Segnalazione libraria
PETROLIO, IL SANGUE DELLA GUERRA
Da Bagdad a Tripoli: stesso disegno neocoloniale
Nuovo libro di Agostino Spataro
Pubblichiamo alcuni materiali relativi al nuovo libro, in corso di stampa, di Agostino Spataro dal titolo "PETROLIO, IL SANGUE DELLA GUERRA- Da Bagdad a Tripoli: lo stesso disegno neocoloniale". Il libro si compone di 308 pagine. Si venderà sui siti: www.ilmiolibro.it e www.feltrinelli.it e anche nella rete nazionale delle librerie Feltrinelli. Per info vedi il sito www.infomedi.it. Di seguito l'Introduzione + Indice e una biografia dell'autore.
(Carta di Laura Canali apparsa su “Limes” 1/11. Si ringrazia Lucio Caracciolo per la gentile concessione) Foto in copertina, nostra rielaborazione da immagine del sito: www.sullanotizia.com che ringrazio, così come Klari Laky per la collaborazione tecnica. Avvertenza: per ogni pezzo sono indicate fonte e data di pubblicazione per consentire al lettore di contestualizzarne il contenuto. INTRODUZIONE Da Bagdad a Tripoli: lo stesso disegno Questa pubblicazione nasce dall’esigenza di far circolare, in forma di libro, una selezione di miei articoli semiclandestini, molti pubblicati all’estero e/o in giornali online i cui direttori, sentitamente, ringrazio. Il problema non è personale, ma costituisce una tendenza generale. Da un certo tempo, i “grandi quotidiani” italiani non sembrano gradire, e pubblicare, punti di vista divergenti dalla loro linea politica editoriale. Confesso che, da giornalista, la cosa mi amareggia assai. Tuttavia, finché c’è il web (libero) c’è speranza! Purtroppo, così operando, i padroni del “cartaceo” e i loro direttori executive stanno accelerando la crisi, la fine dei giornali, lasciando al web il futuro dell’informazione. Questo libro, stampato a pagamento per non disturbare nessu-no, si snoda lungo un filo conduttore che, partendo dalla gu-erra in Iraq, evidenzia un inquietante disegno di “riconquista” neocoloniale di taluni paesi del Medio Oriente e della sponda sud del Mediterraneo. In realtà, il punto di svolta è stato l’orribile attentato alle “torri gemelle” di New York col quale i suoi autori, dichiarati o presunti, hanno inteso inaugurare il nuovo secolo. Il 9/11 bisogna ricordarlo per la morte di tremila vittime innocenti e anche perché ha aperto un’altra fase della tenebrosa regressione “liberista” che sta mettendo a rischio le conquiste di libertà e di democrazia e la stessa convivenza pacifica fra le nazioni. Con la scusa di esportare (con gli F16) la democrazia, i diritti umani, ecc, le più forti potenze della Nato, (alcune ex coloniali: Francia, Inghilterra e- in seconda fila- Spagna, Italia, Belgio, Portogallo), si vogliono impadronire delle aree più pregiate del mondo arabo e islamico. Specie di quelle che sfuggono alla loro influenza politica ed economica. Sono stati perpetrati interventi politici e militari gravissimi che, fino a qualche anno fa, l’Onu condannava come inam-missibili ingerenze negli affari interni di Stati sovrani. Oggi, invece, stranamente, in parte, li autorizza. Evidentemente, al Palazzo di Vetro c’è qualcosa che non sta funzionando secondo lo Statuto. Per gli arabi non c’è pace E’ inutile fingere. Gli obiettivi sono il petrolio, questo maledetto petrolio che sta avvelenando gli uomini, l’aria e la Terra, e il controllo strategico delle grandi vie commerciali e dei nuovi mercati, delle infrastrutture di approvvigionamento e delle enormi risorse finanziarie dei Paesi arabi. Sembra che agli arabi sia negato il diritto a vivere in pace! Il principale conflitto che li tormenta, quello arabo-israeliano, dura da 63 anni e non s’intravvede una conclusione a breve. Liberatisi dal colonialismo europeo nel secondo dopoguerra, i popoli arabi rischiano di passare dalla padella di regimi militaristi illiberali e, talvolta, perfino tribali, alla brace di potenze straniere promotrici di un neo-colonialismo