Che ci sta accadendo nella chiesa?

José Comblin, 16 settembre 2010

Traduzione dallo spagnolo di Stefania Salomone e Antonella Romano


José Comblin è uno degli autori preferiti da ATRIO. Nei numeri precedenti abbiamo pubblicato sei suoi articoli. Con i suoi 87 anni ha ancora una freschezza di pensiero che è una speranza per il futuro del Cristianesimo. Questa sua recente conferenza alla UCA di El Salvador si legge tutta d’un fiato. Ce la invia, trascritta per ATRIO, Enrique A. Orellana dal Cile. Vale la pena di leggerla dall’inizio alla fine per poi commentarla.

Buona sera a tutti.

Non è la prima volta che parlo qui, ma apprezzo molto l'amicizia di Jon Sobrino, che conosciamo da tanto tempo e che stimo come una delle menti più brillanti di questo tempo che ha completamente rinnovato la cristologia.

Bene….. le domande di ieri mi hanno dato l’impressione che molte persone provano un certo sconcerto circa la situazione attuale della Chiesa. Cioè, un senso di insicurezza. Come diceva Santa Teresa: “il non sapere nulla al riguardo, non provoca timore” . Quando ero giovane ho fatto esperienza di qualcosa di simile e, forse, anche di peggio. Era durante il pontificato di Pio XII. Lui ha condannato tutti i teologi importanti, ha condannato tutti i movimenti sociali importanti, per esempio, l’esperienza dei lavoratori in Francia, in Belgio e in altri paesi. I nostri giovani seminaristi e poi giovani preti, rimanevano più che perplessi, chiedendosi: “Cosa ci aspetta in futuro”? Mi ricordo che a quel tempo avevo letto una biografia di un autore austriaco di papa Pio XII. E vi erano contenute alcune parole che aveva scritto P. Liber, gesuita, professore di storia della Chiesa all’università Gregoriana. Padre Liber era il confessore del Papa. Conosceva tutto quello che passava nella mente di Pio XII e poi diceva: “Oggi la situazione della Chiesa cattolica è uguale a un castello medievale, circondato da acqua, a cui hanno alzato il ponte e gettato le chiavi, E non c’è alcuna maniera per entrarvi. (…risate..). In altre parole, la Chiesa è tagliata fuori dal mondo, e non vi è più alcuna possibilità di entrare ". Questo diceva il confessore del papa, che conosceva bene queste cose. Dopo di che ci fu Giovanni XXIII e tutti coloro che erano stati fino ad allora perseguitati, diventarono le menti del Concilio e improvvisamente tutti i divieti furono aboliti. Tornammo a sperare. Dico questo affinché non vi sentiate turbati. Qualcosa verrà a cambiare la situazione, non sappiamo quando e cosa, ma niente dura per sempre.

Come spiegare queste situazioni che tuttavia possono ricominciare? Perché ci stiamo avvicinando alla fase finale del cristianesimo. Da molti secoli si sta annunciando la morte del cristianesimo…. Che sta agonizzando da almeno 200 anni, ma che tuttavia può continuare la sua agonia ancora per qualche decennio o per qualche anno. In altre parole, non c’è più la coscienza del mondo occidentale. Non c’è più la forza che anima, stimola, chiarisce, esplica la fonte della cultura, l’economia, di tutto ciò che era proprio dell’era del cristianesimo. A partire dalla Rivoluzione francese e anche dall’indipendenza, dalla fine dell’impero spagnolo, l’era del cristianesimo si è andata progressivamente distrugendo. Poi, negli ultimi 200 anni, sono comparsi molti profeti che ne hanno preannunciato la fine. Però l’impalcatura è molto forte, molto resistente, che si mantiene ancora in equilibrio. Ma ora penso che il cristianesimo stia entrando nelle sue fasi finali. Volete una prova?. L’enciclica Caritas in Veritate…. Non so quante persone qui hanno letto l'enciclica. Se vedi che impatto ha avuto sul mondo: silenzio impressionante….. può essere un silenzio di rispetto ma più probabilmente è un silenzio di indifferenza. A nessuno importa la dottrina sociale della chiesa…., che di contro ha cessato di interessarsi di quello che succede nella realtà.

