La parità

di Michele Zarrella

Con l’avvicinarsi dell’8 marzo, scorreranno fiumi di parole e di articoli sulla parità fra uomo e donna. Questo vuol dire che non è stata raggiunta e che c’è ancora tanta strada da fare nel lavoro, nei salari, nella presenza in politica, nelle assegnazioni delle cariche, nel linguaggio, nell’intitolazione di strade, scuole e teatri. Fate un attimo mente locale e chiedetevi quante strade o scuole della vostra città sono intitolate a donne? E quante a uomini? La differenza è enorme e non pensate che questi sono dettagli. Se nei dettagli si situa il divino – come ci ha insegnato Flaubert – allora è proprio da questi che bisogna partire per ottenere auspicabili cambiamenti nella direzione della parità. Altro esempio è il linguaggio. Nei mezzi di comunicazione, nei talk show, nei convegni continuo a notare un forte sbilanciamento a favore del genere maschile.
Ho notato che il linguaggio usato dai media anche quando le cariche sono ricoperte da donne è quasi sempre al maschile: il parlamentare, il ministro, il presidente, il direttore ecc. Credo che quando tali funzioni politiche, direttive o amministrative sono appannaggio delle donne si dovrebbe dire – proprio per rispetto della parità – la parlamentare, la ministra, la direttrice, la giudice ecc. come si dice la Cancelliera (indicando Angela Merkel). Sono rammaricato dal fatto che anche alcune donne non rispettano la parità e preferiscono dire “Sono il direttore di …” e non “Sono la direttrice di ...”, “Sono il ministro …” e non “Sono la ministra...”. Come se dirlo al maschile ci si sente più autorevole, ma in questo caso negano proprio loro il rispetto del genere. La parità deve passare anche attraverso il linguaggio che usiamo. E come in ogni rivoluzione non violenta, il primo cambiamento deve avvenire dentro sé stessi. Il concetto di parità deve maturare prima di tutto in ognuno di noi. Dopo seguiranno a cascata le istituzioni, la burocrazia… È così che si otterranno atti concreti come l’uguaglianza dei salari, maggior numero di donne in politica, maggiore numero di strade intitolate a donne... Ma vado oltre e mi domando: “Non si sta facendo violenza di genere quando si usa il termine al maschile nel caso di carica o professione assunta da una donna, anche quando queste cariche o professioni, per secoli, sono state prerogativa dei maschi?”
Una famosa citazione dice “I dettagli fanno la perfezione e la perfezione non è un dettaglio”. Porre attenzione a questi dettagli, non ci farà tutto d’un tratto eliminare le discriminazioni né raggiungere la perfezione ma sarà sicuramente un forte segnale di rispetto inviato a tutti anche a quegli uomini violenti che commettono abusi e soprusi nei confronti delle donne. Pertanto ritengo doveroso per rispetto delle donne dire Sig.ra Ministra, Sig.ra Sindaca, Sig.ra Giudice, Sig.ra Dirigente ecc. In questo modo non dobbiamo aspettare l’8 marzo di ogni anno per ricordarci che le donne hanno pari dignità e pari diritti degli uomini.
Michele Zarrella
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P.S. È da molto tempo che esprimo questo concetto come ho scritto in alcuni miei vecchi articoli redatti in occasione dell’8 marzo:
2013:https:
 




Giovedì 31 Gennaio,2019 Ore: 22:26