QUANDO IL SESSO PRESE IL POTERE
ovvero “Sii quello che il tuo sesso farà di te!”
di Daniela Zini
Il sesso non è una semplice componente del potere, è il potere. Imperatori, dittatori, monarchi, presidenti, la lista è lunga, da Caligola a John Fitzgerald Kennedy, passando per Luigi XIV e Jean-Bédel Bokassa, di quelli che hanno conosciuto l’ebbrezza di questo cocktail infernale.
C’erano una volta gli esseri umani. Gli uomini e le donne erano, al contempo, simili e dissimili. C’è un solo sesso, diceva l’uno/l’una. Le donne non hanno sesso, diceva l’uno/l’una. Gli uomini hanno un sesso, ma se ne servono molto male, diceva l’uno/l’una. E, i dibattiti – che avevano il merito di riguardare tutti – continuarono… Si discuteva del sesso debole che non era così debole e che aveva, anche, preso il potere, del sesso forte che non era così forte ed era, anche, preso per la gola. “Lei è molto sesso.”, Massimo progresso concettuale, il termine divenne, progressivamente, valido sia per gli uomini – su questo terreno, storicamente, avevano un certo vantaggio – sia per le donne, ma anche per gli/le omosessuali, i/le bisessuali, i/le transessuali, i/le generati/generate, i/le degenerati/degenerate... e anche gli/le eterosessuali. Inoltre, quello che era buono del sesso, era che si poteva usarlo in tutte le salse: poteva essere allegro e depresso, orientato, circonciso e anale, cristiano e rapido, criminale, prostituito e stanco, appassionato, schiavo e d’avanguardia, gratuito e militante, estremo, squallido e feticista, gay, sopradimensionato e prigioniero, solitario, post-moderno e tradizionalista, torrido e tantrico, menomato e ignorante, scarso e hard, brutto e biologico, senza rischio e dissoluto, piccante, sociale e pudico, perverso ed esotico, assillato e feticista, macista e consumerista, peccato, ripudiato e costoso, lesbico e nero, dissoluto, liberatore, legale… Per evitare le ripetizioni e la noia e per rendere il tutto un pò piccante, di tanto in tanto, si tiravano fuori dalla naftalina cimeli di parole: piacere, desiderio, coito, libido, eros, orgasmo… Nonostante o, piuttosto, proprio per questa onnipresenza, i dibattiti non cessavano di farsi sempre più complessi: si discuteva del sesso che non faceva più parte della sfera privata; della giustizia che perdeva la testa non appena si parlava del sesso; del tabù del sesso nella borghesia – quanto alla classe operaia, perfino i trotskysti non sapevano che dirne –; negoziati petrolio contro sesso; relazioni complesse del sesso, della falce e del martello; pregiudizi morali che si nascondevano dietro i discorsi del sesso; della sdrammatizzazione del sesso che persisteva a non ergersi fiero come Artaban; della verità dell’essere rivelato dal sesso, ma anche della necessità di liberare il sesso per liberarsi del sesso; dell’importanza del fattore sesso nella corsa alla Presidenza; dell’ingiustizia del commercio del sesso a due velocità; dell’apertura probabile della Chiesa al sesso; del posto complesso del corpo tra il sesso e il genere; dell’interfaccia sessuale del colonialismo, ecc. ecc. Nessuno ci si ritrovava più veramente, ma in questa confusione, alcuni/alcune speravano, con tutto il cuore, che si sarebbe regolata la questione del femminismo che, tranne le donne, rompeva le scatole a tutti. Il problema era che ci fosse, sempre, il rischio che qualcuno/qualcuna dicesse che gli uomini e le donne avessero un sesso diverso. C’era, sempre, un uomo che diceva che anche il suo sesso era amabile, raggiante, dolce, attento e vulnerabile; c’era, sempre, una donna pronta a dire che anche il suo sesso era esigente, egoista, selvaggio, tellurico. E ce ne erano, sempre di più, che non si ritrovavano affatto, né in quei paragoni, né in quegli sproloqui. Le discussioni, sempre più confuse, finivano sempre più disastrosamente. Ed era tanto più seccante in quanto nessuno era soddisfatto – in ogni caso, non c’era più una regola cui rifarsi –, tutti sapevano, tutti mentivano e tutti iniziavano ad averne veramente abbastanza