Qualche anno fa un importante sociologo gesuita, P. Calvez, che ha avuto un ruolo determinante nella nascita e nella elaborazione della dottrina sociale della chiesa, pubblicò un libro dal titolo “Il silenzio della dottrina sociale della chiesa”. Sempre in silenzio. Invece di entrare con forza nei problemi del mondo attuale, rimane in teorie così vaghe, così astratte, così generali…… l’enciclica Caritas in Veritate potrebbe essere stata fatta dal Fondo monetario internazionale ( risate), dalla Banca Mondiale…… senza alcun problema

Non c'è assolutamente niente che preoccupa questa gente. E poi per cosa? Questo è un segno.

Volete un altro segno? La Conferencia de Aparecida ha detto molte cose buone. vuole trasformare la chiesa in una missione, passando da una chiesa di "conservazione" a una chiesa di "missione". Ma pensando che questo possa essere fatto dalla stessa istituzione questa finirebbe col fare una missione di conservazione. Che sarà fatto dalla diocesi, dalla parrocchia, dai seminaristi, dalle congregazioni religiose. Questi qui improvvisamente e per miracolo si trasformeranno in missionari. Tre anni fa non è quello che è accaduto nella sua diocesi? Cosa è stato fatto per i poveri? Non so qui, ma in Brasile non vedo nessun cambiamento. Vale a dire, il cristianesimo si sta dissolvendo progressivamente. Ma il problema è dopo. Dopo di che? Cosa avviene….. e come? Da qui l’insicurezza perché non sappiamo quello che viene dopo. Ma alla fine facciamo come dice Santa Teresa: non turbiamoci. Questo è accaduto molte volte nella storia e probabilmente accadrà ancora molte volte. Dobbiamo imparare a resistere, a sopportare, a non scoraggiarsi e non perdere la speranza a causa di quello che sta accadendo.

Quello che succede è che a Roma non sono convinti che il cristianesimo sia morto. Credono che le encicliche illuminino il mondo; credono che le istituzioni ecclesiastiche illuminano e conducono il mondo. In altre parole è un mondo chiuso, che di fatto vive in un castello medievale, cicondato da acqua. E quindi che succede? Vediamo come interpretare, come capire quello che sta succedendo. E vediamo anche qual è il “ metodo teologico” più adatto per fare questo.

Il Vangelo di Gesù Cristo. La religione non viene da Gesù Cristo

Dobbiamo partire da una distinzione fondamentale che oggi molti teologi hanno già proposto tra vangelo e religione.

Il vangelo viene da Gesù Cristo. La religione non viene da Gesù Cristo. Il vangelo non è religione. Gesù non ha fondato nessuna religione. Non ha istituito riti; non ha insegnato nessuna dottrina, non ha organizzato un sistema gerarchico di governo…. Niente di tutto questo. Si è dedicato ad annunciare, a promuovere il regno di Dio. In altre parole, un cambio radicale di tutta l’umanità in tutti i suoi aspetti. Un cambio, e un cambio in cui gli autori saranno i poveri. Si rivolge ai poveri pensando che soltanto loro sono capapci di attuare con sincerità, con autenticità intesa a promuovere un mondo nuovo. Questo sarebbe un messaggio politico? Non è politico nel senso che propone un progetto, un modo….. no, per fare questo è sufficiente l’intelligenza umana; ma come obiettivo politico, perché questo è un orientamento dato a tutta l'umanità.

