Ridiamo ai poveri monasteri, conventi e vecchie canoniche

di Beppe Manni

Fra qualche giorno l’ultimo padre redentorista Armando Rizzardo di 82 anni, lascerà la chiesa di San Giorgio di Modena. La congregazione missionaria dei Redentoristi, era nata alla fine nel 1732 per opera di S. Alfonso de’ Liguori a Napoli per aiutare i bambini abbandonati. Arrivarono a Modena nel 1904 e si sistemarono presso la chiesa di San Giorgio un santuario cittadino, dedicato a Maria Ausiliatrice del popolo modenese, costruito dal Vigarani dal 1647 al 1655. I frati non gestirono mai una parrocchia, ma curavano il servizio religioso della chiesa di via Farini e facevano le ‘missioni’ in città, con predicazioni quotidiane, messe e incontri con la gente.
Questo è solo uno degli ultimi istituti religiosi che se ne va da Modena.
Proviamo ad immaginare la Modena della metà del 1700, osservando le antiche strutture dei conventi ancora presenti. Tutti gli stabili intorno alla chiesa di S. Agostino tra via S.Agostino, Via Vittorio Veneto e via Berengario: Università, Ospedale, Biblioteca, Musei, erano occupati dagli Agostiniani. In via S. Agostino c’erano due conventi di suore. Nell’ex carcere d S. Eufemia un convento di suore. Nella parte Est della città il Seminario, il convento dei Francescani , dei Benedettini (ex distretto) e dei Gesuiti. Ad Ovest i Domenicani e le Domenicane, le Orsoline, le Figlie di Gesù. I Frati minori. Fuori dalle mura: le Carmelitane scalze, le suore del Buon Pastore. Vicino al cimitero i Cappuccini. E poi aggiungi le chiese e le canoniche, ecc... Quasi metà della città era occupata da costruzioni che ospitavano religiosi e religiose. Monasteri, chiese, conventi e ospizi. Probabilmente su una popolazione di circa 20.000 abitanti, potevano esserci più di cinquemila religiosi e religiose.
Quasi tutti gli istituti religiosi storici sono oggi vuoti. La ragione della loro nascita è scomparsa, in quanto la pur lodevole opera di supplenza con ospedali, orfanotrofi, scuole e aiuto ai poveri, è stata in gran parte sostituita dalle istituzioni civili dello stato laico. I conventi erano spesso contenitori per ragazzi e ragazze difficilmente collocabili nella città. Oggi infatti non ci sono quasi più vocazioni “nostrane” e quelle che ci sono vengono dall’estero.
Ma stanno nascendo anche a Modena nuove forme di comunità religiose più snelle e informali, che fondano insieme il desiderio di vita comunitaria e della preghiera, l’impegno per un servizio totale ai più poveri.
Rimangono enormi contenitori vuoti: chiese, conventi e strutture, che nessun ordine religioso riesce più a gestire e che sono difficilmente riciclabili.
Se la storia è maestra di vita. Per chi crede alla Provvidenza c’è un insegnamento nascosto. E’ venuto il tempo di una maggiore povertà per la chiesa, libera finalmente da ruoli e funzioni che non devono più essere sue. Disponibile a testimoniare il vangelo in leggerezza. Non è più il tempo, forse non lo è mai stato, di costruire grandi, visibili ed ingombranti strutture, ma spazi più snelli, multifunzionali. Che si propongono senza imporsi.
I nuovi conventi saranno case domestiche per piccoli gruppi che accolgono giovani disposti a fare un’esperienza forte di preghiera e di servizio ai tanti emarginati della città moderna. Luoghi accoglienti e aperti dove si possa entrare e uscire senza troppi prezzi da pagare.
E’ venuto forse il tempo che ai poveri vengano restituite case, beni e terre che nell’intenzione dei benefattori originari proprio a loro erano stati destinati e che negli anni sono diventati possedimenti e rendite spesso per i più ricchi.
Questo ci insegna padre Armado l’ultimo redentorista che lascia tristemente Modena.
Beppe Manni
 Pubblicato il 29-novembre 2010 Gazzetta di Modena


Mercoledì 01 Dicembre,2010 Ore: 16:22