«portate i pesi gli uni degli altri e così adempirete la legge di Cristo» (S. Pao1o)
Se per guarire il nostro programma sociale bastasse scoprire la perversità degli ordini di certi partiti o il guasto di certi stati di animo; se bastasse indignarsene, gli italiani sarebbero in piena convalescenza. E vero che dietro le vibrate proteste di molti, lordinanza confederale sulla «non-collaborazione» è rientrata: ma il guadagno, nonostante il compiacimento dei benpensanti, è assai modesto e di natura puramente politica poiché la non-collaborazione, nelle fabbriche e nei campi, è uno stato danimo così diffuso che non ha bisogno di riconoscimenti ufficiali per crescere e durare. Ho limpressione che tanto i comunisti quanto gli anticomunisti, siano prigionieri della politica - politique dabord - e credano, gli uni e gli altri, di poter risolvere tutto su quel piano. Chi non vede che la non-collaborazione è un arma politica, manovrata da uomini politici poco scrupolosi e per scopi puramente politici? Detto questo non ho risolto niente, se le contrappongo rimedi soltanto politici, e mi dimentico che la non-collaborazione è soprattutto uno stato danimo, che può nutrirsi di ragioni e di pretesti anche umani, che vanno studiati e guariti sul piano umano.
Quandè incominciata la non-collaborazione? Da millenni e millenni: da quando luomo, cessando di essere giusto e fraterno con luomo, ha cercato dappropriarsi più di ciò che gli spetta e di prelevarlo anche sulla fatica altrui. Dove vien meno lequità, la solidarietà ne soffre e il lavorare insieme ancor di più. Un cristiano, inserendo motivi dordine soprannaturale, può resistere allo sforzo di dare senza ricevere, ma di questa sublime regola non possiamo, per il momento, farne un cardine sociale. I soliti furbi, invece di avvertire il richiamo, potrebbero essere tentati dapprofittarne: e la religione rischierebbe dessere considerata loppio del popolo.
Durante la Resistenza, la non-collaborazione fu considerata un dovere civile per combattere i nazi-fascisti. E siccome non ci perdeva nessuno (gli industriali avevano altre fonti di guadagno; gli operai ricevevano egualmente il salario), nessuno si preoccupò che il fatto avrebbe potuto costituire un precedente. Certi mezzi non vanno mai usati: ma usati una volta, dobbiamo aspettarci di vederli ricomparire per tutte altre ragioni. Se oggi io predico luccidere come un dovere, colui che mi obbedisce, resterà sorpreso e offeso di essere giudicato domani assassino per la stessa azione che ieri lo faceva un eroe.
Si dovrebbe dimostrare che allora e adesso non sono soltanto due tempi, ma due casi diversi: dimostrazione tuttaltro che facile, perché la patria, come il bene comune, la solidarietà, ecc., si vedono dove e come si vogliono vedere e si incarnano secondo i nostri mutevoli interessi. Il fatto che «ci siano mestatori politici, i quali intendono aggrovigliare e peggiorare la situazione interna, servendosi anche della non-collaborazione, mi può indignare, ma non mi dispensa dal cercare i motivi di giustizia, se mai ci fossero, che possono inclinare anche i migliori a un rifiuto così gravido di grosse conseguenze.
Dico di più: un uomo retto e cristiano, prima di imporre il silenzio ai mettimale di mestiere (la libertà ha i suoi onerosi impegni) deve cercare di togliere i motivi che in qualche modo giustificano la non-collaborazione. Non si può andare ai poveri con una trave nellocchio ed esortarli a cavarsi la pagliuzza. Ci risponderebbero con il Vangelo in mano.
Il politico malaccorto può anche infischiarsi di un moralismo a base evangelica e forzar la mano ai renitenti, poliziescamente: ma per ristabilire una convivenza e una collaborazione umana, non posso infischiarmi della giustizia. I danni della non-collaborazione sono veramente gravi per il paese e ricadono piuttosto sul povero che sul ricco: ma prima di predicare la solidarietà nazionale, bisogna consolidare i cardini della solidarietà umana, fondata sulla giustizia e sulla fraternità.
PRIMO MAZZOLARI
Adesso Quindicinale di impegno cristiano Anno 1 n. 2 Lunedì 31 gennaio 1949
Mercoledì, 16 ottobre 2002
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