di questa overdose. Il sesso, allora, prese la situazione in mano. Si dava il caso che ci fosse abbastanza tempo, alcuni avevano pensato di guadagnare un pò di denaro, facendo pagare la sola cosa che era gratuita e – nella migliore delle ipotesi – gratificante: l’amore. Tuttavia, nonostante i suoi successi innegabili, c’era ancora gente che diceva che, dietro a tutto questo, si nascondessero ben scellerati progetti. Prese, allora, il toro per le corna per far cadere i deplorevoli tabù che lo riguardavano. In un primo momento, il sesso utilizzò abbastanza efficacemente – si deve riconoscerglielo – gli argomenti di autorità, l’intimidazione, le provocazioni. Niente di più classico. Iniziò gradualmente: per evitare di dover rispondere alle critiche cui era confrontato, adottò, allora, sistematicamente, un epiteto che supponeva avrebbe chiuso, immediatamente, il becco a tutti i suoi oppositori: puritano/puritana. Lo testò sui/sulle docenti di filosofia e funzionò. “Imbecille”, passi pure, ci si poteva tentare di difendere, ma “puritano/puritana”, era impossibile. Sarebbe stato come dire che non si fosse libero/libera, non moderno/moderna, fuori tendenza, fuori tempo. E, dunque, che non solo non si era capito niente, ma che si era, anche, conformista, tradizionalista, reazionario. Esauriti, alla lunga, questi argomenti, decise di scegliere qualche capro espiatorio. Ancora un classico. Più i suoi bersagli erano importanti, più era contento. Ma quello che aveva in testa, a termine, era, in tempo utile, di poter dirigere contro di loro, la collera, l’odio di tutti quelli (soprattutto uomini, le statistiche erano senza appello) che, sperando di identificarsi con lui, non ci riuscivano. Pensava anche di essere in grado di dirottare contro i suoi/le sue nemici/nemiche tutte le frustrazioni del mondo. Sui sistemi da adottare, c’erano tanti esempi nella storia che non doveva far altro che rovistare là, tra quelli che considerava, per lui, i meglio operativi. Quanto alla difesa del proprio onore – cui pretendeva, con forza, aver diritto come tutti – ne era tanto più irritato in quanto aveva, nel corso dei secoli, preso l’abitudine di averne una concezione tutta particolare. Nonostante tutto, c’erano ancora luoghi dove era, ancora, persona non gradita. Non smetteva di imbucarcisi; e, in questo, era imbattibile. Si intrufolò dappertutto senza vergogna; lo buttavano fuori della porta, rientrava dalla finestra. Di ogni sua più piccola avanzata faceva una Austerlitz. Da allora, divennero sempre più numerose le persone che prendevano sempre meno la parola. Si aggiungevano a tutte quelle che, da lungo tempo, non osavano, non sapevano, non volevano parlare né di sesso né di sessualità. E, soprattutto, a tutte quelle che non comprendevano bene il rapporto tra loro e il proprio sesso. Ebbe una bellissima idea e decise di lasciare la parola alle sue lavoratrici. Ebbero molto successo. Molto presto, il sesso decise di portare un interesse tutto particolare alle femministe. Per questo, non si fece difficoltà: più è grande, meglio è, è ben risaputo. Quello che voleva, innanzitutto, era che ogni sospetto di criminalità che, da secoli, gli era stato cucito addosso, scomparisse. Poiché non era facile far ingoiare che fosse divenuto femminista – la pillola era un pò grossa, lo riconosceva lui stesso – decise di coinvolgere la cultura. Poiché rischiava di esserci una overdose di calo della pornografia – decisamente, dopo il Kama-Sutra, era difficile fare di più e di più nuovo – inventò un trucco molto efficace: quando il sesso scemava, ne spandeva un pò o molto, dappertutto: una piccola aggiunta di sado-masochismo qui; una riabilitazione di de Sade là. Una riscrittura della storia femminista qui, una scena di bordello là. Un pò di Hugh Hefner come modello di libertà di stampa qui; molti reportages sui/sulle “trafficati/trafficate” del sesso là. Tutto questo – e molto altro ancora – finì per ottenere i suoi effetti. Infine, divenne, ormai, scontato – se si credeva a quanto