Dialogo con l’islam: intervista con il cardinale Tauran

2011-08-20 Radio Vaticana

Promuovere la dimensione spirituale dell’uomo: è il tema del Messaggio ai musulmani del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso in occasione della fine del Ramadan. Il messaggio, pubblicato ieri, sottolinea dunque che la relazione con la trascendenza fa parte della natura dell’uomo. Romilda Ferrauto ha chiesto al presidente del dicastero vaticano, il cardinale Jean-Louis Tauran, di spiegarci come è nata la scelta del tema per il Messaggio di quest’anno:

R. – En cours des voyages que j’ai fait l’an passé je me suis aperçu ..
Nel corso dei viaggi che ho compiuto l’anno scorso, mi sono reso conto del fatto che in tutte le società, anche in quelle a maggioranza musulmana, c’è tanta informazione, ma poca riflessione. Questo significa che le giovani generazioni sono super-informate ma hanno difficoltà ad organizzare il proprio pensiero. Penso – come dice il Santo Padre – che il silenzio e la riflessione siano prioritari. Pascal scriveva: “La grande disgrazia degli uomini è che non riescono a stare tranquilli in una stanza”. In mezzo al rumore, all’agitazione del mondo nel quale viviamo, abbiamo bisogno ogni tanto di poterci ritirare nella nostra camera, in silenzio, e di organizzare il nostro pensiero a partire dalle informazioni che abbiamo ricevuto.

D. – Si può dire che in qualche modo il dialogo, oggi, debba concentrarsi su quello che ci unisce piuttosto che su quello che ci separa, nel contesto attuale?

R. – D’abord, il faut toujours se souvenir que le dialogue interreligieux c’est une …
Tanto per incominciare, è necessario tenere a mente sempre che il dialogo interreligioso è un’attività religiosa: infatti, non sono le religioni che dialogano ma i credenti che si incontrano, anche se sono di culture e di tradizioni diverse. Quindi, lungi dal giustificare barriere e divisioni, essi devono spingere i loro fedeli a superare le barriere dell’incomprensione e dei pregiudizi favorendo l’apertura all’altro nel reciproco rispetto.

D. – Ma possiamo dialogare anche su quello che ci separa?

R. – Ça dépend. Avec les musulmans, c’est un peux difficile …
Dipende. Con i musulmani è un po’ difficile, per ragioni che non posso spiegare in questa sede. Abbiamo difficoltà in particolare con l’Università di Al Azhar del Cairo, in questo momento. Credo però che sia necessario soprattutto privilegiare i rapporti umani, i contatti, perché il dialogo interreligioso si basa sostanzialmente sulla stima reciproca che inizia con il rispetto per poi finire con l’amicizia. E in questo momento, quello che conta è l’amicizia: costruire l’amicizia.

D. – Lei terrà nei prossimi giorni una conferenza sul tema: “Bisogna avere paura dell’islam?”. Perché questa domanda torna tanto spesso? C’è una risposta?

R. – Pourquoi les musulmans font peur? D’abord, parce-que on ne les connait pas …
Perché i musulmani fanno paura? Intanto, perché non li conosciamo, e quindi ci si basa sui cliché che sono diffusi dai mass media. Bisogna anche dire che l’islam di per sé è di sua natura piuttosto complesso: è, al tempo stesso, una civiltà, una religione, un sistema politico, non rientra nei nostri schemi mentali. Inoltre, non si può certo negare che il terrorismo fondato su motivi religiosi, faccia paura. Io vorrei dire: non bisogna avere paura dell’islam nella misura in cui siamo cristiani convinti, informati e formati. Se invece siamo cristiani “tiepidi”, allora sì, dobbiamo avere qualche timore. Ma io credo che questo timore sia salutare, nel senso che è un richiamo ad un cristianesimo più ragionato, che conosca veramente le ragioni per le quali crede e in Chi crede.

D. – Questa domanda rischia di essere riproposta in occasione de decimo anniversario dell’attentato dell’11 settembre …

R. – Le Pape, d’ailleurs, a condamné de manière extrêmement vigoureuse …
Il Papa stesso ha condannato in maniera forte il terrorismo motivato da considerazioni religiose: non è lecito uccidere in nome di Dio!

D. – Il Ramadan sta per finire; tra due mesi, a ottobre, rappresentanti delle principali religioni del mondo si ritroveranno ad Assisi, 25 anni dopo l’incontro storico voluto da Giovanni Paolo II. Quale sarà lo spirito di questo nuovo incontro di Assisi?

R. – Je crois d’abord ce sera une occasion, d’après ce que le Pape désire, de …
Credo che, secondo il desiderio del Papa, sarà un’occasione per riflettere nel silenzio e nella preghiera, non comune – evidentemente – ma ciascuno secondo la propria tradizione, per valutare quale contributo ciascuno di noi possa dare alla società, come credenti. E quindi ripetere sempre che la pace è possibile, che Dio ha creato l’uomo affinché fosse felice: noi siamo stati creati dall’Amore per la felicità, per la vita. Si tratta di fare della nostra società un luogo dove è bello vivere insieme, essere felici insieme. Non è possibile essere felici gli uni senza gli altri, e tantomeno gli uni contro gli altri.

D. – Quella Giornata sarà anche una commemorazione. Lei crede che sarà trattata anche la questione della libertà religiosa? Non si può dimenticare che ci sono dei cristiani, nel mondo, che soffrono. Lei ha ricordato l’Egitto, pensiamo anche a quello che accade in Pakistan e in altri Paesi …

R. – Je pense dans les interventions; le Pape, aussi, je pense, en parlera. …
Sì. Penso che se ne parlerà negli interventi, e penso che anche il Papa ne parlerà. La libertà religiosa è un po’ un banco di prova: quando è minacciata la libertà religiosa, in realtà anche tutte le altre libertà lo sono. E’ inconcepibile che nel 2011 ci siano ancora dei credenti che proprio perché sono credenti siano oggetto di discriminazione e perfino di esecuzioni! Proviamo, là dove noi viviamo, a scoprire cosa possiamo fare insieme per il bene della società! E io credo che in particolare la testimonianza della preghiera sia molto importante. E’ necessario ricordare che ogni fine settimana, in tutto il mondo, ci sono milioni, milioni e milioni di musulmani, di cristiani e di ebrei che si riuniscono per pregare nelle loro sinagoghe, nelle loro chiese, nei loro templi; è, questo, un patrimonio spirituale a disposizione dell’umanità intera … Credo sia necessario che ci vedano pregare e che non abbiamo paura di mostrarci perché, senza Dio, il mondo è un mondo caratterizzato dalla finitezza, dalla morte, in definitiva … (gf)

Articolo tratto dal sito: http://www.news.va/it/news/dialogo-con-lislam-intervista-con-il-cardinale-tau



Domenica 21 Agosto,2011 Ore: 10:41