E…. la religione? Aah! Gesù non ha fondato una religione ma i suoi discepoli hanno creato una religione a partire da lui. Perché? Perché la religione è indispensabile per gli esseri umani. Non si può vivere senza religione. Se questa religione qui si disintegra, ci sono 38.000 religioni riconosciute negli Stati Uniti! In altre parole, non mancano religioni, queste nascono costantemente. Gli esseri umani non possono vivere senza religione, anche se al di fuori delle grandi religioni tradizionali. Dunque, la religione è una creazione umana. La struttura della religione cristiana è uguale alle altre religioni. È una mitologia. Così come c’è una mitologia cristiana, c’è una mitologia induista, shintoista, di confucio…… questa è una parte indispensabile per l’umanità. In altre parole, come interpretare tutto l’incomprensibile dell’umanità inventando degli esseri con entità soprannaturale, al di fuori di questo mondo, che dirigono questa realtà.

In secondo luogo, una religione è fatta da riti, riti per scongiurare le minacce e per procurarsi benefici. Tutte le religioni hanno dei riti. E tutte hanno dei sacerdoti, preparati, per amministrare i riti, per insegnare la mitologia. Questo è comune a tutte le religioni. Quindi questo è successo anche con i cristiani. Doveva succedere. Come potevano vivere senza religione?

Com’è nata questa religione? Dev’essere cominciata quando Gesù si trasformò in oggetto di culto. Il che successe abbastanza presto, specialmente tra i discepoli che non lo avevano conosciuto, che non avevano vissuto con lui, che non gli erano stati vicini. E poi anche la generazione successiva o quelli che vivevano molto lontano, quindi tra essi Gesù si trasformò in un oggetto di culto. Con questo…… progressivamente si dis-umanizzo. Il culto di Gesù andò rimpiazzando la sequela di Gesù. Gesù non ha mai chiesto ai suoi discepoli un atto di culto; non ha mai chiesto di officiargli un rito….. mai. Ma di volerlo seguire, seguire lui. Questa dualità comincia ad apparire presto; 30 anni, 40 anni dopo la morte di Gesù, ed appare in maniera già così radicata che Marco scriverà il suo vangelo proprio per protestare contro questa tendenza di disumanizzazione, in altre parole, di trasformare Gesù in un oggetto di culto. Questo vangelo è stato scritto solo per ricordare la sua parola di profeta. No! Gesù era questo. Gesù ha fatto questo. Ha vissuto qui in questo mondo! In questa terra.

Con lo sviluppo della religione cristiana, dal suo inizio – qui un problema per i teologi – quindi, questa tentazione riapparve progressivamente. Nacque un inizio di dottrina! Il simbolo degli apostoli. E che dice il simbolo degli apostoli a proposito di Gesù? Aah …. Dice che nacque e che morì. Niente di più. Come se il resto non avesse importanza, come se la rivelazione di Dio non fosse giustamente la stessa vita di Gesù, le sue azioni, i suoi progetti, tutta la sua vita…… questa è la rivelazione, ma questo si va dimenticando. I simboli di Nicea e Costantinopoli: lo stesso. Cristo nacque e morì. Il concilio di Calcedonia stabilisce che Gesù ha una natura divina e una umana. Ma cos’è una natura? Un essere umano non è una natura. Un essere umano è una vita, è un progetto, è una sfida, è una lotta, è una esistenza in mezzo a tante altre. Questo è fondamentale se vogliamo seguire Gesù.

La religione: distinzione tra il sacro e il profano

A partire dai primi concili appare progressivamente una frattura nella nascente religione. Con Nicea e Costantinopoli c’è un credo fondamentale – che i teologi e la chiesa devono difendere, promuovere, valorizzare. Già dal tempo di Basilio e dal altri (Padri della Chiesa) si vanno organizzando grandi liturgie e si va organizzando un clero. Il clero come classe sociale distinta è una invenzione di Costantino. Fino a Costantino non c’era nessuna distinzione tra persone sacre e persone profane (presbiteri e laici). Tutti laici. Perché Gesù non approvava la classe sacerdotale e non previde assolutamente di costituirne una sua, poiché tutti sono uguali. E non ci sono uomini sacri e uomini non sacri, per Gesù non c’è differenza tra sacro e profano. Tutto è sacro e tutto è profano.