si leggeva, si vedeva, si sentiva tutti i giorni – che la libertà sessuale (l’espressione, è vero, non era, veramente, chiara ed era, dunque, fatta per la sua faccia) fosse sinonimo di donne nude (all’arte e a Courbet, maggiormente, fu non poco fatto ricorso) , di ammucchiate, di scambismo, di pornografia, di sado-masochismo. E poiché tutto questo necessitava di luoghi per tutte le borse, ne creò di molto funzionali, molto puliti e pieni di soggetti ben disposti. Si discusse, in alcuni paesi, del consenso dei bambini, non durò a lungo. Una volta che il sesso era ben entrato nella testa, non veniva contestato più da nessuno che “vendersi” fosse l’unica soluzione. Non c’era, infatti, altra alternativa né alla disoccupazione – dato che non era indennizzata da nessuna parte – né alla morte per inedia, non avendo da mangiare. Il sesso aveva fatto grandi passi, ma non gli bastava. Continuò a pensare e, a forza di riflettere – poiché aveva molto denaro, questo aiutava – decise di attaccare l’insegnamento. In filosofia, si studiavano – purgati di tutto l’inutile - Nietzsche, Schopenhauer ai quali si aggiungevano de Sade, Sacher-Masoch, Krafft-Ebing, Lombroso, Darwin, Bataille, Gyotat... Nelle lezioni, si riprese da zero la storia dell’umanità: quelle sulla libertà, sulla scelta, sul libero arbitrio, sul consenso, insegnate al primo anno, ne erano i fondamenti. Il libertinaggio si fece etico; il patriarcato, impostura; il desiderio, ragione; la confusione intellettuale, criterio di eccellenza. Coinvolse, anche, il campo religioso unitamente al pagano e alle sette: creò icone, santi, idoli, sacerdotesse per celebrare il suo culto. Scoprì che c’erano testi internazionali che parlavano di “cose” che lo facevano sentire a disagio, perché era scritto che fare denaro vendendo il sesso di altri era vietato. Decise, dunque, – alla chetichella, senza che nessuno lo sapesse e senza parlarne in pubblico, ed era veramente maligno – di pagare lautamente menti molto brillanti perché lo sbarazzassero di quelle vecchie “cose”. E perché coniassero per lui parole nuove che gli calzassero come un guanto. Un grande passo in avanti era compiuto. Ottenne, così, che, come articolo 1, “Il diritto al sesso” e, come articolo 2, “Il diritto di sfruttare se stessi per conto di terzi” fossero inseriti nella nuova Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Insieme al suo compare, lo Stato, escogitò – per proteggersi da ogni denuncia indebita - un articolo 3 che creava il reato di “aiuto non intenzionale alla criminalità internazionale organizzata”. Questo – utilizzato, una sola volta, per un fannullone – sostituì tutti gli altri testi inseriti, da lustri, in codici che nessuno più leggeva né più utilizzava. Ottenne che gli/le abolizionisti/abolizioniste fossero perseguiti/perseguite per complicità di crimini. Ma esitò, un istante, a chiedere, simbolicamente, l’abolizione dei privilegi che gli abolizionisti avevano, sosteneva, indebitamente ottenuto su di lui. Superò i suoi scrupoli e trionfò senza troppe difficoltà. Ottenne che la divisa della nazione divenisse: “Libertà, redditività, sessualità”. Certi/certe difesero il mantenimento del riferimento all’eguaglianza; la contesa non durò a lungo. Ottenne che ogni città fosse obbligata a costruire – oltre agli alloggi sociali –luoghi (capanne, garages, zone di sesso, drive-in, luoghi di incontro provvisti di tutte le stelle della Pirelli: gli appelli di offerta furono lanciati) dove si potesse carezzarlo, guardarlo, praticarlo, lodarlo, prestarlo, venderlo, torturarlo... mattino, mezzogiorno e sera. Ottenne che fosse considerato, per chiunque, un motivo automatico di separazione essere privato, indebitamente, di sesso. L’insegna all’ingresso dei luoghi pubblici riportava: Grazie alla cultura, all’insegnamento, al diritto, alla politica, ampliò ancor più il suo potere, i suoi principi, le sue ambizioni. Creò Coppe del mondo, Olimpiadi, parchi a tema, spazi pubblici, centers parks, festivals, saloni, templi, agenzie, fiere, accademie