FINISCE IL 2013, ANNO COSTANTINIANO FINIRA’ L’ ERA COSTANTINIANA?

di Raffaello Saffioti

Di voi pastor s’accorse il Vangelista,
quando colei che siede sopra l’acque

puttaneggiar coi regi a lui fu vista;”
Dante, Inferno, XIX, 106-108
LA FINE DEL 2013, ANNO COSTANTINIANO
Il mese di dicembre del 2013 segna la fine dell’ “Anno Costantiniano”, celebrato con molteplici, varie iniziative, per la ricorrenza del XVII secolo dal cosiddetto “Editto di Milano” di Costantino e Licinio.
La fine d’anno è tempo di bilanci. Che bilancio si può fare dell’Anno Costantiniano?
Un bilancio è già stato fatto il 21 novembre scorso nell’incontro avvenuto a Milano sul tema: “L’editto di Milano: libertà per i cristiani o anche inizio del connubio tra la Chiesa e il potere?” (relatori i proff. Remo Cacitti e Giovanni Filoramo).
1. TRA VANGELO E POTERE: UN LIBRO IMPORTANTE DI LUIGI SANDRI
Un notevole aiuto ci viene dato da un’opera che ha visto la luce nel mese di settembre: Dal Gerusalemme I al Vaticano III. I Concili nella storia tra Vangelo e potere, di Luigi Sandri (Il Margine, Trento, pp. 1080, 2013). “Un testo che, pur volendo raggiungere non principalmente gli studiosi ma la gente comune, costituirà d’ora in poi un irrinunciabile punto di riferimento per biblisti, storici e teologi” (Antonio Delrio, “Una storia dei Concili tra Vangelo e potere”, sulla rivista “confronti”, novembre 2013, p. 43).
Questo libro ha avuto una degna presentazione a Roma il 19 dicembre scorso dallo storico Adriano Prosperi e dal teologo Vito Mancuso.
Nel libro notevole spazio viene dato a Costantino e al “costantinismo” nel primo capitolo della Parte Prima, dal quale ricaviamo notizie preziose per una buona conoscenza degli argomenti che più ci interessano.
Nella Prefazione Sandri scrive:
“Uscendo, questo volume, nell’anno 1700° dall’Editto di Milano, nel 450° anniversario dalla conclusione del Concilio di Trento, e mentre si festeggiano le ‘nozze d’oro’ del Vaticano II (1962-65), ho la speranza che esso possa essere di una qualche utilità per la conoscenza e la comprensione anche di questi tre eventi, distinti, certamente, ma per taluni aspetti collegati.
… mi accontenterei di dare una mano a chi, senza essere storico o teologo, abbia comunque la curiosità di scandagliare almeno un pochino argomenti così vasti e complicati, anche a prescindere dalle commemorazioni e archiviate le celebrazioni” (p. 31).
Nelle pagine del Primo capitolo della Parte Prima, Sandri riporta il cosiddetto Editto di Milano”:
«Noi, dunque, Costantino Augusto e Licinio Augusto, abbiamo risolto di accordare ai Cristiani e a tutti gli altri la libertà di seguire la religione che ciascuno crede, affinché la divinità che sta in cielo, qualunque essa sia, a noi e a tutti i nostri sudditi dia pace e prosperità».
Proseguendo, Sandri scrive:
“Quest’affermazione centrale del cosiddetto Editto di Milano è stata, ed è, spesso intesa come la prova che Costantino (…) sia stato l’audace e coerente alfiere del principio della libertà religiosa; tuttavia, anche alla luce dell’attuazione e interpretazione concreta che egli stesso fece di quel testo, soprattutto dopo il Concilio di Nicea, tale giudizio dovrebbe essere criticamente ridiscusso. E’ vero, infatti, che il pontifex maximus diede uno spazio inatteso, grandissimo e prima impensabile, al cristianesimo; favorì enormemente la gerarchia della Chiesa ufficiale; esaltò la nuova religione facendo costruire imponenti basiliche come quelle della Natività a Betlemme, dell’Anastasis (Risurrezione) a Gerusalemme e di San Pietro a Roma; ma poi, a seconda delle sue convenienze politiche, egli punì severamente gli «anti-niceni», ritenendosi in diritto di stabilire, lui, la verità cristiana. Quanto poi agli altri «eretici» di vario tipo, rispetto al cristianesimo ufficiale, li affrontò con un punitivo decreto; …” (p. 54).
“Ai nostri giorni o comunque nel secolo che ci sta alle spalle, al di là del giudizio non criticamente vagliato per la libertà che l’Editto di Milano diede, allora, alla Chiesa, nell’establishment ecclesiastico (cattolico, ma anche ortodosso o evangelico) è mancata – rimozione ecclesial-psicanalitica per non fare i conti con domande estremamente imbarazzanti dal punto di vista del Vangelo e della rivisitazione storica? – una riflessione adeguata sulle conseguenze di lunghissima durata che avrebbe avuto, e ha avuto, il costantinismo.
… E il domenicano Marie-Dominique Chenu, riflettendo nel 1961 sul Vaticano II all’orizzonte, in un suo saggio auspicava con forza che, dal e con il Concilio, si consumasse la fin de l’ère costantinienne, quella che aveva innescato una simbiosi tra Chiesa e potere temporale che il teologo, valutando le «più scabrose peripezie di questo incontro», in una sua precedente opera così aveva descritto:
«Spesso lo Stato (Sacro Impero o regni) utilizzerà i valori religiosi per i propri fini politici; quale minaccia d’alienazione per il cristiano! Talvolta perfino la chiesa utilizzerà dei mezzi politici per far riuscire il vangelo nella storia; quale minaccia di perversione del lievito primitivo in questa teocrazia!» (p. 59).