che non esclude- come si è visto in Afghanistan, in Iraq, in Somalia, in Libia, ecc - l’intervento militare diretto e/o indiretto. Tale condotta evidenzia un dato allarmante: il ricorso, sempre più frequente, da parte delle “potenze” occidentali all’intrigo politico e all’opzione militare per risolvere le controversie internazionali. In realtà, il colonialismo, la guerra sono scelte disperate operate da gruppi di potere dominanti che non riescono a vedere altre vie di soluzione dei problemi. Scelte, dunque, irresponsabili, inquietanti che stanno cambiando i termini dello scambio fra Occidente e Oriente islamico. Si sta passando, infatti, dall’auspicato rapporto paritario per il co-sviluppo a una nuova dipendenza dei paesi produttori da quelli consumatori d’idrocarburi. Quello che abbiamo temuto sta accadendo Quello che abbiamo temuto sta accadendo: invece del dialogo, della cooperazione euro- araba e mediterranea, sta tornando la guerra, comunque camuffata e combattuta, per il controllo delle risorse energetiche e finanziarie. Una guerra asimmetrica, crudele che ha già mietuto centinaia di migliaia di vittime, distrutto culture e Paesi; che bisogna vincere in fretta perché la Cina si avvicina, sempre più minacciosa, a quest' area vitale del mondo. La madre di tutte le battaglie (speriamo solo politiche e commerciali) è, per il momento, rinviata. Probabilmente, si combatterà fra qualche anno, nell’area del Pacifico. A tale, tenebroso appuntamento sembrano prepa-rarsi Usa e Cina, i due principali protagonisti del confronto che- non è escluso- si possa concludere con un accordo spartitorio globale. All’orizzonte del futuro del mondo, si profila un nuovo dualismo egemonico che non sopporta un terzo soggetto primario qual è l’Unione europea, così come si va configurando: un’entità politica dotata di una moneta forte (com’è l’euro) e di una politica di cooperazione che guarda al mondo arabo, all’Africa e alle altre regioni emergenti. Sembra che nei programmi degli strateghi Usa e cinesi non ci sia posto per questa “vecchia” Europa autonoma che si rinnova e rilancia la sfida. Sarebbe d’ostacolo e soprattutto una concorrente forte e con le carte in regola. Perciò, deve essere indebolita, divisa e ri-allineata al potente alleato d’oltre Atlantico. Attacco all’euro e riconquista neocoloniale Da qui, il micidiale attacco all’euro, muovendo dai punti più deboli della catena (Grecia, Spagna, Italia, ecc). Ironia della logica, della buona finanza: l’euro è sotto attacco non per la sua debolezza ma per la sua forza. Perché fa paura! Perciò, devono fiaccarlo, degradarlo, possibilmente estro-metterlo dal paniere delle monete che contano. Devono farlo oggi, prima che si completi il processo di unione politica da cui nasceranno un nuovo governo europeo e la prima potenza economica del Pianeta. Domani sarebbe davvero imbarazzante se non impossibile. L’attacco all’Europa e la “reconquista” del mondo arabo costituiscono, pertanto, due tasselli- chiave nella più generale lotta per la supremazia mondiale. Intanto, servono a salvaguardare la traballante primazia del dollaro e a garantire alle multinazionali (in gran parte Usa) affari colossali e una quota rilevante dell’approvvigiona- mento d’idrocarburi e un flusso di petro- capitali indispen-sabili per le dissestate finanze occidentali. Sotto tiro i principali partner commerciali dell’Italia L’Italia, e la Sicilia, sono state trascinate in questa “nuova avventura” un po’ controvoglia. Anche perché queste guerre e/o “primavere”, scoppiate in pieno inverno, si stanno sca-tenando soltanto contro i regimi di quei paesi di cui l’Italia è il primo o il secondo partner commerciale. A conferma segnalo alcuni dati recenti relativi all’interscambio fra Italia e i 5 Paesi arabi in crisi, elaborati dalla Camera di commercio italo araba (su baste ISTAT) e relativi al periodo gennaio-settembre 2010-2011.