Allora nella religione c’è una distinzione di base tra clero (sacro) e laici (profano). E coloro che sono laici, nella religione sono spettatori, non sono attori. Non hanno nessun ruolo attivo. Per avere un ruolo attivo occorre essere consacrati. E questo ha avuto inizio al tempo di Costantino.

E a partire da questo si vanno delineando due linee nella religione cristiana. Quelli che come nel vangelo di Marco vogliono ricordare. No! …. Gesù è venuto per mostrarci la via, affinchè lo seguiamo. Questo è basilare, fondamentale. Una linea che si rinnova, si adatta alle diverse epoche storiche, qual è stata la vita di Gesù e come ha insegnato. E noi uomini di tutti i tempi possiamo seguirlo. Chiaro che non sappiamo tutto, perché la grande maggioranza di quelli che seguirono il cammino di Gesù furono poveri, di loro non si parla per niente nei libri di storia e poi non hanno lasciato scritti. Però ci sono state persone che hanno lasciato scritti e con questi possiamo conoscere la storia della chiesa cristiana, in cui appare il vangelo. Dove si visse la prima esperienza del vangelo. Quelli che vissero radicalmente l’esperienza del vangelo era sempre gente non importante, non potente, come diceva Helder Camera “minoranze abramitiche”.

La maggioranza sta nell’altra linea: la religione. In altre parole, dedicandosi alla dottrina; insegnarono la dottrina, difesero la dottrina contro gli eretici e le eresie. Questo fu uno dei compiti principali: praticare i riti e formare la classe clericale, la classe sacerdotale. Questo ci porta ad una distinzione che si manifesterà in tutta la storia. La linea del “vangelo” è in lotta con la linea della “religione” e quella della “religione” con la linea del “vangelo”. In tutta la storia cristiana. Tutta la storia cristiana è una contapposizione permanente e costante tra quelli che si dedicano alla religione e quelli che si dedicano al vangelo. Ovviamente ci sono quelli che stanno in una via di mezzo e c’è chi non sta in nessuna delle due linee. Però nella storia ci sono chiaramente due storie, due gruppi che si identificano. La storia ufficiale: quando ero giovane ci facevano studiare la storia della chiesa che era la “storia dell’istituzione ecclesiastica” e poi ci parlavano solo di religione, supponendo che la religione fosse l’introduzione al vangelo. Ma questa è mera supposizione: che tutto quello che è nato nella religione cattolica proviene da Gesù, come si diceva nella teologia tradizionale al tempo del cristianesimo: che tutto nella Chiesa cattolica romana, alla fine, proviene da Gesù. Con molte argomentazioni teologiche ci si adopera per dimostrare che tutto in ultima analisi ha le sue radici in Gesù. Non hanno le loro radici in altre religioni, in altre culture. Come se i cristiani che si convertirono alla chiesa fossero totalemente estranei ad ogni altra cultura e religione. Ognuno è influenzato dalla propria cultura e dalla propria religione. E introduce nella sua vita cristiana elementi che sono della cultura e della religione precedente, per questo ogni religione è ambigua e composta. E’ inevitabile, perché ogni essere umano che entra nella chiesa non è un angelo. Ogni essere umano ha un bagaglio di secoli e secoli di storia e tradizioni culturali e tutto questo entra, naturalmente, nella chiesa. Da qui una opposizione che, per esempio, in materia politica si mostra chiaramente. Si dice: il vangelo procede da Dio e pertanto non si può cambiare. La religione è una invenzione umana pertanto può e deve cambiare a secondo dell’evoluzione della cultura, le condizioni di vita della gente in generale. Se la religione rimane attaccata al suo passato, viene abbandonata a poco a poco in favore di un'altra religione più idonea o più comprensibile.

