Che si predichi di porre la vita eterna al di sopra di ogni cosa, e poi ci si dimentichi che il cristiano è l’uomo che non ha bisogno di riuscire quaggiù?
Crediamo che questi pochi accenni bastino per dare rilievo alla nostra sostanziale contraddizione, per metterci in vergogna davanti a noi stessi e per sentirci meno sicuri in un argomento ove la nostra troppa sicurezza potrebe degenerare in temerarietà o in un delittuoso conformismo alle opinioni dominanti.
Primo Mazzolari
Tu non uccidere
La Locusta editrice
1955
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Da “Lettera sulla parrocchia”
“L’Azione Cattolica ha il compito preciso di introdurre le voci del tempo nella compagine eterna della chiesa e prepararne il processo di incorporazione. Deve gettare il ponte sul mondo, ponendo fine a quell’isolamento che toglie alla chiesa d’agire sugli uomini del nostro tempo.
Il parroco non deve rifiutare questa salutare esperienza che gli arriva a ondate portatagli da anime intelligenti e appassionate. Se no, finirà a chiudersi maggiormente in quell’immancabile corte di gente corta, che ingombra ogni parrocchia e fa cerchio attorno al parroco.
I pareri di Perpetua sono buoni quando il parroco è don Abbondio.
Occorre salvare la parrocchia da quella cinta che i piccoli fedeli le alzano allegramente intorno e che molti parroci, scambiandola per un argine, accettano riconoscenti.
Per uscirne ci vuole un laicato che veramente collabori e dei sacerdoti pronti ad accoglierne cordialmente l’opera rispettando quella felice, pur quanto incompleta struttura spirituale, che fa il laicato capace di operare religiosamente nell’ambiente in cui vive.
Il grave pericolo è la clericalizzazione del laicato cattolico, cioè la sostituzione della mentalità propria del sacerdote a quella del laico, creando un duplicato di assai scarso rendimento.
Non deve confondersi l’anima con il metodo dell’apostolato. Il laico deve agire con la sua testa con il suo metodo che diventa fecondo perché legge e interpreta il bisogno religioso del proprio ambiente. Deformandolo, sia pur con l’intento di perfezionarlo , gli si toglie ogni efficacia là dove la chiesa gli affida la missione.
Il pericolo non è immaginario. In qualche parrocchia sono gli elementi meno vivi, meno intelligenti, meno simpatici che vengono scelti a collaboratori, purchè docili e maneggevoli. Gli altri non si prestano. Non è sempre vero oppure l’accusa non è vera nel senso che le si vuol dare. In troppe parrocchie si ha paura dell’intelligenza, la quale vede con occhi propri, pensa con la propria testa e parla un suo linguaggio. I parrocchiani che dicono sempre di sì, che sono sempre disposti ad applaudire, festeggiare e… mormorare non sono, a lungo andare, né simpatici né utili.
Il figlio che nella parabola dice di no e poi va, è molto più apostolo del fratello che accetta e non fa”.
Primo Mazzolari
Lettera sulla Parrocchia
Edizioni Dehoniane Bologna
4 novembre 1936