Editoriale
La politica deve fare i conti con la psicologia

di Concetta Centonze

Sono felice nel vedere che non siamo rassegnati, che non tutto è scontato, che i giochi non sono fatti. 
Certamente in questi ultimi trent'anni il processo involutivo della democrazia in Italia è stato scandaloso: forse anche il termine "scandaloso" è demodé come , a dire di certi, i termini destra e sinistra, come l'indignazione e la non rassegnazione, ma io parlo e scrivo secondo il mio registro di ultrasessantenne. 
Ancora una volta- sarà una mia deformazione- ribadisco che questa involuzione è fisiologica- il che non equivale a fatale- poiché quando una classe sociale diventa ricca, vuole conseguire il potere politico per emanare leggi che la garantiscano negli affari e nell'imporre la sua rappresentazione del mondo. 
La classe affaristica, che si è affermata nell'ultimo millennio prima con il nome di popolo grasso e poi con quello di borghesia, ha compiuto il percorso passando dalla rivoluzione al conservatorismo in una chiusura belluina e irrazionale. 
Ho trattato di questo in un mio vecchio articolo che divulgava il concetto fondamentale del saggio di Adorno "La dialettica dell'Illuminismo" in cui il filosofo dimostrava come la razionalità illuministica fosse uno strumento ambiguo se sganciato da altri valori e qualità umane. 
Come pure mi ripeto nel ribadire che se l'Italia è la più corrotta delle nazioni occidentali, questo è dovuto alla Curia romana che altro non è che un impero economico e, di conseguenza, del tutto funzionale ai poteri e alla prepotenza. 
Come credente e seguace di maestri del sospetto - intendo biblisti e teologi di frontiera- individuo in questo tradimento e, peggio, manipolazione della Parola, Logos, l'anello debole che ha permesso alla borghesia magnatizia di sfondare. 
Lo ha fatto prima in modo subdolo offrendo il benessere su un piatto d'oro massiccio, colonizzando il gusto, i bisogni, fuorviando l'essenza stessa dell'uomo con tutti i mezzi che la tecnica e la scienza- ahinoi neutre soltanto di nome- le offrivano. 
Parlare di essenza umana mi impegnerebbe in un discorso complesso e, soprattutto, non univoco proprio per quel rispetto dell’opinione altrui su cui si fonda la mia coerenza personale; sarò quindi essenziale: mi limito ad individuare un unico elemento di quella che ho chiamato essenza umana: l'unicità di ciascun essere vivente. 
L'ho sperimentata come insegnante e credo che altrettanto sia capitato a chi fa cultura intesa come esercizio di una professione che comporta una relazione tra persone e non l'asettico uso di macchine o di masse di denaro. 
Questa originalità, unicità, varietà è la caratteristica su cui possiamo concordare a prescindere da un credo religioso che ci etichetta e ci imbrigli; assumendola come punto fermo su cui convenire ne discende che essa non può che entrare in conflitto con il mondo e con la sua rappresentazione compiuta, attraverso i mass-media, dalla borghesia e dalla curia romana poiché tale mondo, o forse dovrei dire sopramondo, nulla ha a che fare con l'originalità e l'unicità: infatti esso è caratterizzato dalla omologazione maniacale, dalle liturgie di massa, dalla soppressione di ogni richiesta "diversa" . 
Il mondo di cui parlo io é il mondo del nuovo che ciascuno di noi reca nascendo; il nuovo in cui sono "i padri a seguire i figli", il nuovo che ci colma di entusiasmo creativo che ci spinge a variare una ricetta e a fare l'amore senza bisogno dei consigli degli esperti. 
Il nuovo entra in un'esperienza, in un gruppo, in un movimento, ma non si identifica mai pienamente con questi soggetti di incontro, bensì conserva il margine per la dissidenza empatica, l'uscita di sicurezz! a per poter partecipare ad altre esperienze. 
Questi due mondi: quello della prevedibilità programmata e quello della libertà personalizzata non sono conciliabili. 
Tuttavia sento urgere un interrogativo: l'uomo vuole essere veramente libero? Oppure teme la libertà che pure gli è congeniale a causa della responsabilità che essa comporta? 
E in questo interrogativo- retorico- vi è la spia di un altro motivo del successo del mondo borghese: esso offre sicurezze proprio con i suoi riti, i discorsi d'occasione, la retorica dei nobili sentimenti, a quanti non sono in grado di portare "il peso" della libertà. 
Ecco perché io credo che la politica debba sempre fare i conti con la psicologia: perché, fino a quando l'individuo non maturerà diventando persona a pieno titolo, saranno possibili inganni e autoinganni, la coercizione soft, la seduzione da parte di figure di potere come del cantante di turno. 
E se osassi dire, sorridendo, che questo sopramondo, offerto al Cristo che lo rifiutò, appartiene al satana inteso come principio di morte in quanto principio di esclusione, vi farei sorridere? 
In questo sopramondo, nonostante, la sua potenza seduttiva, io scorgo da un pezzo anche tanta paura. 
Esso è terrorizzato perché ha la consapevolezza di essere un inganno, un feticcio vuoto, un mondo di morti e come tale ha terrore dell’ originalità, unicità, inventiva, in una parola,ha terrore della vita autentica. e lo manifesta quanto più si mostra prepotente ed iniquo, quanto più elude la democrazia, disfa lo Stato sociale, briga per cambiare nei fatti le regole scritte dai padri costituenti. 
Quanto più avanza senza rispetto per i più deboli, disconoscendo diritti faticosamente acquisiti, perpetrando ingiustizie, fomentando guerre, pretendendo di mettere in discussione il diritto stesso alla vita e ad una vita dignitosa, tanto più manifesta la sua funerea staticità, imbalsamato dal terrore e nel terrore. 
Cettina Centonze




Mercoledì 02 Gennaio,2013 Ore: 18:35