Non guardateci straniti

di Virginia Mariani

Una nuova esperienza di vita da condividere


Da qualche tempo ho capito qualcosa in più di me stessa: se non ne faccio esperienza diretta, non comprendo situazioni e sentimenti. È una grave mancanza e più passa il tempo e più mi rendo conto che ho vissuto gran parte della mia esistenza a metà perché senza una vera e profonda empatia verso il prossimo.

Ebbene due mesi fa, il primo aprile, sono diventata mamma del non tanto piccolo Lucio che per nove mesi è stato il destinatario dei miei pensieri scritti in rima (libricino allegato) e che ora è la presenza totalizzante delle mie giornate. Il suo arrivo ha cambiato tutto, o quasi, e se prima viveva in me ora sono io che vivo in lui e per lui. Fin da quando ho pensato di conservare il suo cordone ombelicale: mesi e mesi di ricerche, di contatti mail, di colloqui con specialisti, di conti con le proprie sostanze economiche… per poi decidere che forse è meglio donarlo, poiché la conservazione forse è più un business che altro. E quindi altri mesi per capire come fare fino al giorno in cui raggiungo l’ospedale per avviare la pratica e rendermi conto che neanche donare è facile: pagine e pagine da compilare, con malattie mai sentite anche dei parenti prossimi da denunciare, con l’impegno di sottoporsi a controlli e analisi prima e dopo il parto… me ne ritorno a casa piangendo (ma non basta un sì o un no?) perché il cordone andrà buttato. Probabilmente sarebbe andata comunque così dato il lunghissimo travaglio vissuto con accanto mio marito, ma fatto è che mi sono sentita impotente nel gestire la mia stessa volontà.

Già, la mia volontà era pure quella di dare alla luce il mio bambino con parto indolore: tante ricerche pure su questo per valutare pro e contro, ma per seguire e possibilmente essere seguita dal mio ginecologo ho dovuto partorire in una struttura che non effettua questa provvidenziale pratica. Ne chiedo le ragioni e la risposta è che si risparmia sugli anestesisti investendo quel denaro in altro. La struttura è privata a partecipazione pubblica e è un ente ecclesiastico: come non pensare che la donna non possa partorire senza dolore per non contravvenire al dettato veterotestamentario?

“Forse…”, “non…”: è una serie di dubbi e di negazioni che mettono in questione l’essere e negano all’assere di sussistere. Ma quasi quasi fanno bene quelle persone che rinunciano a pensare e a mettere in discussione il sistema per lasciarsi vivere e lasciare fatalisticamente che tutto vada come deve!

Eppure non desisto e proprio perché questa nuova esperienza mi ha resa più vera e consapevole continuerò, nel mio piccolo e per il mio piccolo, a essere quel ‘tafano’ di socratica memoria nel porre agli altri, e prima ancora a me stessa, domande su ciò che ci circonda, a partire dallo stile di vita e dall’impatto ambientale che hanno le nostre scelte: dunque stiamo crescendo Lucio con i pannolini lavabili e con una serie di altri accorgimenti, dal limitato uso di detersivi all’uso oculato dell’acqua, in modo da limitare sprechi, anche di denaro, e inquinamento. Quando ne parliamo in famiglia e a ogni occasione, anche con i fratelli e le sorelle di chiesa, inizialmente ci guardano per lo più straniti, ma davvero non importa: sento che anche questo fa parte del nostro essere pienamente discepoli di Gesù Cristo!

Virginia Mariani



Sabato 23 Luglio,2011 Ore: 21:28