Lettera agli uomini e alle donne di buona volontà in occasione della sedicesima giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico

di Karima Angiolina Campanelli

Bi-smi 'llāhi al-Rahmāni al-Rahīmi
La lode sia resa ad Allah (Dio) in principio e alla fine.
Ebraismo, Cristianesimo e Islam. Fra i punti di contatto tra le religioni abramitiche vi è una "regola d'oro": Rabbi Hillel (Shabbat 31a): «non fare agli altri quello che non vuoi che essi facciano a te»; Gesù (Mt 7,12, Lc 6,31): «tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro»; Muhammad (40 ʾaḥādīthe di an-Nawawi 13): «nessuno di voi è un credente fino a quando non desidera per il suo fratello quello che desidera per se stesso». Se rinunciamo al dialogo non sarà più possibile vivere insieme in un mondo libero, rispettoso delle diversità, dove vi sia giustizia per tutti.
Come musulmana desidero ardentemente un confronto dialettico, lo stesso che l’Islàm illuminato introdusse nei secoli passati all’interno del pensiero e della civiltà occidentale, per oppormi con il dialogo, la cultura e la bellezza dell’arte, al dramma e alle tensioni politiche che oggi, come in altre epoche oscure, separano uomini e popoli, seminando odio e paura tra le diversità etniche-culturali e religiose. Prego che l’Italia divenga presto una nazione vibrante di vita, edificata da un nuovo Rinascimento che la riporti alla fama mondiale di fucina di arte e bellezza, di pluralità, cultura, accoglienza, generosità, tolleranza e condivisione. Mi rivolgo a tutte le donne e uomini di buona volontà, ai coraggiosi e coraggiose, a tutti coloro che vogliono lavorare uniti per creare una civiltà della giustizia e della pietas. Perché rivolgo il mio appello ai coraggiosi e coraggiose? Perché ci vogliono coraggio e volontà per trasmutare la realtà in cui viviamo; l’epoca di Babele, l’epoca del non ascolto, del linguaggio contorto, dello sproloquio, delle offese, della rabbia, della mistificazione. Razzisti e xenofobi dai teleschermi incitano quotidianamente all’odio, alla paura del diverso. Questi inoculatori di veleni sono diventati i nuovi profeti, i valorosi patrioti che lottano per difendere i confini della nostra “civiltà”.
Dalla politica alla finanza, dalle istituzioni ai media, nella strada o nelle banali discussioni domestiche , assistiamo (e partecipiamo) al suicidio della comunicazione e della verità. L’odio impera mentre continue interferenze e interruzioni, più o meno aggressive, impediscono l’ascolto “ dell’altro “. L’altro non è più un abitante del pianeta, è un alieno, è il diverso: quello da temere, quello che non parla come me, che non mangia come me, che non prega come me, che non ha il mio odore e colore. E’ il “nemico” da mettere in ridicolo, quello a cui dobbiamo imporre il nostro punto di vista, quello da minacciare o mettere in guardia, quello da ricattare moralmente! Gli uomini costruiscono muri sempre più invalicabili. Guerre di inciviltà in ogni angolo del pianeta ci svegliano ad ogni alba con le grida delle vittime innocenti sacrificate al dio denaro. C’è forza vendicativa in una parte del pianeta che opprime, e una disperazione nell’altra parte del pianeta che subisce. Non facciamo altro che domarci “Perché qualcuno non fa qualcosa per cambiare la situazione”. Quando prenderemo consapevolezza che quel qualcuno siamo NOI!! Abbiamo dimenticato che la grande ricchezza dell’umanità sta nella cooperazione, nella solidarietà!
Non ci sentiamo ascoltati e non ascoltiamo. Eppure, tutti abbiamo sperimentato almeno una volta nella vita la profonda frustrazione, l’ irritazione e dispiacere quando parlando con qualcuno ci accorgiamo che non presta attenzione alle nostre parole, ai nostri accorati appelli.Ascoltiamo selettivamente, prediligendo solo alcune parti dei discorsi, così che i nostri timori, prevenzioni e paranoie possano subito formulare giudizi inappellabili. Così facendo perdiamo irrimediabilmente la comprensione dei contenuti e delle emozioni. La condizione primaria perché il dialogo sia possibile tra gli umani è il rispetto! Reciprocamente abbiamo il dovere di comprendere l’altro lealmente nelle sue intenzioni e esternazioni. I dialoghi umani stanno diventando conversazioni senza capo ne coda, dialoghi tra sordi. Dovremmo ascoltare la vita e i nostri fratelli e sorelle nell’umanità come ascoltiamo la musica, mettendo in campo tutta la sensibilità, l’attenzione, la comprensione, l’intelligenza, l’empatia di cui siamo capaci. Potremmo scoprire universi splendenti dentro di noi se solo attivassimo l’audace telescopio del cuore, scrutando senza timore gli infiniti cieli che completano le creature umane su questo pianeta. Se aprissimo le nostre orecchie al vero ascolto, alle inarrestabili melodie che ogni uomo e donna, nella gioia e nel dolore, nelle diversità dei credo, nel colore che i diversi idiomi intonano, la nostra vita diverrebbe col permesso del Misericordioso un opera d’arte di mirabile bellezza.
Mi rivolgo a tutti, e con affetto alle donne, sorelle, amiche, compagne. La donna ha un ruolo di grande responsabilità nell’educazione dei cittadini che sono il presente e il futuro dell’umanità, noi donne di tutte le nazioni, atee o di diverse professioni di fede dobbiamo recuperare in noi stesse e insegnare ai nostri figli il valore del dono, della gratuità, della solidarietà. Questo capitalismo venefico ci ha imposto la logica del profitto ad ogni costo, del dare per ottenere, dello sfruttamento sfrenato senza rispetto per il pianeta e per le diverse forme di civiltà, senza salvaguardare le persone nelle loro naturali innate diversità. Questo meccanismo di ingiustizia sociale e di negazione dell’altro è la crisi che stiamo vivendo, è la barriera che ci separa, la catastrofe che ci annienterà!
Qualcuno disse che la nostra società è molto simile a una volta di pietre: cadrebbe, se le pietre non si sostenessero reciprocamente…. «Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre». »… Quando fu vicino, vedendo la città, pianse su di essa, dicendo: «Oh se tu sapessi, almeno oggi, ciò che occorre per la tua pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi. Poiché verranno su di te dei giorni nei quali i tuoi nemici ti faranno attorno delle trincee, ti accerchieranno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, (Vangelo secondo Luca,19,39-40-41-42-43-44)
La produzione deve servire ai bisogni reali degli uomini, non alle esigenze di questo malsano e devastante sistema economico; niente di quel che capita agli uomini è estraneo alla nostra esistenza. Siamo tutti uniti saldamente da legami invisibili: non si può umiliare e ferire una vita umana , senza umiliare e ferire l'anima dell'umanità. Dobbiamo instaurare tra gli uomini nuovi rapporti di collaborazione anziché di sfruttamento. Come il ricorso alla forza o alla violenza è espressione di debolezza, così la capacità di ascolto e dialogo è lo strumento e la ricchezza dei forti . Don Andrea Gallo diceva che dal dialogo con i laici, con gli atei, con gli agnostici, con i credenti di altre religioni non possono che nascere curiosità, rispetto, tolleranza e amicizia.
Quando l'odio diventa codardo, se ne va mascherato in giro per il mondo e si fa chiamare guerra per portare la “democrazia”
Salam shalom pace namasté
Karima Angiolina Campanelli
Regista, pittrice, autrice, musulmana

 



Martedì 24 Ottobre,2017 Ore: 15:20