Non è questa la sede per approfondire la vicenda storica di Costantino e dell’Editto di Milano. Ma sono da raccomandare, come istruttive, le pagine dell’opera di Luigi Sandri. E, inoltre, merita di essere segnalato il libro di Gianmaria Zamagni, Fine dell’era costantiniana. Retrospettiva genealogica di un concetto critico, Il Mulino, Bologna, 2012.
2. UNA INIZIATIVA SUL TEMA: “SONO RE, MA NON DI QUESTO MONDO”
A questo punto, per dire ancora dell’Anno Costantiniano, è utile richiamare come significativa l’iniziativa della Sesta Edizione di “La Bibbia sulle strade dell’uomo” sul tema “Sono re, ma non di questo mondo (Gv 18, 36-37). La buona notizia per un mondo altro”, che ha avuto luogo a Catanzaro – Cosenza - Messina dal 20 al 23 novembre scorso, organizzata da varie comunità ecclesiali, civili e culturali”.
Dal Documento allegato al Programma:
“Compito di questa sesta edizione di Bibbia sulle strade dell’uomo è voler vedere se le chiese storiche siano rimaste fedeli al mandato evangelico oppure se da quell’Editto il potere mondano abbia preso il sopravvento nelle chiese trasformandole in apparati secolari, elargendo privilegi quasi a riconoscerne una apparente superiorità spirituale, a volte lasciandole organizzarsi in una sorta di impero parallelo (teocrazia) che avrebbe affiancato e servito quello secolare (instrumentum regni).
… Per quasi duemila anni la chiesa si è proposta con guerre di religione e colonizzatrici, con persecuzioni, costrizioni, intolleranze, roghi, scismi, separazioni. Il “mea culpa” di Giovanni Paolo II (Giubileo 2000) ha elencato tutta una serie di misfatti delle chiese, ma poco o nulla è cambiato, rimanendo quel “mea culpa” soltanto pura dichiarazione senza efficaci conseguenze di cambiamento nel rapportarsi alla “cattolicità” dei credenti e degli uomini di buona volontà e al mondo dei poteri civili, militari e finanziari.
… Per noi il Regno è proposta di cambiamento di questo mondo in Regno di Dio, con logiche “altre” e con un Dio “altro” rispetto a quelle su cui si fonda l’ordine mondiale. In base a questa logica “altra” le comunità cristiane siamo chiamate a promuovere un ribaltamento dell’attuale sistema perché crediamo che questa buona notizia possa diventare praticabile. Siamo convinti, infatti, che le chiese debbano sempre più spogliarsi delle insegne temporali, per rivestirsi solo dell’annuncio del Vangelo.
… Crediamo possibile sovvertire questo sistema economico e finanziario che opprime la dignità della persona e toglie il giusto respiro al mondo che ci sostiene. Nella realizzazione del Regno di Dio qui ed ora le beatitudini evangeliche (Mt 5,3-12; Lc 6,20-23) e le opere di misericordia (Mt 25,31-46) siano per gli uomini tutti (anche per quelli che si dichiarano non credenti) lo stile di vita con il quale noi cristiani ci proponiamo come lievito e minoranza capace di cambiare e trasformare gli attuali assetti disumani e schiavizzanti”.
3. FINE DELL’ERA COSTANTINIANA: UN SOGNO CONCILIARE NON REALIZZATO
Il pontificato inaugurato da Papa Francesco, con parole e gesti, sta facendo parlare di una nuova primavera della Chiesa che alimenta le speranze di riforma.
Dopo la fine dell’Anno Costantiniano, si può sperare nella fine dell’Era costantiniana?
E’ stato già scritto che il sogno conciliare di una Chiesa capace di rinunciare al principio costantiniano dell’alleanza con il potere politico è rimasto un sogno irrealizzato.
Leggiamo la Costituzione pastorale “Gaudium et spes”, n. 76:
“Gli apostoli e i loro successori con i propri collaboratori, essendo inviati ad annunziare agli uomini il Cristo Salvatore del mondo, nell'esercizio del loro apostolato si appoggiano sulla potenza di Dio, che molto spesso manifesta la forza del Vangelo nella debolezza dei testimoni. Bisogna che tutti quelli che si dedicano al ministero della parola di Dio, utilizzino le vie e i mezzi propri del Vangelo, i quali differiscono in molti punti dai mezzi propri della città terrestre.
Certo, le cose terrene e quelle che, nella condizione umana, superano questo mondo, sono strettamente unite, e la Chiesa stessa si serve di strumenti temporali nella misura in cui la propria missione lo richiede. Tuttavia essa non pone la sua speranza nei privilegi offertigli dall'autorità civile. Anzi, essa rinunzierà all'esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso può far dubitare della sincerità della sua testimonianza o nuove circostanze esigessero altre disposizioni”.
DOMANDE CONCLUSIVE
Finirà l’Era Costantiniana?
La Chiesa di Papa Francesco, per essere credibile, saprà rinunciare ai privilegi del Concordato?
In particolare, vedremo l’abolizione dei Cappellani militari?
Fino a quando la Chiesa rimarrà una istituzione gerarchica, maschilista e clericale, si potrà parlare di Chiesa conforme al Vangelo?
Bastano i movimenti interni e le spinte dal basso per riformare la Chiesa in senso evangelico, senza le spinte dei movimenti storici esterni ad essa?
Palmi, 29 dicembre 2013
Raffaello Saffioti
Centro Gandhi
raffaello.saffioti@gmail.com



Domenica 29 Dicembre,2013 Ore: 20:27