Editoriale
L’ enciclica del papa … Nuova in che senso?

di Stefania Salomone

Mi domando francamente come mai il pontefice senta il bisogno di ricordarci cose dette, ridette, stra-dette e altrettanto inutili, non per il senso stretto delle parole, ma per la scarsissima presa che fanno nel cuore di chi le legge. Mi viene il dubbio che siano scritte appositamente per lasciare tutto esattamente come è.
Mi sono messa ieri sera con la precisa intenzione di leggerla tutta questa enciclica – come farne a meno – ma, dopo poche pagine, ho desistito. E non credo che farò ulteriori tentativi.
E se invece di star lì tutti a commentarla, devoti, cristiani del dissenso, atei, agnostici, dubbiosi, decidessimo di ignorarla? Ma sì, perché sprecare altre parole per commentare le solite storie sul relativismo, modernismo, perdita di valori, ecc.?
Mi colpisce, oltre tutto, la scelta di termini pericolosi come “libertà”, laddove si stia tentando invece da secoli di mantenere le persone nell’ignoranza, privandoli della possibilità di fare scelte consapevoli. I giri di parole, pensieri abbelliti e rifiniti con un’idea fumosa del vangelo e del suo messaggio, sono lì per mascherare ciò che in realtà questa ricca produzione di testi vuole significare.
Quante persone leggendo questo scritto capiscono realmente di cosa si sta parlando? Quanti di noi hanno una preparazione tale da poter assimilare concetti di questo tipo? Questa gerarchia ecclesiastica è autoreferenziale, scrive le cose da sé stessa e per sé stessa, o al massimo per i suoi dipendenti (e utilizzo il termine ‘dipendenti’ proprio in senso stretto). Pochissimi tra i fedeli avranno modo e voglia di leggere l’enciclica, a meno che non trovino qualche funzionario del sacro, come è capitato a me in passato, che, tra un rosario e l’altro, scelga di leggerne dei pezzi durante tutto l’anno liturgico, senza alcuna possibilità, da parte dei fedeli, di sottrarsi allo strazio.
Quando avremo il piacere di leggere un testo “ufficiale” in cui si dica prima di tutto: “vivete felici, Dio vuole la vostra felicità”, “siate liberi perché Cristo è venuto per liberarvi”, “siate contenti perché siete già salvati”, “non abbiate paura perché l’inferno ce lo siamo inventato per spaventarvi”? E chi segue un minimo la moderna esegesi sa che il senso di queste affermazioni, che pur potrebbero suonare come eretiche, sono in realtà alla base delle ragioni per cui Gesù Cristo è stato messo a morte. Tra l’altro, sono certa che nessuno, nel leggerle, avrebbe difficoltà a  comprenderle.
Se fossi rimasta “vicina” a questa istituzione ecclesiastica avrei rinunciato per sempre alla mia libertà, altro che grazia, agape, amore … e la necessità di usare una tal quantità di parole, nasconde, a mio parere, l’incapacità di parlare al momento opportuno, magari accettando un contraddittorio o, ad esempio, rispondendo alle lettere aperte di coloro che tentano la via del confronto.
Io non riconosco più alcuna autorevolezza a questo magistero e tanto meno gliene attribuisco quando alle parole non seguono i fatti o, ancor peggio, quando le parole, pur sollecitate, restano un sogno, salvo poi prendersi del tempo e riversarle in oltre cento pagine di belle teorie un po’ arzigogolate, dal titolo rigorosamente latino.


Sabato 11 Luglio,2009 Ore: 18:03