Editoriale
Il virus fa la malattia, ma le persone fanno la pandemia.

di Michele Zarrella

Una riflessione su una vicenda conclusasi felicemente nel mio paese. Gerardo (nome di fantasia) è stato bravo e responsabile, e quando ha saputo che un giocatore della sua squadra di calcetto era risultato positivo, anche se non ha avuto alcuna comunicazione ufficiale dagli organi comunali, si è posto in quarantena. Ha telefonato alle persone che aveva incontrato dal giorno dopo la partita avvertendoli della novità ed esprimendo loro la sua preoccupazione e il suo dispiacere. Ha molto sofferto per tutti gli incontri avuti: con genitori, fratelli, cugini, nipoti, zii, amici ecc.; quelli che generalmente indichiamo con il prossimo: chi ti sta vicino. Lui diceva: “Io sto bene e lo sento, ma quello che mi preoccupa è se ho fatto del male a voi e agli altri che ho incontrato”. Dopo alcuni giorni l’ASL ha fatto il tampone e dato il risultato: negativo. La vicenda si è conclusa felicemente, ed è stato bravo Gerardo anche quando per scrupolo ha preteso dopo quattro giorni che il suo medico di famiglia gli preparasse la base per un secondo tampone a spese proprie. Quindi, dopo aver preso appuntamento si reca presso il laboratorio privato. Dopo 12 ore gli arriva il risultato che conferma: negativo. Questa in sintesi la storia.
Ora traiamone alcuni insegnamenti. La vicenda tutta – la quarantena volontaria, le preoccupazioni per la salute propria e altrui, l’isolamento quotidiano totale, gli sguardi in tralice, fugaci, furtivi e non richiesti verso i suoi familiari che gli andavano a fare la spesa, l’incertezza su cosa fare, ecc. – ci conferma che il virus è tra noi e che dobbiamo porre la massima attenzione ai nostri comportamenti. Non facciamo come Jhonson, Bolzonaro, Trump o altri sbruffoni incoscienti che si vedono per strada. Quindi: mascherine, distanziamento, lavaggio accurato delle mani. Il virus fa la malattia, che varia da persona a persona – ci sono addirittura gli asintomatici che poi sono i più pericolosi –, ma le persone fanno la pandemia. Pertanto questo periodo lo dobbiamo trascorrere con la massima attenzione e rispetto per noi e per il prossimo non essendoci il vaccino e nemmeno una cura definitiva, anche se le cure oggi hanno raggiunto livelli molto validi ed apprezzabili rispetto all’inverno scorso: abbiamo maggiori mezzi, conoscenze e migliori terapie.
D’ora in poi non dovremo considerare riprovevoli le mancate strette di mano, i mancati abbracci, il colloquiare a distanza e con le mascherine, i rifiuti a inviti (convegni, eventi, pranzi e cene) non strettamente necessari, la mancata partecipazione a feste o altre manifestazioni affollate ecc. Un po’ di pazienza, fino a quando avremo il vaccino. Questi nostri atteggiamenti dovranno essere considerati e stimati come senso di responsabilità nei confronti del prossimo. Tutto questo non ferma il virus, ma ne rallenta il contagio consentendo di non mettere a rischio la tenuta delle strutture sanitarie.
Ricordo infine che il tampone è la fotografia della assenza o presenza del virus SarsCoV-2 in una persona fino al giorno in cui lo ha fatto, anzi fino al momento del prelievo. Pertanto il risultato negativo ci consola, enormemente, fa cadere e ci scarica di tutte le preoccupazioni che abbiamo avuto per noi stessi e per il prossimo, ma non permette di abbassare la guardia e pertanto invito alla massima attenzione. Saranno un autunno e un inverno molto particolari da affrontare con grande responsabilità. Riguardatevi.
Michele Zarrella
Presidente di Astronomia Moderna

In allegato i protocolli di sicurezza Covid-19 consigliati da G.E.O.S. Gruppo Especial di Operaciines de Salvamento.

 



Domenica 08 Novembre,2020 Ore: 12:37