Recensione
Il Cristo predicato

di Luigi Sandri

da Adista Segni Nuovi n. 11 del 11/02/2012


Diverse iniziative si stanno predisponendo per celebrare, tra cinque anni, il quinto centenario dell’inizio della Riforma. Il 31 ottobre 1517, Martin Lutero presentò le 95 tesi che misero in discussione radicale la prassi e la teologia delle indulgenze e che – insieme ad altri elementi ecclesiali e politici – avviarono quella “protesta” che cambiò il volto della Chiesa e della società in Europa.
Anche se, formalmente, non è stato scritto in vista del prossimo centenario, il libro Martin Lutero, Il Cristo predicato, curato da Stefano Cavallotto – docente di Storia del cristianesimo e delle Chiese all’Università di Roma “Tor Vergata” – può assai utilmente essere letto da chi non abbia una sufficiente cognizione storica della vicenda di Lutero, della sua teologia e degli eventi che coinvolsero la cristianità nel Cinquecento. Ai sermoni pubblicati, infatti, l’autore premette una corposa introduzione di un centinaio di pagine: una sintesi ragionata, documentata e rigorosa della vita di Lutero, e delle tappe principali del suo contrasto con Roma papale. Un contrasto che il Riformatore esprimerà in modo scultoreo in alcune opere come Sul papato di Roma, Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca, La cattività babilonese della Chiesa, La libertà del cristiano. Ma egli non dimenticherà questi temi anche nella predicazione alla gente semplice, pur affrontandoli con toni più quieti e in un contesto liturgico, sempre partendo da brani biblici.
Di questi numerosi sermoni, Cavallotto ne ha scelti otto, che vanno dalla prima domenica di Avvento alla Pentecoste. Non meraviglia, certo, che Lutero sottolinei continuamente la centralità di Cristo e la salvezza che Dio, per mezzo di Lui, gratuitamente dona all’umanità; impressiona però ancor oggi il suo argomentare, al tempo stesso stringente e didascalico, che – possiamo immaginare – toccava profondamente le persone che lo ascoltavano, perché lo capivano. Ad esempio, nella terza domenica di Avvento egli lesse alcuni versetti del capitolo 23 dell’Evangelo di Matteo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Fate e osservate quanto vi dicono, ma non agite secondo le loro opere… Essi legano insieme fardelli pesanti e insopportabili e li impongono sulle spalle degli uomini, ma loro non vogliono muoverli nemmeno con un dito».
 Parole che egli commentò così: «Tutto ciò che essi dicono, in accordo con Mosè, fatelo e osservatelo, ma ciò che insegnano e fanno di diverso non osservatelo. A maggior ragione dovremo ascoltare i nostri farisei, sulla cattedra di Cristo, soltanto quando predicano l’Evangelo ai poveri, ma non dobbiamo ascoltare né osservare ciò che essi insegnano e fanno di diverso. Così vedi quanto abilmente i rozzi papisti abbiano posto questo brano alla base del loro insegnamento, delle loro menzogne e del loro potere, benché non ci sia passaggio più fortemente avverso ad essi e che condanni più severamente la loro dottrina di questo. Infatti le parole di Cristo sono chiare e ferme: Non fate secondo le loro opere. Ma il loro insegnamento è la loro opera e non viene da Dio. Sono un popolo capace solo di mentire e di falsificare la Scrittura» [pp. 157-59].



Marted́ 07 Febbraio,2012 Ore: 16:50