Il vangelo vive la vita concreta, materiale, sociale. La religione vive in un mondo simbolico: tutto è simbolico – dottrina, riti, sacerdoti ….. tutte queste cose sono simboli che non rientrano nella vita reale. Il vangelo è universale, perché non riflette nessuna cultura e non è associato a nessuna cultura, a nessuna religione. Le religioni sono sempre associate ad una cultura. Per esempio l’attuale religione cattolica è legata alla subcultura clericale romana che la modernità ha emarginato e che è in piena decadenza perché i suoi membri non vogliono modernizzarsi. Il vangelo è rinuncia al potere e a tutti i tipi di potere che esistono nella società. La religione assume il potere e appoggia il potere in tutte le sue forme….. il che è perfettamente visibile!

Ill potere…. Ricordo che al tempo dell’arresto dei vescovi a Riobamba il nunzio diceva: “se la chiesa non appoggia i governanti, non può evangelizzare” (risate). Si potrebbe dire diversamente: che se la chiesa appoggia il potere sarà difficile evangelizzare, ma questo è un modo di pensare che è insito al cristianesimo, dentro la chiesa che si è fondata in una realtà politico-religiosa e quindi, naturalmente, ciò la tiene legata a tutte le autorità: il clero e il governo; il clero e l’esercito – tutti uniti. Rinunciare a questo è molto difficile. Rinunciare ad associarsi con il potere è molto difficile. Faccio un esempio. Il mio attuale vescovo nello Stato di Bahìa, Brasile, è un francescano, si chiama Lius Flavio Carpio. Si rese famoso in Brasile per due scioperi della fame che fece per protestare contro un progetto faraonico del governo, basato su una grande menzogna. Non c’è tempo per raccontare tutta la storia…… ma lui la conosceva ed è stato invitato alla Kirchentag (Conferenza) della chiesa tedesca. Dopo la conferenza parlò in diverse città tedesche. Un gruppo lo avvicinò dicendo di voler fare una donazione….. un sostegno per il suo lavoro. Era una somma abbastanza congrua: 100.000 dollari. Chiese loro: da dove viene questo denaro? Gli risposero che proveniva da alcune grosse aziende, da importanti dirigenti. Rispose: non accetto……. Nessuna alleanza con il potere economico. Non so quanti del clero avrebbero fatto lo stesso…… (applausi). Questo vescovo è un francescano uguale a san Francesco. Tutta la sua vita è stata così. Per lui ho accettato di venire a vivere qui….. per farmi contagiare da una persona veramente evangelica…..

Allora….. come è nata la chiesa? La chiesa di cui parliamo: questa realtà storica, concreta di cui abbiamo esperienza. Per la gente in generale la chiesa è il papa, i vescovi, i preti, i religiosi (frati e monaci) e le religiose (suore) … il quadro istituzionale del quale si parla e che spesso provoca, come abbiamo visto, inquietudine. Com’è nata la chiesa? Gesù non fondò nessuna chiesa. Gesù stesso si considerava ebreo. Era il nuovo popolo di Israele e lo stesso pensavano i primi discepoli; i dodici apostoli sono i patriarchi della chiesa del nuovo Israele. La prima consapevolezza fu che loro erano la continuazione di Israele, la perfezione, il rinnovamento del popolo. Ma nel momento in cui il vangelo arrivò al mondo greco, lì Israele non significava molto per loro e Paolo inventa un altro nome. Dà alle comunità che va fondando nelle varie città il nome di “Ekklesia” che viene poi tradotto in chiesa. Cosa è l’”ekklesia”? l’unico significato che ha in greco: l’assemblea del popolo che si riunisce per governare la città. In pratica era la gente più potente. Ma alla fine è che nella città greca il popolo governa se stesso e lo fa con riunioni dette “ekklesia”. Paolo non dà nessun nome religioso a queste comunità. Li vede come gruppi destinati a gestirsi da soli. Come messaggio che deve trasformare tutte le città: in questa maniera daranno inizio ad una umanità nuova. E’ una umanità in cui tutti sono uguali; tutti govenano tutti. Poi scrisse la lettera agli Efesini nella quale si parla della chiesa come traduzione del “kahal” degli Ebrei, in altre parole del nuovo Israele. E quindi la chiesa è anche il nuovo Israele. In altre parole, tutti i discepoli di Gesù riuniti in tante comunità, non uìniti istituzionalmente, ma uniti dalla stessa fede. Tutti costituiscono la “ekklesia”, la grande chiesa che è il corpo di Cristo. Tuttavia non era ancora una istituzione.

