Messico sono alle porte?
Giovanni Sarubbi


Mercoledì 05 Maggio,2010 Ore: 15:12