Editoriale
Miseria

di Giovanni Sarubbi

Ieri sera abbiamo ricevuto questa lettera da Matteo Russo di Cava Dei Tirreni in provincia di Salerno. Ve la riportiamo per intero prima di scrivere qualche considerazione. Il titolo della lettera è semplicemente “MISERIA”.
 
Ecco il testo.
 
Miseria
Buona sera direttore,è la prima volta che scrivo a questa redazione,ho 59 anni e sono rimasto disoccupato da luglio del 2005 cioè a 4 anni dal pensionamento,da quel giorno sto vivendo giorno per giorno momenti bruttissimi io e la mia famiglia in quando non c’è nessuna entrata economica,non so dirle più quante volte ci hanno staccato l'energia elettrica per riuscire a racimolare un pezzo di pane abbiamo perso la dignità, ci siamo rivolti a tutte le istituzioni perchè mi aiutassero a trovare un lavoro (perchè alla mia età senza la solita spintarella non è facile)ma niente abbiamo avuto solo promesse tutte naufragate. Io non cerco assistenza ma un umile lavoro prima che sia troppo tardi. Abbiamo dovuto mandare nostro figlio a milano da dei parenti perchè non potevamo garantirgli più niente. Quello che sto vivendo e un'odissea. Sinceramente non ce la faccio più. Se siamo nati con lo stomaco non è certo colpa mia. La legge dice non rubare ma come faccio a vivere, i soldi mica li ho inventati io?
 
La cosa che più mi sta facendo andare in depressione e l'indifferenza di tutti. Lo so c’è tanta gente come me ma sono 4 anni e mezzo che mi trovo disoccupato e mai possibile che l’amministrazione comunale(cava dei tirreni)non riesca a trovarmi un buco per farmi lavorare è vivere? Pensi che lo scorso natale siamo stati da novembre alla fine di gennaio senza corrente. E’ uno schifo che in un paese che si dichiara civilizzato bisogna vivere ancora cosi. Io non lo so per quanto tempo riesco a resistere ancora. Non è possibile che io debba maledire il giorno che sorge. Ormai quelli come me sono gli invisibili e per qualcuno è meglio che non li veda nessuno.  Di noi si sente parlare solo quando succede una disgrazia e si fa finta di non capire il perché. Direttore mi fermo qui altrimenti se vorrei scriverle tutte le umiliazioni (anche da parte di qualche prete )e le delusioni che abbiamo subito dovrei scriverle per tutta la notte. Io ringrazio l'amico che mi ha dato la possibilità di poterle mandare questa mail e mi scusi per lo sfogo. Distinti saluti
Matteo Russo
 
Devo dire innanzitutto che non si tratta, purtroppo, di una storia inventata come quelle che a volte girano su internet. E’ una storia che ci è stata segnalata da una nostra lettrice dell’Emilia Romagna amica di questa famiglia e che abbiamo potuto verificare direttamente.
Sono storie che lasciano senza parole, storie che ci fanno vergognare della società nella quale ci troviamo a vivere e di cui peraltro siamo tutti responsabili, anche se ovviamente non tutti in eguale misura.
La vicenda di Matteo è simile a quella di tantissime altre persone in questo paese e di cui in questi giorni si è cominciato a parlare con la vicenda Eutelia. Ma per chi, come per i lavoratori dell’Eutelia, non ha la possibilità di finire sotto i riflettori dei mezzi di comunicazione di massa, e della TV in particolare, le prospettive sono nerissime e si leggono distintamente nelle parole di questa lettera che dovrebbe far riflettere quanti hanno responsabilità politiche a tutti i livelli.
A cosa è dovuta la situazione in cui vive Matteo e tanti altri come lui?
Da 27 anni a questa parte nel nostro paese si discute e si è messa in pratica una politica di trasferimento di risorse economiche dai lavoratori alle grandi imprese. Si è tolto ai lavoratori e si è dato ai loro padroni e chi si opponeva è stato tacciato come nemico della “patria”. Si è cominciato con il furto delle liquidazioni nel lontano 1982. Si è proseguito con la cancellazione della scala mobile nel 1994, con gli incentivi alle imprese e i tagli occupazionali mascherati con la cassa integrazione. C’è stato poi lo stravolgimento delle pensioni che continua ancora oggi. Si è legalizzato il caporalato che ha distrutto qualsiasi diritto sindacale nei luoghi di lavoro. Il risultato sono situazioni come quelle di Matteo o della Eutelia o delle decine di fabbriche chiuse dalla sera alla mattina solo perché quel tale imprenditore non guadagna più quello che lui ritiene di dover guadagnare. Gli imprenditori hanno incassato i soldi che lo Stato ha elargito, migliaia di miliardi di vecchie lire e di nuovi euro, e hanno restituito disoccupazione, miseria, aumento inarrestabile dei prezzi, sfruttamento selvaggio di quanti continuano a lavorare. Siamo tornati ai tempi dello schiavismo con la differenza che a quei tempi i padroni di schiavi almeno ci tenevano ai loro schiavi.
Oggi la politica sembra essere  tutta concentrata a discutere dei problemi giudiziari del presidente del Consiglio e di come approvare una legge che possa risolverglieli. E’ il classico fumo negli occhi che serve a distogliere l’attenzione dai problemi veri dei lavoratori come quello di Matteo e delle centinaia di migliaia di famiglie come la sua. Questo can can attorno a Berlusconi e alle sue cause serve a nascondere il fatto che vogliono continuare a dare soldi alle imprese dimenticando completamente famiglie come quella di Matteo e i lavoratori in genere.
Crediamo sia giunto il momento di cambiare. La situazione nella quale ci troviamo è inaccettabile. Situazioni come quelle di Matteo non sono tollerabili, non lo sono oggi ne lo sono mai state.
Chi si sbraccia per continuare a dare soldi alle imprese pensi ai tanti Matteo che finiranno sul lastrico, che non avranno soldi per sfamare la propria famiglia, che non avranno una casa che possa chiamarsi casa e figli da poter crescere.
I risultati della politica fallimentare per i lavoratori inaugurata nel 1982 sono sotto gli occhi di tutti. Ora BASTA. Ora bisogna chiedere che le risorse vengano date ai lavoratori e alle loro famiglie per aiutare le tantissime situazioni come quella di Matteo.
E’ giunto il tempo che i lavoratori tornino a fare sentire la loro voce: non ci debbono più essere schiavi ne padroni. A tutti deve essere garantito il salario minimo necessario per una vita libera e dignitosa, come garantisce la nostra Costituzione.
 Chi lascerà sole e nell'indigenza le famiglie come quella di Matteo si assume una grave responsabilità ociale e morale di cui, ne siamo certi, prima o poi sarà chiamato a rispondere.
Giovanni Sarubbi


Venerd́ 20 Novembre,2009 Ore: 15:34