Ma naturalmente non poteva continuare così. Gli ebrei aderirono al cristianesimo ma non abbandonarono del tutto la religione ebraica. E quando il numero dei cristiani crebbe, crebbe il numero delle comunità e cominciarono a formarsi le prime strutture. Al tempo di Paolo non c’era nessun presbitero, anche se Luca dice il contrario; ma i testi di Luca non hanno alcun valore storico: questo lo sanno tutti. Attribuisce a Paolo quello che è stato fatto nel suo tempo; quindi immagina che Paolo fondò i presbiteri, le assemblee sacerdotali: come si giustifica un vescovo che non sia stato ordinato sacerdote? Quindi appare evedende un inizio di separazione anche se ancora molto semplice perché ancora non c’è consacrazione, non c’è alcun sacramento: i presbiteri non sono consacrati, come i sacerdoti della sinagoga non erano consacrati; avevano il ruolo di eseguire i riti, o di insegnarte la dottrina.

Poi comparvero i vescovi. Alla fine del II secolo si ritiene che lo schema episcopale fosse già molto diffuso. Ma c’è voluto un po di tempo. Clemente di Roma, quando scrive e pubblica la sua lettera ai Corinti, dice “presbitero” e non vescovo. Tuttavia a Roma non c’erano vescovi, solo presbiteri. Ma si organizzarono in sistema episcopale. E’ probabile che per lottare contro le eresie, contro lo gnosticismo, era necessaria un’autorità più forte, in grado di soffocare questo gnosticismo assieme a tutte le altre correnti religiose sincretiche che apparvero in quel tempo.

E la chiesa come istituzione universale quando si formò? Durante il III secolo i concili regionali: vescovi di varie città che si riunivano. Ma una organizzazione che istituzionalizzava tutto questo non esisteva. Chi inventò questa chiesa universale fu l’imperatore Costantino. Riunì tutti i vescovi che c’erano nel mondo pagando loro il viaggio e anche il vitto e tutta l’organizzazione del concilio fu diretta dall’imperatore o dai suoi delegati. Questo costituì un precedente storico. Anche oggi non ci possiamo liberare da questo: che la chiesa universale come istituzione è nata per l’imperatore Costantino.

Nella storia di occidente dopo la caduta dell’impero romano, il papa a poco a poco ha fatto sue le funzioni che erano dell’imperatore. Ci sono state molte lotte nel Medio Evo tra il papa e l’imperatore, ma il papa si riteneva sempre superiore all’imperatore. Nelle crociate, il papa era il generalissimo di tutti gli eserciti cristiani; era una personalità militare, comandante in capo dell’esercito cristiano. E questo, oggi, è ancora così nello Stato Pontificio.

Quando il papa perse il potere temporale, rinforzò il suo potere sulla chiesa: e governa la chiesa come un imperatore, in altre parole tutti i poteri sono accentrati in un solo uomo con tutti gli uomini della sua corte: perché non c’è nessuna democrazia nella chiesa. Chi sono quelli che consigliano il papa? La corte! I cortigiani, quelli che sono nella sua cerchia. E’ chiaro che egli non può fare tutto, ma il risultato è che c’è una corte separata dal popolo cristiano. Tuttavia ne stiamo ancora pagando le conseguenze. Papa Paolo VI, in alcuni momenti, disse che voleva cambiare la funzione del papa, in altre parole di quello che fa il papa. Giovanni Paolo II nella “Unum sint” dice anche che dobbiamo renderci conto che il grande ostacolo nel mondo di oggi è questa concentrazione di tutti i poteri nel papa, bisognerebbe trovare un'altra maniera per esercitarolo. Questo per dire che tutto ciò appartiene alla religione.

