Editoriale
“Un assist al centro-destra”

di Stefano Allievi

Ringraziamo l'amico Stefano Allievi per averci inviato questo suo editoriale pubblicato su Il Piccolo di Trieste, 23/03/2010, pagine 1-6

Il cardinal Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha deciso di entrare in campo. E porge un assist formidabile al centro-destra. Non si può interpretare altrimenti l’intervento di ieri, con cui suggerisce caldamente agli elettori di non votare chi è a favore dell’aborto.
I valori “non negoziabili” indicati dal cardinale all’attenzione dei fedeli, di fronte alla scelta elettorale, sono “la dignità della persona umana, incomprimibile rispetto a qualsiasi condizionamento; l'indisponibilità della vita, dal concepimento fino alla morte naturale; la libertà religiosa e la libertà educativa e scolastica; la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna”. Cioè tutto quello che la destra è disposta a dare alla chiesa cattolica, almeno a parole, in cambio della sua dichiarazione di voto.
Già la selezione dei valori ha in sé qualcosa di inquietante, anche se non nuovo nelle dichiarazioni dei vescovi, dato che si sostiene che “è solo su questo fondamento che si impiantano e vengono garantiti altri indispensabili valori come il diritto al lavoro e alla casa; la libertà di impresa finalizzata al bene comune; l’accoglienza verso gli immigrati, rispettosa delle leggi e volta a favorire l’integrazione; il rispetto del creato; la libertà dalla malavita, in particolare quella organizzata”.
Come dire: tutti gli altri valori derivano dai precedenti. La pace, la giustizia, l’onestà, la carità, il rispetto vengono comunque dopo l’indisponibilità della vita dal concepimento fino alla morte naturale. Cioè sono meno importanti. Sarebbe interessante andarlo a spiegare, per dire, a chi vive ogni giorno sotto il giogo della mafia, che è solo l’ultimo punto della lista.
Alcune premesse sono d’obbligo. Primo: l’aborto non è un qualcosa che vuole introdurre la sinistra. È una legge dello stato, che anche la destra vuole mantenere. Tanto è vero che se occasionalmente paga il tributo di quello che gli anglosassoni chiamano lip service, espressione più elegante dell’equivalente traduzione italiana, alle posizioni della chiesa, nessuno si è mai davvero posto il problema di rivedere e tanto meno abrogare la legge 194. Secondo: gli aborti sono in diminuzione. E i dati in aumento sono tragicamente quelli clandestini, non quelli legali, specie tra alcune popolazioni immigrate.
Ma allora perché tornare ancora su questo tema? Forse perché in gioco c’è soprattutto altro, a cominciare dai temi esplicitati successivamente a quello dell’aborto, che la destra è in grado di meglio garantire.
Ed è così che tutto il resto passa in secondo piano: gli scandali, l’illegalità fatta sistema, la corruzione, la menzogna politica come linguaggio ordinario, il rifiuto del confronto democratico e la preferenza per l’insulto a distanza, tramite telegiornale. Si vota alle elezioni, regionali per giunta, che dovrebbe significare occuparsi del bene comune a livello locale: ma per i vescovi bisogna votare pensando all’aborto. Una scelta anti-federalista per definizione, oltre tutto.
Il centro-destra forse beneficerà qualcosa da questa dichiarazione: almeno in termini di spazio sui giornali. Ma la chiesa pagherà un prezzo alto, ancora una volta. Perché ormai – molti sondaggi lo indicano con chiarezza – le prese di posizione dei vescovi sono sempre più deboli nell’orientare l’elettorato cattolico: che se voterà prevalentemente il centro-destra, come accaduto in questi anni, lo farà per altri motivi, che nulla hanno a che fare con l’aborto. E’ insomma più di una reciproca conferma di vicinanza tra vertici che si tratta, che non di una reale possibilità di orientamento della base. Una scelta tutta e solo politica.
Tuttavia anche tanti altri eventi, a cominciare dal caso Englaro, hanno mostrato con chiarezza che se i vertici sono più o meno compatti, la base cattolica è radicalmente divisa, e quasi esattamente a metà. Segno di un distacco ormai insanabile, che ogni ulteriore presa di posizione di stampo autoritativo rende più difficile da colmare. E che assomiglia molto allo “scisma sommerso” analizzato in un libro di qualche anno fa. Un distacco silenzioso ma netto.
L’elettore cattolico insomma vota come vuole. È il cattolico in quanto tale che soffre per queste esplicite scelte di campo. Tanto valeva dire: votate centro-destra. E, ancora più chiaramente: non votate Emma Bonino. Sarebbe stato più onesto. E, in definitiva, altrettanto inefficace.
Stefano Allievi


Marted́ 23 Marzo,2010 Ore: 13:36