L'iniziativa dei preti austriaci non si ferma

Newsletter 10 di Pfarrer-Initiative


Newsletter 10
di Pfarrer-Initiative
in “www.pfarrer-initiative.at ” del 20 settembre 2011 (traduzione: www.finesettimama.org)

Cari membri, sostenitrici e sostenitori!
Fin dal momento in cui l' “appello alla disobbedienza” è stato reso pubblico, ci è stato chiesto di ritrattare tale testo. È una cosa che in coscienza non possiamo fare perché continuiamo ad esser convinti del suo contenuto. La disobbedienza nei confronti di singole leggi e regole ecclesiastiche restrittive in vigore già da anni fa parte della nostra vita e del nostro lavoro pastorale. Dichiarare pubblicamente qualcosa di diverso da ciò che pensiamo e da come agiamo, renderebbe più acuta la dissonanza nella Chiesa e nella pastorale.
Siamo però consapevoli che la parola “disobbedienza” deve essere intesa come stimolo. Per questo spieghiamo volentieri che non intendiamo affatto una disobbedienza generalizzata per il gusto della contrapposizione, bensì un'obbedienza graduata, che dobbiamo innanzitutto a Dio, poi alla nostra coscienza e infine anche alle disposizioni ecclesiastiche. Abbiamo sempre considerato in quest'ordine la dottrina della Chiesa, il papa e i vescovi. E così vogliamo proseguire.
Per ora non è stata stabilita alcuna data per un ulteriore incontro del cardinale Schönborn con i quattro membri del nostro consiglio direttivo dell'arcidiocesi di Vienna. In quel dialogo da parte nostra devono essere date delle risposte alle domande che nel primo incontro ci sono state presentate in forma scritta.
Da diverse parti ci viene ripetutamente consigliato di cercare con il cardinale delle “soluzioni” sui temi più semplici tra quelli da noi affrontati. Nel consiglio direttivo però siamo dell'opinione che partner di dialogo dei vescovi su questi temi non deve essere la Pfarrer-Initiative, ma tutta la comunità cristiana: ad esempio in una prosecuzione del “Dialogo per l'Austria” o nel quadro dei futuri incontri previsti con i consigli delle comunità parrocchiali o di un altro procedimento sinodale. In caso contrario sarebbero alcuni rappresentanti dell' “alto clero” con alcuni rappresentanti del “basso clero” a parlare di ciò che riguarda tutto il popolo di Dio. Anche la richiesta di “scindere in vari punti” il nostro “pacchetto dell'appello” ci pare molto problematica. I temi che abbiamo citato sono tutti quanti, spesso e da tempo, preoccupazioni e domande formulate a noi dalla comunità cristiana, che non tocca a noi valutare.
I vescovi continuano a ripeterci, che noi come Chiesa locale possiamo procedere nel cammino solo con il papa e con la chiesa universale. Allora si pone però la domanda, fino a che punto il papa e la direzione della chiesa universale possono essere anch'essi invitati a procedere nel cammino con noi. Si mostra però sempre più chiaramente, che i nostri problemi e le nostre preoccupazioni non sono affatto solo temi “austriaci”. L'eco positiva che ci giunge da altri paesi negli ultimi tempi è in netto aumento. E perché i nostri vescovi non dovrebbero preoccuparsi di un consenso per cammini sperimentali a livello di chiesa universale? Il cardinale Schönborn ha detto tempo fa in un'intervista che ci sarebbe la possibilità per tali cammini. Solo che lui non si curerebbe di ciò.
Si ripete continuamente che i nostri temi e le nostre domande sono troppo “piccoli”, sono problemi minori. Si dice che si devono affrontare i “grandi” problemi: la ricerca di Dio da parte dell'uomo, i temi del futuro della nostra società e del mondo. Ma anche quando noi nel nostro “appello” e in altri testi affrontiamo prima di tutto problemi immediati della pastorale quotidiana, nelle nostre comunità sono molto ben presenti anche le “grandi” questioni. Altrimenti, di che cosa ci preoccupiamo prima di tutto nelle nostre comunità e con le nostre collaboratrici e collaboratori, se non della ricerca di Dio da parte dell'uomo, del linguaggio che possiamo usare per parlare di lui e per annunciarlo? Non sono forse prima di tutto le nostre comunità, quelle in cui si discute e si pratica la solidarietà con i poveri, sia vicini a noi che nel sud del mondo? Non ci preoccupiamo forse prima di tutto nelle comunità anche di come affrontare i grandi problemi della vita dei partner e delle famiglie, dei giovani e degli anziani ecc.? E se la Chiesa deve essere in dialogo con il nostro tempo sulle grandi questioni, quanto credibile è la “lingua del corpo” della Chiesa, se in essa non c'è un'adeguata partecipazione del popolo alle decisioni e agli orientamenti? Se si rinuncia all'esperienza di vita e di fede di tanti uomini e donne, e si fa sorgere l'impressione che si abbia timore dell'influenza del popolo della Chiesa come invasione di un pericoloso spirito del tempo? Per non parlare dell'esclusione delle donne dagli incarichi “sacri” della Chiesa, in una società che, superando la Chiesa, ha fatto la scelta (che è biblica!) dell'uguaglianza della donna.
Per l'inizio di ottobre siamo invitati alla riunione annuale dell'Associazione irlandese dei preti cattolici (ACP) a Dublino. Là ci sarà occasione di contatto con rappresentanti di analoghe reti di preti provenienti dagli Stati Uniti. L'ACP conta già 500 membri e si impegna in Irlanda sugli stessi temi e preoccupazioni nostri. Aumentano anche le collaborazioni con colleghi tedeschi. Recentemente si è messo in contatto con noi anche un prete dal Messico.

La nostra situazione attuale di membri e sostenitori:
Preti: membri: 338, sostenitori: 69
Laici: sostenitori/sostenitrici: 1037

Un'ultima indicazione per i nostri membri: la nostra riunione generale sarà domenica 6 novembre 2011, alle 15 a Linz, sarà inviato un invito personale. Ringraziamo di cuore per i molti segni di solidarietà negli ultimi mesi.

I membri del consiglio direttivo
Helmut Schüller, Hans Bensdorp, P. Udo Fischer, Franz Großhagauer, Gerald Gump,
P. Arno Jungreithmair,
Peter Paul Kaspar, Franz Lebenbauer, Franz Ofenböck, Wolfgang Payrich


Luned́ 10 Ottobre,2011 Ore: 14:15