Compito della teologia: nel vangelo e nella religione

A partire da questo qual è il compito della teologia? E’ complesso proprio perché ha un compito nel vangelo e un compito nella religione. La teologia fu nei secoli la ideologia ufficiale della chiesa. Il suo scopo era quello di giustificare tutto quello che si faceva e che si diceva nella chiesa con argomenti biblici, argomenti della tradizione, liturgia, e tante altre cose che ho imparato quando stavo in seminario. Naturalmente io non ci credevo (risate) ma la maggioranza ci credeva. Allora, che succede?

Primo compito: che dice il vangelo?

Innanzi tutto: il primo compito, che dice il vangelo? Chi è Gesù? Qual è stata lì l’influenza dell’ebraismo, di altre culture, di altre religioni? Nel Nuovo Testamento cosa proviene da Gesù? Il Nuovo Testamento non proviene tutto da Gesù: no, le lettere pastorali, per esempio, vengono dai presbiteri: non vengono da Gesù. Quindi il compito della teologia sarà quello di identificare quello che proviene da Gesù, quello che realmente voleva, quello che realmente ha fatto e in che cosa consiste la sequela di Gesù.

Guardando la storia, quali sono stati gli eventi, dove, i diversi modi, perché le situazioni culturali sono diverse, dove possiamo ritrovare la continuità della sua linea evangelica? Perché se vogliamo convertire il mondo di oggi e presentare il cristanesimo alla gente di oggi, tutto quello che è religioso non interessa. Quello che può interessare è giustamente il Vangelo e la testimonianza evangelica. Nessuno si converte per la teologia. Si possono ascoltare i migliori teologi, ma messuno diventa cristiano a motivo della teologia. Per questo mi chiedo: perché nei seminari si crede che la formazione sacerdotale sia imparare la teologia? Non lo comprendo, non lo comprendo. Non c’è altro da fare per evangelizzare? No, è molto più complesso. Per questo 30 anni fa ho deciso di fronte a Dio, di non lavorare più in seminario (risate). Mai più.

Poi la linea evangelica è questa! San Francesco. San francesco era un estremista. Non voleva che i suoi fratelli studiassero: niente libri. Il vangelo basta: non occorre nient’altro. Egli stesso diceva: “Io, quello che insegno, non l’ho imparato da nessuno, nemmeno dal papa; l’ho imparato direttamente da Gesù, dal suo vangelo”. Bene, questo è quello che può convertire il mondo di oggi che è in una confusione totale e che si allontana sempre di più dalla chiesa istituzione, antica, tradizionale. Tutte le grandi religioni sono nate tra i 1.000 e 500 anni prima di Cristo, eccetto l’Islam che nacque dopo; ma è come un ramo della tradizione giudaico-cristiana. Quindi questo come prima cosa.

Cosa fare con la religione?

Secondo, la religione. Cosa fare della religione? Dobbiamo esaminare l’intero sistema religioso, ciò che aiuta, ciò che veramente aiuta a capire, a comprendere, ad agire secondo il vangelo. Sarà nato per ispirazione dello Spirito tra i monaci, per esempio? Se guardiamo la vita dei monaci del deserto in Egitto, questo non è un messaggio: non è un messaggio e non viene dal vangelo. In altre parole molte cose ci arrivano non si sa da quale tradizione, forse può venire dal buddismo o da altro. Quindi esaminare quello che tuttavia è valido ancora oggi e con onestà.

