NONANTOLA UNA NAVE DI PIETRA VENUTA DALLA FINE DEL TEMPO

di Beppe Manni

(Gazzetta 16 IX 2018)
‘O felix culpa’ il terremoto del 2012 che ha permesso il restauro dell’ Abbazia di Nonantola: domenica 16 settembre dopo sei anni di lavori viene riaperta al culto.
L’Abazia di Nonantola è una nave di pietra venuta dalla fine del tempo. I generali romani pagavano i soldati con appezzamenti di terra divisi in centurie: Sestola, Cento, Quarantoli, Decima…Nonantula appunto. I monasteri nati nel VI secolo dopo la caduta dell’impero romano d’occidente nel 476, furono i custodi della cultura romana e latina.
A Nonantola già fiorente colonia romana, nel 752 fu costruito un monastero benedettino da Anselmo cognato di Astolfo re de Longobardi. Poi i Franchi di Carlo Magno li sconfissero e l’Abbazia divenne un importante baluardo non solo militare ma anche culturale e religioso tra i bellicosi confinanti: i bizantini di Ravenna, le città di Mutina e Bononia, le terre di Matilde di Canossa, i popoli germanici dell’oltralpe.
Nel X secolo il monastero raggiunse il massimo splendore con i suoi mille monaci, il suo scriptorium-tipografia, la sua ricchissima biblioteca e i tesori che custodiva. Qualche preziosa testimonianza è ancora conservata nell’attuale bellissimo museo: codici miniati, reliquia della santa Croce, vasi sacri ecc. I corpi di sette santi tra i quali due papi, Silvestro e Adriano nella cripta. I suoi vasti possedimenti e privilegi che imperatori e papi vollero donare all’Abate ne fecero un importante centro nel cuore dell’impero carolingio. I pascoli, i boschi, le foreste e le paludi, ricchi di selvaggina e pesca furono progressivamente bonificati e abitati. Le 4500 pergamene conservate negli archivi testimoniano i rapporti che Nonantola aveva con tutta l’Europa. Alcune sono firmate da Carlo Magno, Ludovico il Pio, Lotario, Ottone I, Federico, Matilde di Canossa. Nel 1084 l’Abate Godescalco fondò la Partecipanza distribuendo 762 ettari terra ai contadini. Ai benedettini subentrano nel XVI secolo i Cirtencensi. E la nave ha continuato a navigare. Dopo il Concilio di Trento l’Abate Commendatario Carlo Borromeo fondò il seminario che rimase in funzione fono al 1972.
Durante la Guerra il monastero-seminario nascose e salvò dai tedeschi settantatre ragazzi e ragazze stranieri ebrei che abitavano Villa Emma, per opera dei cittadini nonantolani, del medico Moreali e di don Arrigo Beccari. Questo prete eccezionale subito dopo la guerra fondò a Rubbiara una scuola Popolare simile a quella di Barbiana di don Milani. La Partecipanza continua ancora la sua opera.
Oggi dopo secoli di interventi possiamo finalmente ammirare in tutto il suo splendore le bianche sculture del protiro, le absidi in cotto illuminate dal sole, l’ampia navata e la cripta con la sua selva di 80 colonne.
Leggiamo sui muri del palazzo abbaziale una scritta che riassume il ruolo storico del monastero benedettino di Nonantola: “Monachi benedectini - Codices exscripserunt - Agros tribulis paludibus informes coluerunt - Peregrines et paupers hospitio exceperunt - Bene de posteris meriti” “I monaci benedettini, scrissero codici, coltivarono terreni coperti di rovi e paludi, accolsero nell’ospizio pellegrini e poveri, sono certamente meritevoli di essere ricordati dai i posteri”.



Domenica 14 Ottobre,2018 Ore: 17:21