(fonte: Bollettino mensile Camera di commercio Itarab, gennaio 2012, in www.infomedi.it) Nello stesso periodo, le importazioni italiane d’idrocarburi dal mondo arabo sono diminuite rispettivamente del 7,4 e del 3,5%, ma è aumentato l’esborso del 20,5% (da 39 a 47 miliardi di euro). Insomma, un affarone per l’Italia! Casualità o c’è dell’altro? La risposta potrebbe venire da chi tiene l’agenda. Non vogliamo gridare al complotto. Ma nemmeno ignorare la realtà dei dati oggettivi derivati dalla sequenza degli avvenimenti: Iraq, Libia, Tunisia, Egitto, Yemen e domani, forse, anche Siria e Iran, tutti principali clienti e fornitori dell’Italia. Mentre la calma regna, sovrana, nelle più illiberali e oscu-rantiste dittature petrolifere del Golfo. Una doppiezza che denuncia una sensibilità democratica a senso unico che non si applica- per esempio- alla dittatura dello sceicco del Bahrein impegnato, da quasi un anno e con l’aiuto diretto dell’esercito saudita, a reprimere nel sangue una rivolta popolare che chiede libertà di voto e di espressione. Nessuno parla e scrive di questa tragica “primavera”. Forse perché il Bahrein ospita le sedi di grandi banche e una poten-te flotta Usa? Perciò, sarebbe tempo che gli interventisti nostrani spiegas-sero al popolo italiano le vere ragioni per le quali hanno schierato le nostre Forze Armate in operazioni politico-militari che, oltre a violare i principi di non ingerenza e di sovranità di paesi esteri, danneggiano gli interessi nazionali del nostro Paese. L’Italia e la Sicilia sono territori strategici, al centro di questo Mediterraneo turbolento e attraversato da conflitti vecchi e nuovi, perciò devono essere politicamente normalizzate e militarmente pronte per svolgere al meglio il loro ruolo. Questo parrebbe il “programma”. Tuttavia, non tutto è scontato. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il…mare. C’è il nostro Mediterraneo delle grandiose civiltà che, certo, non accetterà di farsi ridurre a mero ricetto di traffici e materiali altamente inquinanti e ad area nevralgica di una strategia aggressiva contro popoli e Paesi che, con noi della sponda nord, hanno dato vita alla filosofia, alla scienza, alla democrazia. La militarizzazione delle relazioni intra-mediterranee vanificherebbe l’ipotesi di trasformare l’area mediterranea in uno dei principali poli dello sviluppo mondiale e riportarla al ruolo antecedente al 1492. La risposta neocolonialista potrebbe non funzionare. L’errore è sempre in agguato. Come abbiamo visto, in anni recenti, gli strateghi dell’interventismo non sono infallibili, anzi, più volte, hanno sbagliato analisi e alleanze, tempi e modi d’intervento. Unire l’Europa, unire il Mediterraneo Nel mondo, anche in quello arabo, persino negli Usa, c’è tanta gente che rifiuta questa oscura prospettiva; che lotta e spera in un avvenire diverso, di pace e di fratellanza universale. Cito per tutti l’esempio più chiaro: l’America del Sud, dove è nata una grande speranza per il mondo intero. Qui, infatti, governi e movimenti democratici, progressisti stanno lottando, con successo, per riaffermare la loro sovranità e libertà, il loro diritto all’indipendenza economica, al benessere condiviso, alla vita. Lottano anche per noi che non riusciamo a vedere oltre il telefonino e l’automobile. E’ tempo che i cittadini arabi ed europei facciano, insieme, la loro parte per riaffermare le loro autonomie e diversità cultu-rali, i loro stili di vita, per unire l’Europa e il Mediterraneo. A tal fine, bisognerebbe ri-orientare le proteste dei giovani e dei lavoratori verso un grande progetto di cambiamento nella pace, alternativo al fallimentare modello sedicente “liberista” delle relazioni economiche e commerciali internazionali. Concludendo. Desidero chiarire che, denunciando tali manovre, non ho inteso difendere dittatori e satrapi, già abbattuti o ancora al comando, con i quali i capi delle potenze neocoloniali “castigatrici” hanno fatto affari scandalosi, anche privati, ma solo riaffermare i principi di non ingerenza e del rispetto dell’altrui sovranità nazionale. Ed anche la