DON TREPPIEDI: CONFERMATA LA SOSPENSIONE A DIVINIS. MA IL CASO “TRAPANI” NON È ANCORA CHIUSO

da Adista Notizie n. 12 del 31/03/2012

36598. TRAPANI-ADISTA. Nel ginepraio della diocesi trapanese, in cui da mesi si susseguono scambi di accuse e colpi di scena che vedono protagonisti, su fronti opposti, il vescovo mons. Francesco Miccichè e don Ninni Treppiedi – ex direttore dell’Ufficio amministrativo della diocesi di Trapani ed arciprete di Alcamo fino al marzo del 2011 – sembra che per quest’ultimo le cose si mettano sempre peggio.

Dopo essere stato iscritto nel registro degli indagati nell’ottobre scorso – a seguito delle indagini partite da una querela di Miccichè – per ricettazione, truffa, calunnia, falso ideologico, appropriazione indebita (v. Adista n. 80/11), anche dalla Santa Sede arrivano cattive notizie. Treppiedi si è visto infatti rigettare il ricorso presentato contro il provvedimento di sospensione a divinis comminatogli dal vescovo lo scorso anno. A renderlo noto il vicario generale della diocesi, mons. Liborio Palmeri in una  comunicazione ufficiale diffusa il 16 marzo scorso: “In conseguenza di ciò – vi si legge – don Treppiedi rimane vincolato dalla censura e pertanto sospeso da tutti gli atti della potestà di ordine e dall’esercizio di qualsiasi incarico o ufficio ecclesiastico a norma dei canoni 1333 e 1334 del Codice di Diritto Canonico”.

La Santa Sede, secondo quanto si legge su alcuni giornali locali (tra cui l’edizione di Palermo di La Repubblica), avrebbe intimato a Treppiedi di rendicontare una serie di spese: nell’ambito di alcuni lavori da svolgersi presso proprietà della chiesa di Catalafimi, risulterebbero infatti alienati 11 beni immobili per un totale di oltre 900mila euro, e una spesa complessiva di un milione di euro non sarebbe stata rendicontata. Ma non basta. Sembra che il Vaticano abbia avanzato anche altre contestazioni all’ex arciprete di Alcamo: l’appropriazione di 16mila euro pagati da un soggetto (che avrebbe confermato la circostanza) per l’acquisto da padre Treppiedi di beni ecclesiastici per 40mila euro e l’appropriazione di 147mila euro da conti correnti della chiesa di Calatafimi, il cui utilizzo non sarebbe stato mai rendicontato.

La conferma della sospensione di Treppiedi è per ora l’unica certezza in questa complessa vicenda che da un anno scuote le stanze della Curia trapanese. A dare il via al fuoco incrociato era stato il settimanale locale L’Isola che aveva chiamato in causa Miccichè per un presunto ammanco di oltre un milione di euro nella gestione di due fondazioni legate alla Curia e da lui presiedute: la Antonio Campanile e la Auxilium. Il vescovo aveva fermamente respinto ogni addebito, querelando sia il settimanale, sia Treppiedi che il vescovo accusava di «gravi illeciti amministrativi» (v. Adista n. 48/11).

Sul piano della giustizia civile le accuse avanzate nei confronti di Micciché sembrano essersi sgretolate: la magistratura dopo aver avviato un’attività di verifica sulla questione non ha infatti dato luogo a nessuna indagine.

Ma le cose potrebbero andare diversamente sul fronte ecclesiastico. Sembra infatti che mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara Del Vallo, inviato dalla Santa Sede a Trapani nel giugno scorso come visitatore apostolico, abbia concluso il mandato e consegnato in Vaticano la sua relazione nelle scorse settimane. Secondo indiscrezioni la vicenda potrebbe concludersi con la rimozione del vescovo o con le dimissioni volontarie da parte di Miccichè. Di rimozione avrebbe parlato anche, secondo quanto riferisce il giornalista Rino Giacalone (Antimafiaduemila 10/3), l’avvocato difensore di Treppiedi, Vito Galluffo che fermandosi a parlare con magistrati e giudici non avrebbe fatto mistero di questa notizia. Per ora dalle stanze vaticane nessuna conferma. (ingrid colanicchia)

 

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