Editoriale
Un altro santo laico

di Mario Mariotti

Per coloro che si indignano ancora quando sentono bestemmiare la Verità, la vita da telespettatori, in questa nostra fase storica, è veramente dura! L’“ineffabile” sta riprendendo quota; tanta parte dei 314 “disonorevoli” che gli hanno venduto l’anima ha ripreso residenza in Parlamento, branco di zombi collegati via cavo con la consolle del padrone; i topi-elettori sono rimasti e rimangono incantati dallo zufolo di chi promette quei tagli ai servizi destinati a loro stessi…

Stavo cercando di evadere da tutto questo, quando sono capitato sul Tg3, che trasmetteva un servizio sul Burchina-Fasu e su un suo leader, che fu assassinato nel lontano 1986. Provo a scrivere qualcosa per coloro che erano sintonizzati su altri canali. Burchina-Fasu, Paese africano poverissimo, produttore di cotone, il cui prezzo viene stabilito nelle Borse dei Paesi del Nord, ed è in perpetua discesa, mentre il costo dei manufatti del Nord, al contrario, è in perpetua salita. Miseria, analfabetismo, stato sociale virtuale, mortalità infantile elevatissima: questo Paese è come una credenza dalla quale i topi in cerca di cibo escono con le lacrime agli occhi, affamati più di prima.

Ebbene, ci credereste? Anche il Burchina-Fasu era ed è assillato dal problema del debito! Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale gli impongono tagli strutturali alla spesa pubblica, perché rimangano le risorse per pagare il debito. La BCE, che impone a noi Italiani la stessa cosa, come ha fatto con la Grecia, può avere una qualche credibilità, perché una buona fascia di popolazione, da noi, fino ad oggi, se l’è passata discretamente, e si può anche dare che abbia vissuto al di sopra delle proprie possibilità.

Ma questo è totalmente assurdo se riferito al poverissimo Paese africano! È una bestemmia della logica. E allora, come è possibile che anche lui si sia talmente indebitato da rendere necessari i tagli alla spesa pubblica, se quest’ultima era a livelli minimi o quasi inesistente? Lì la classe politica dominante, corrotta, evidentemente aveva divorato tutti gli aiuti, e in seguito voleva far pagare ai poveri quello che a loro non aveva mai dato.

A questo punto salta fuori un leader, di nome Tomas Sankarà che si oppone a questa richiesta, che è talmente ingiusta da essere blasfema. Se noi non paghiamo, dice il leader, i nostri creditori campano, vivono lo stesso; ma se noi del Burchina-Fasu paghiamo, per noi c’è solo la morte. Sankarà è una persona, è un leader veramente atipico: non solo vive con i poveri e li difende, ma vive poverissimo come loro. Sostiene quelli che per il capitalismo multinazionale sono due peccati mortali: gli oppressi che non si oppongono e non resistono a coloro che li opprimono ne sono complici; e la competizione è un negativo che va sostituito dalla cooperazione e dalla condivisione. (ecco la prova che lo Spirito alita dove vuole, e non è preda dei sacri palazzi).

C’è quanto basta per mettere in allarme Usa e Francia, perché questo soggetto ha capito come funziona il neocolonialismo delle multinazionali, della B.M. e del F.M.I., e questo lo trasforma in un loro mortale nemico. CIA e Servizi segreti francesi organizzano l’operazione, siamo nel 1986, e Sankara viene assassinato da un ex amico che si è lasciato comprare. Il Burchina-Fasu ripiomba nella miseria più nera, continuando a sopravvivere piuttosto che vivere, con l’età media delle persone che si ferma ai 40 anni e con una mortalità infantile blasfema per un mondo che sembra sempre più specializzato nel bestemmiare la vita.

Da allora, specie dopo la caduta del muro di Berlino, FMI, BM, BCE, hanno ampliato il loro raggio di azione, e oggi tocca anche all’Europa sottoporsi alle loro cure. Il cancro progredisce, e oggi ci siamo dentro anche noi Italiani. Una volta c’era la Sinistra, e c’era l’ossigeno per lo stato sociale. Poi cade il Muro, e si afferma, si globalizza il mercato, che non è mai libero, perché per essere tale, i soggetti che operano lo scambio dovrebbero essere omogenei, ad armi pari, e non è mai così; ed allora il cancro progredisce, e le macrocellule ingigantiscono togliendo linfa alle altre; e i ricchi diventano sempre più ricchi; la Banca sostituisce il Tempio, o si accorda con lui; i nostri poveri si avviano al destino dei Paesi poveri del Sud del mondo.

Noi Italiani, però, non siamo solo vittime, ma anche complici. Avevamo lo strumento per difenderci, la Sinistra, l’abbiamo buttata alle ortiche e ci siamo affidati alle “dentiere sorridenti” ed alle “trote vaganti”. Abbiamo dimenticato l’internazionalismo proletario; ce ne siamo beatamente fregati degli strumenti del Sud, e oggi la stessa sorte tocca anche a noi! Capitalismo, mercato, competizione sono la cura? Arriveremo a capire che non sono la cura, ma la malattia.

Conclusioni della riflessione: ho imparato che è esistito un altro santo laico, Sankarà, da affiancare a tutti coloro che hanno pagato con la vita il loro impegno per un mondo più giusto. Ho rinfrescato la memoria sulle due facce degli USA, da una parte Paese democratico che difende i diritti umani, e dall’altra lo stesso Paese che mette in atto guerre d’aggressione e che cerca di riservare ai comunisti la stessa sorte che i nazisti volevano imporre agli Ebrei, cioè l’estinzione in quanto tali.

Ho capito che il cancro si estende e noi non siamo culturalmente attrezzati per resistere; che non abbiamo difese. Ho capito che la religione non serve ad altro che a consolidare l’alienazione della gente. 230 miliardi di euro in 12 anni stanziati dal Parlamento italiano per la difesa, e tutti quanti zitti, compreso quel Vicario di Dio che, alla sola notizia, avrebbe dovuto andare in coma per l’indignazione. Ho trovato conferma che il “governo tecnico” era stato inventato per far passare come necessarie tante porcate, fra le quali la precedente è la più significativa.

Ho trovato conferma che la nostra base elettorale è una confraternita di minorati psicolabili. Altrimenti non si spiegherebbe perché, a parlare di “patrimoniale”, si perderebbero anche i voti di quei poveri che la dovrebbero desiderare ed imporre ai ricchi.

Ho infine capito che non abbiamo futuro. Il raccattare risorse per la spesa pubblica attraverso le lotterie ed il gioco d’azzardo è una tale bestemmia pedagogica, che sorpassa quella di vendere le sigarette e poi curare il cancro al polmone dei fumatori. Parce nos Domine!

Dato che non lo faremo noi, allora ci convertirà l’inferno che abbiamo costruito, o lasciato costruire, o persino votato; quell’inferno nel quale ci siamo rifiutati di mandare tutti coloro che ci hanno guidato fino a qui, negando il sostegno a coloro che avrebbero potuto contrastarli.

Mario Mariotti




Venerdì 12 Luglio,2013 Ore: 17:05