del sesso. In quei luoghi, decise che le pulsioni e le capacità sessuali sarebbero state, concomitamente, eccitate, migliorate, arricchite, rese più efficaci, più competitive, più redditizie. L’ingresso era gratuito per le ragazze, fino al giorno in cui l’offerta superò la domanda; allora, divenne a pagamento per tutti, ma detraibile dalle tasse. Ma c’era, sempre, qualcuno, nonostante tutto, pronto a dire che faceva denaro in modo poco cattolico. Un giorno, sentì una frase: Ma questo non gli bastava sempre. Fintanto che ci fosse stato ancora qualcuno da affrontare e, perfino, da convincere, avrebbe significato aver qualcosa da provare, cosa che non voleva in alcun caso. Si disse, allora, che il miglior modo per evitare di doversi continuamente, giustificare – prova di debolezza per eccellenza – fosse di rifarsi una verginità politica ex nihilo o quasi. Si pagò, allora, il lusso di dirsi non abbastanza pagato, sfruttato, dominato, violentato. Incontrò qualcuno che gli disse di essere stato violentato: dichiarò che era veramente contro e che era molto male. Ma c’era, nonostante tutto, sempre qualcuno/qualcuna pronto/pronta a dire che fosse dalla parte dei farabutti. Decise, allora, di coinvolgere la critica del sistema: poiché c’era, già, non poca gente là, si fece subito degli amici. Dichiarò di contestare l’ordine stabilito. Affermò che era il difensore dei/delle poveri/povere, degli/delle sfruttati/sfruttate, degli/delle esclusi/escluse, che era il portavoce delle vedove e degli/delle oppressi/oppresse. Per essere quello delle femministe, dovette attendere un pò. Scrisse di essere multiculturale e, perfino, di difendere tutti i sans-papiers; sul piano mondiale, era molto. Si fece l’apostolo della lotta contro tutti i tabù e tutte le stimmate, contro tutte le trasgressioni e tutte le discriminazioni. Non aveva tempo di essere diplomatico; faceva fuoco di ogni bosco. Ebbe successo tra gli anarchici, i libertari, i sinistrorsi, gli ecologisti. Erano tutti molto contenti di loro. Finalmente, la loro cattiva coscienza – per quelli che ne avevano una – poteva riabilitarsi senza più ingombrarli troppo. Tutti gli altri ridevano o sogghignavano, non appena si parlava di lui, l’abitudine ne era divenuta una seconda natura. Quello che vedeva era che funzionava. Aveva il mondo alla sua portata: era, ormai, libero, abbondante, di facile accesso. Maggiore, minore e vaccinato. Andò dritto per la sua strada e gestì, energicamente, tutti i problemi che incontrò. Si inquietò, per un attimo, del calo del desiderio, degli uomini virili. Si doveva, infatti, – ed era, per lui, vitale – aumentare, incessantemente, la domanda che non poteva né stagnare, né ancor meno regredire. Poco importava. Fece appello alla tecnologia che venne in suo aiuto. Esseri-sessi-macchine – di tutte le taglie, di tutti i colori, di tutte le età – furono inventati/inventate; inondarono il mercato. Per meglio farne comprendere l’utilità, la funzione, i vantaggi e la maniera di servirsene, li/le diffuse, gratuitamente, in tutte le scuole. E organizzò – per festeggiare questa titanica innovazione culturale – gigantesche feste, nel corso delle quali si bruciarono tutti i gods (di un profitto ridicolo) in immensi e salvifici autodafé. Si inquietò, per un attimo, del costo crescente delle mazzette e della corruzione che, giorno dopo giorno, finiva per aggravare il debito. Poco importava. Decise di non perdere più il suo tempo in seduzioni aleatorie, misere bugie. Comperò tutti i governi, i parlamentari e altri “fronzoli”. Poiché, in ogni caso, non servivano più a nulla e, per sopramercato, si facevano ingiuriare tutta la giornata, si dissero che, almeno, con lui, potevano mantenere – e, per certi versi, nettamente aumentare - il loro tenore di vita. Non erano esigenti: uno o due soltanto cavillarono sui termini del contratto; non si sentì più parlare di loro. Da quel momento, tutto divenne più semplice. Possedette lo Stato, tutti gli Stati – tanto più che, lui, aveva un progetto