P. BOURGEOIS RILANCIA: «SIANO I TEOLOGI A DISCUTERE LE MIE TESI SULLE DONNE PRETE»
di Agenzia Adista n. 69 - 01 Ottobre 2011
36313. NEW YORK-ADISTA. Bisogna riflettere a fondo sull’esclusione delle donne dal sacerdozio femminile, perché è tutt’altro che chiaro se si tratti o meno di un insegnamento infallibile della Chiesa. Questa, in sostanza, la richiesta del missionario pacifista statunitense della congregazione di Maryknoll p. Roy Bourgeois, al quale i superiori chiedono da mesi di ritrattare il proprio appoggio all’ordinazione femminile (v. Adista n. 28/11), pena l’espulsione dalla congregazione e la laicizzazione. Bourgeois, fondatore dell’Osservatorio sulla Escuela de las Americas (Soa Watch), la scuola statunitense che ha formato nel tempo l’intellighenzia anticomunista e militare di svariati regimi dittatoriali sudamericani, ha infatti concelebrato, nell’agosto 2008, l’ordinazione presbiterale di una donna, Janice Sevre-Duszynska, del movimento Roman Catholic Womanpriests. Vista la sua indisponibilità a ritrattare il sostegno all’accesso delle donne al sacerdozio, come richiesto dal Vaticano, il gesto gli ha dapprima procurato la scomunica automatica (latae sententiae) da parte di Roma – anche se non è mai pervenuto un documento formale in proposito – e poi l’ultimatum della propria congregazione religiosa, giunto a marzo con una lettera del superiore generale p. Edward Dougherty. A fine luglio, un secondo e ultimo avvertimento: se continuerà la sua «campagna in favore delle donne prete e non ritratterà pubblicamente la sua posizione in materia», sarà espulso dalla congregazione religiosa. I quindici giorni concessi per compiere questo passo sono ampiamente trascorsi e Bourgeois ha deciso di difendersi: ha chiesto, infatti, ai suoi superiori di incaricare teologi di fama affinché chiariscano se c’è materia per l’espulsione o meno. «Nonostante gli ordini apparentemente chiari della Congregazione per la Dottrina della Fede e le relative norme del diritto canonico – ha detto p. Thomas Doyle, canonista che difende Bourgeois e molte vittime di abusi sessuali, in una lettera del 16 agosto a p. Dougherty – la situazione nel suo complesso non è chiara e semplice». La materia, assai delicata, richiede «che si cerchi l’assistenza di teologi di fama allo scopo di andare più in profondità» su due temi: la pretesa della Chiesa dell’infallibilità dell’insegnamento che esclude le donne dal sacerdozio e il diritto di un cattolico di «agire e pensare secondo il dettame della propria coscienza», anche se questo comporta un conflitto con le massime autorità della Chiesa. Senza dire che, afferma Doyle, la scomunica e l’espulsione dalla congregazione sono misure sproporzionate rispetto al “reato”: per fare un paragone, preti e vescovi colpevoli di abusi sessuali – e dunque colpevoli del reato previsto al canone 1395 comma 2 del Codice di diritto canonico, che prevede anche la dismissione dallo stato clericale – non sono mai andati incontro a pene del genere. «Il contrasto è stridente – spiega Doyle – trentotto vescovi che hanno commesso gravi abusi sessuali che hanno causato gravi danni emotivi e spirituali a cattolici innocenti non hanno ricevuto sanzioni disciplinari, mentre vescovi (come mons. William Morris, vescovo di Toowomba in Australia, v. Adista n. 37/11, ndr) che hanno seguìto la loro coscienza e hanno messo in discussione pubblicamente pratiche o dottrine del Vaticano per il benessere spirituale dei fedeli, sono stati non solo umiliati, ma anche rimossi dal loro incarico». La posizione di Bourgeois, continua Doyle, è «condivisa da innumerevoli altre persone, tra cui biblisti, teologi e storici della Chiesa sia laici, che preti che vescovi», e il religioso l’ha assunta «in modo onesto, consapevole delle conseguenze che l’espressione di un’opinione contraria a quella del papa e di gran parte (come minimo) della Curia vaticana avrebbe portato». E tuttavia «non c’è prova di un consenso o di un’unanimità tra i teologi, i biblisti e i vescovi» sul fatto che l’interdizione al sacerdozio femminile sia «fondata solidamente». Insomma, è la conclusione del difensore di Bourgeois, c’è materia per sostenere che tutto il processo che ha portato all’ultimatum «deve essere rivalutato seriamente e senza timore». Nel frattempo, i sostenitori di Bourgeois si danno da fare: in una trentina, intenzionati a raccogliere firme di sostegno per il religioso all’ingresso della cappella della sede di Maryknoll, a New York, sono stati allontanati. La cappella, è stato dichiarato dal portavoce Mike Virgintino in un’intervista al settimanale National Catholic Reporter, è «privata», il campus è «proprietà privata» e l’intera struttura era «chiusa per eventi privati». Ora non resta che attendere la risposta della congregazione. La lettera di Doyle è stata ricevuta dai superiori di Maryknoll, che però non hanno ancora dato seguito alle richieste avanzate. (ludovica eugenio) Articolo tratto da Luned́ 26 Settembre,2011 Ore: 18:32 |