necessità di una lotta popolare per la democrazia vera e per la pace e il benessere condiviso, per salvare l’uma-nità da una prospettiva tragica e miserabile. Si può fare! Ma ci vorrebbero idee nuove e soggetti politici ben orientati e determinati. Agostino Spataro Joppolo Giancaxio, 22 gennaio 2012 INDICE INTRODUZIONE pag. 6 Capitolo primo pag. 12 DELLA GUERRA E D’ALTRI ACCIDENTI Le vere ragioni della guerra di Bush Iraq: le stesse potenze per lo stesso petrolio Verso un impero americano? Armi chimiche, attenti al marchio La guerra è anche contro l’Europa Attentati suicidi: una terrificante novità Capitolo secondo pag. 51 GUERRA AL TERRORISMO O A CHI? Bin Laden come l’Araba fenice Oriente e Occidente: la grande incomprensione Saddam Hussein: il prima e il dopo Saddam Hussein e l’Italia Moro è caduto per aver troppo capito e troppo osato Capitolo Terzo pag. 75 MEDIO ORIENTE: IL CONFLITTO INFINITO Per una vera pace in Medio Oriente Dopo Arafat, arriverà la pace? Andreotti terrorista? Fermare il massacro israeliano a Gaza Gerusalemme, la solitudine d’Israele 1988. Gli israeliani fanno saltare la “Nave del ritorno” dei palestinesi L’Italia riconosca lo Stato palestinese Capitolo quarto pag. 122 GUERRA ALLA LIBIA Si può ancora trattare col regime libico? Petrolio e dittature Libia: Italia de nuevo en guerra Sicilia-Libia, un’illusione mediterranea L’Italia e la crisi libica Libia: la Nato può vincere la guerra, ma perdere il dopoguerra Capitolo quinto pag. 160 MONDO ARABO, FASCINO E CONTRADDIZIONI Fondamentalismo islamico o islam politico? Yemen, paese di Bin Laden o della regina di Saba Quando un sultano sbarca a Palermo Le mutilazioni genitali femminili Una lettera da Damasco Primavera araba: rivolta o rivoluzione? Capitolo sesto pag. 197 EUROPA SOTTO ATTACCO L’uovo del serpente La dittatura degli investimenti Attacco all’euro, attacco all’Europa Crisi europea: finirà come in Argentina? Capitolo settimo pag. 219 LA SICILIA FRA TENSIONI E COOPERAZIONE La Sicilia fra Europa e Mediterraneo L’Isola al centro di un sistema agro-alimentare mediterraneo Mediterraneo, la centralità ritrovata Da Sigonella la guerra al terrorismo Basi militari: patti segreti e finti bisticci Esiste ancora la questione meridionale? La Sicilia al tempo della globalizzazione Portaerei e hub energetico: i due poli del futuro siciliano Capitolo ottavo pag. 271 L’IMMIGRAZIONE COME RISORSA Quando i clandestini siciliani sbarcavano in Tunisia L’immigrazione come risorsa Le strane rotte che portano gli immigrati in Sicilia Morte sotto la luna Oltre Lampedusa La moderna schiavitù Gli immigrati nell’Italia che verrà: società laica o mosaico di comunità? Agostino Spataro Giornalista, già deputato nazionale, direttore di “Informazioni dal Mediterraneo” (www.infomedi.it), collabora con “La Repubblica” e altri giornali e riviste. Biografia: http://it.wikipedia.org/wiki/Agostino_Spataro Ha scritto vari saggi, fra i quali: “Per la Sicilia”, (presentazione di Giorgio Napolitano), Agrigento, 1982 “Missili e mafia”(con P. Gentiloni, A. Spampinato) Editori Riuniti, Roma,1985 “Oltre il Canale- Ipotesi di cooperazione siculo - araba”, Ed. Autonomie, Roma, 1986 (tradotto in arabo) “Missili addio!”, Edizioni La Zisa, Palermo, 1988 “I Paesi del Golfo”, Edizioni Associate, Roma, 1991 “Il Mediterraneo” (con Bichara Khader), Editrice Internazionale , Roma, 1993 “La notte dello sceicco”-Reportage dallo Yemen- Edizioni Associate, Roma, 1994 “Il turismo nel Mediterraneo”, Editrice internazionale, Roma,1998 “Mediterraneo, l’utopia possibile”, Editrice internazionale, Roma, 1999 “Il Pianeta unico” (con Naom Chomsky, Ricardo Petrella, ecc), Eleuthera, Milano, 1999 “ Le tourisme en Méditerranée”, Editions l’Harmattan, Paris, 2000 “Il fondamentalismo islamico- Dalle origini a Bin Laden”, (presentazione di Yasser Arafat ) Editori Riuniti, Roma, 2001 “El fondamentalismo islamico- El Islam politico”, Editora Rosario, Argentina, 2004 “Sicilia, cronache del declino”, Edizioni Associate, Roma, 2006 “Monica - Storia di un’infanzia ritrovata”, Ilmiolibro, Roma, 2011 Venerd́ 20 Gennaio,2012 Ore: 18:44 |