planetario – e ne fece la sua proprietà privata: non doveva che chiedere quello che voleva ed era fatto all’istante. Si inquietò, per un attimo, per le continue difficoltà nel reperire la materia prima per alimentare il mercato. Perchè i più ricchi non volevano gli/le esseri-sessi-macchine che aveva inventato e continuavano a reclamare esseri umani in carne, ossa e sesso; e, per i molto, molto ricchi – era previsto sulla carta – anche con l’anima in più. Poco importava. Soppresse gli arresti continui, le decisioni di allontamenti ripetuti, le messe in centro di ritenzione, i rapimenti, le razzie costose, puntuali, eternamente a ricominciare. Dichiarò lo stato di guerra permanente. La democrazia non resistette a lungo: era da troppo tempo che ingoiava rospi, detto e fatto di tutto, che nessuno, neppure quelli che erano pagati per renderla ancora un pò credibile, ci credevano più. Si inquietò, infine, che alcuni/alcune, qui e là, stentassero ancora a credere nell’avvenire e negli slogans che proponeva, imponeva, esigeva: Poco importava. Decise che non aveva più tempo di trattare individualmente con i/le recalcitranti. Agevolmente scovati da tests di selezione, raggiungevano nei campi quelli e quelle che non ne volevano sapere di lui, a nessun prezzo, che non sognavano che castità, integrità, ripiego su di sé, rispetto di sé, individuo. E che erano rinchiusi/rinchiuse da tempo. Tutto quel bel mondo – senza il becco di un quattrino – lavorava il giorno a turni di 3x8, per fornire di prodotti inutili miliardi di individui che erano stati persuasi della loro assoluta necessità, mentre, la notte, tutti, dopo le selezioni che decidevano delle destinazioni, dovevano baciare ed essere baciati. Indifferentemente e obbligatoriamente. Nessuna scusa era ammessa; ancora di più, alla minima resistenza, la dose era raddoppiata. Sapeva, infatti, da tempo che non c’erano che la guerra e la carestia, la cui funzione era di costringere i popoli a eseguire la volontà fatta legge dai più forti. Lo stupro generalizzato/razionalizzato contribuiva, più efficacemente di ogni altra cosa a spezzare quelli e quelle che persistevano a tentare di continuare a credere che potesse esserci una vita in cui il sesso avrebbe trovato il giusto posto che ciascuno/ciascuna poteva, avrebbe ben voluto accordargli. I metodi che impiegava, in quei campi, erano un misto di quelli venuti dalle piantagioni, dalle trincee, dalle prigioni, dalle gangs, dalle agenzie nazionali per l’impiego, dai bagni, dalle catene di montaggio, dagli stadi. Su vasta scala. Ma, quelli dei bordelli – quelli che avevano così ben dato prova nella storia, che erano riusciti a far scomparire dalla memoria del mondo decine di milioni di donne che c’erano state rinchiuse – furono i modelli di base: erano i meglio rodati e, soprattutto, i soli giustificati. In breve, non funzionava male. Anche troppo bene. Poiché fece tanto e così bene, che alla fine, aveva ammassato tutta la fortuna del mondo – anche dopo i pagamenti dei mercenari, dei dealers, dei politici, dei giornalisti, dei guardiani, ne restava ancora abbastanza – ma non c’era più nessuno. Sulle rovine fumanti di tutte le guerre che aveva scatenato per alimentare il mercato, sulle rovine di tutte le persone stuprate, usate, distrutte, stritolate, aveva finito per fagocitare tutto, fatto tabula rasa di tutto. Non restavano più che i parchi nazionali, pieni di animali selvaggi, ma non c’era più nessuno che li nutrisse o stesse alla biglietteria all’ingresso. Il mondo non era più che un gigantesco e mostruoso fallo, ai lati del quale le Twin Towers sarebbero sembrate capanni per conigli. Il sesso – tutto solo – aveva vinto. E si dovette ricominciare tutto. Affermare che ci sono essere umani. Tra gli altri… http://www.youtube.com/watch?v=Ip6YbWrwIFE http://www.france24.com/fr/20110519-debat-affaire-DSK http://www.youtube.com/watch?v=2k16TR3bD5M http://www.ndtv.com/video/player/special-report/power-sex-and-politics/94822 Daniela Zini Lunedì 14 Novembre,2011 Ore: 14:24 |