Decima Giornata Ecumenica del Dialogo Cristiano-Islamico
DIALOGO, PLURALISMO, DEMOCRAZIA: IL NOSTRO COMUNE ORIZZONTE.

Cogliere le differenze come bene comune

di LAURA TUSSI

Il dialogo tra le persone e tra i popoli necessita di pluralismo e democrazia, il nostro comune orizzonte, dove il termine dialogo presuppone lo strumento della ragione, del logos umanistico, che sia mezzo critico per porre le istanze e le rivendicazioni dei diritti umani dei più deboli, degli oppressi e degli emarginati, in rapporto dialettico con le istituzioni e i governi, tramite spinte e pressioni rivoluzionarie e di cambiamento dal basso, con azioni di disobbedienza civile, di cittadinanza attiva, tramite movimenti nonviolenti per la pace che rivendichino il diritto umano al bene comune e alla felicità, nel riconoscimento delle differenti culture, delle loro tradizioni, delle spiritualità implicite e delle esigenze religiose, che necessitano di incontro e confronto per vincere la paura dell'altro, dell'ignoto, di ciò che non si conosce, nel dialogo positivo e propositivo tra fedi, culti e religioni, per costruire insieme la pace, attraverso percorsi di speranza e convivialità, raccontandosi la vita, per scoprirsi tutti migranti e bisognosi di aiuto, riscoprendo la gioia del dialogo, del porsi in relazione, nell'amore per la Madre Terra e per tutti gli esseri viventi. La Decima Giornata Ecumenica del Dialogo Cristiano-Islamico apre a tutte le altre tradizioni e religioni al fine di raggiungere un'unità di senso e significato, un comune orizzonte di idee, in un alto momento di incontro pluralista e democratico, basato sulla dignità delle differenze che costituiscono il vero motore attivo e libertario dei popoli, per i principi sociali, etici e civili, per i principi valoriali imprescindibili di uguaglianza, fraternità e libertà all'interno del tessuto sociale, nella costruzione di ponti di relazioni, sollecitando l'incontro, l'amore, la pace, oltre i muri, i pregiudizi, le guerre, nella valorizzazione di tutti gli esseri umani, della loro dignità, specificità, spiritualità e creatività, dove il dialogo sia considerato principio intangibile delle Costituzioni Democratiche, per costruire rapporti di pace e fraternità tra popoli, genti e minoranze, senza barriere ideologiche, ma tramite la ferma considerazione del valore dell'aiuto e del sostegno umanitario, per una svolta umanistica, in cui il più debole, l'emarginato, l'oppresso siano redenti, salvati, valorizzati, in questa nostra società, dove purtroppo prevalgono l'egoismo, l’individualismo, la sete dissennata di potere che muove e provoca la guerra come pretesto di guadagno e speculazione, in cui l'intero apparato industriale militare, l'intera produzione bellica sono fonte di arricchimento dell'oligarchia del potere a discapito del valore della dignità dell'essere umano. La guerra, il terrorismo sono strumenti di prevaricazione che fomentano la paura, incitando allo scontro tra civiltà, all'eclisse della ragione umana, dove invece lo slancio dialogico agevola l'incontro e il confronto con l'altro che è portatore di una differente, relativa e plurale identità, nell'afflato universale della convivialità delle differenze, per intessere relazioni di pace negli equilibri istituzionali, dettate da scelte politiche giuste e ponderate, basate sul valore del bene comune, all'interno della collettività umana, nell'alto portato umanistico dell'incontro tra differenti civiltà, tra fratelli e sorelle, tra uomini e donne, tra giovani e adulti, in nome dell'amore per la Madre Terra e per tutti gli esseri viventi. Il bene comune deve essere salvaguardato dalle parti in dialogo all'interno della società che vede la compresenza di etnie, lingue, culture, religioni e tradizioni diverse, nell'ambito dello stesso tessuto territoriale, dove gli operatori di pace e di dialogo e tutte le persone hanno il dovere civico di arrestare e prevenire la deriva etica e politica, abbietta e corrotta e vigilare sui continui attentati agli equilibri costituzionali e alle coscienze civili, sui rischi di assuefazione al degrado morale e istituzionale e ad un linguaggio politico aggressivo e volgare che ostacolano la convivialità all'interno del tessuto comunitario, che presenta proprie implicite differenze orientate alla ferma fiducia nella costruzione di città del dialogo, disarmate dalle violenze, dalle discriminazioni, dai razzismi, dalle paure, dalle solitudini. Nella società interculturale, il bene comune non deve essere mercificato e strumentalizzato dalla logica perversa del potere delle multinazionali e della capitalizzazione forzosa delle risorse e delle fonti energetiche. È necessario intessere ponti di dialogo e reti di relazioni per evitare la supremazia dei potentati dei signori dell'atomo, del petrolio e della guerra, perché la forza della Nonviolenza, la disobbedienza civile consistono proprio nella volontà di far prevalere la verità, il dialogo tra le parti, la Pace senza ideologizzare i contenuti, evitando strumentalizzazioni, in contesti plurali e multiculturali.

La democrazia e la forza della verità devono prevalere sull'egoismo più abietto, contro la perversa logica capitalista del potere che vuole mercificare tutto tramite le grandi lobby del libero mercato e le multinazionali del liberismo più sfrenato, che disprezzano il valore dell'ambiente, della persona, del rispetto dei diritti umani, travalicando il vero significato e il prioritario principio del bene comune. Ci dobbiamo riappropiare dell'azzurro che non è il colore di un becero partito del Presidente del Consiglio, ma è il colore del cielo, del mare, dell'aria, dell'acqua che ci appartengono, sono i nostri beni comuni e dobbiamo difenderli e tutelarli dalla privatizzazione mercificatoria, in favore della vita e dell’ appartenenza plurima alle molteplici culture, nell’alto proposito di superare i pregiudizi consolidati, gestire i conflitti culturali, stemperare paure e ostilità, in una concezione di laicità aperta, relazionale ed inclusiva che coglie le differenze come bene comune.

Laura Tussi

 

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Marted́ 21 Giugno,2011 Ore: 23:26