Gesù non ha istituito 7 sacramenti. Fino al XII secolo si discuteva se erano 10, 7, 5, 9, 4: non erano d’accordo; finalmente decisero che erano 7…… Bene a motivo dei 7 giorni del Genesi, 7 pianeti, il numero sette….. però sono cose che ovviamente non dicono niente alla gente moderna, per esempio, il sacramento della penitenza, della confessione ad un sacerdote. Quanti attualmente si confessano? 20 anni fa ho amministrato durante la settimana santa – in una parrocchia molto grande – 2000 confessioni e altre 2000 le ha amministrate il parroco. Oggi: 20, 30, in altre parole la gente non risponde. La confessione è stata fissata nella forma definitiva nel secolo XII- XIII; perché mantenere in essere una cosa che non ha più alcun significato e che, di contro, provoca tanto rifiuto? In altre parole se uno ha bisogno di parlare con qualcuno, il peccatore ha bisogno di parlare con qualcuno, ma non necessariamente deve parlare con un prete: ci sono tante persone, molte donne che possono fare questo lavoro molto meglio, con più equilibrio, senza spaventare come fanno i sacerdoti. Questa è una cosa……

Ma ci sono tante cose che necessitano di rinnovo e che nella forma attuale non hanno futuro. Poi è inutile volere difendere o mantenere ancora ciò che è di ostacolo alla evangelizzazione e che non porta assolutamente a nulla. Nella liturgia ci sono molte cose da cambiare. L’idea del sacrificio è stata introdotta dagli ebrei naturalmente. Nel tempio si offrivano sacrifici. Tutta questa idea oggi non significa assolutamente niente. Che al Padre è dedicata l’offerta del sacrificio e che l’Eucaristia sia un sacrificio: tutto questo viene da Gesù? Ah, no non viene da Gesù. Poi vai a vedere se questo vale ancora oggi o non vale più. Perché mantenere qualcosa che non ha più valore?

E poi c’è anche l’altra parte, che non aiuta, che ha subito infiltrazioni da altre tendenze, da altre correnti, per esempio, la vita ascetica dei monaci irlandesi. L’Irlanda è stata l’isola dei monaci. Lì i vescovi non avevano autorità, servivano soltanto ad ordinare i sacerdoti, ma per il resto potevano mettersi da parte. Chi comandava erano i monaci. I monasteri erano il centro, ciò che è oggi la diocesi. Questi monaci irlandesi vivevano una vita ascetica, e tanto straordinariamente disumana per noi che è impossibile che provenga da Gesù, è impossibile che aiuti nella fede, perché questi uomini erano super uomini ma oggi non ci sono più uomini così. Una penitenza che facevano, per esempio, era entrare nel fiume – in Irlanda l’acqua dei fiumi è gelata – e vi rimanevano immersi nudi per recitare tutti i salmi (risate)….. era questa la maniera di intendere la vita, no; bisogna considerare questo cristiano?; No, e neanche un segno di santità; non è così che si manifesta la santità. Esaminiamo tutto quello che viene da li.

Tutte gli ordini femminili sanno quanto bisogna combattere per cambiare le abitudini, le tradizioni che non sono evangeliche. Quanti dibattiti!. Conosco diversi ordini femminili che sperdono tanto tempo in discussioni, in dibbattiti! Ci sono quelle che vogliono conservare tutto e quelle che vogliono abbandonare ciò che non serve più per abbracciare un altro modo di vivere più adatto alla vita attuale.

Quindi, il compito della teologia….. e’ logico che cambiare, cambiare la tradizione, significa far cessare l’ideologia di tutto il sistema romano: ma questo non ha futuro. L’ideologia di questa teologia è stata da tempo progressivamente abbandonata.

In america latina apparve qualcosa, abbiamo conosciuto un nuovo francescanesimo, in altre parole, una nuova era, profondamente sentita, di vita evangelica. Quando nacque? Ho parlato dei vescovi che hanno contribuito a questo e che appoggiarono Medellìn, e delle opere a favore dei poveri, i santi padri dell’America Latina. Voi li conoscete. Se devo datare le orgini della nuova evangelizzazione della chiesa latinoamericana, direi – se non sbaglio – il 16 novembre 1965. Quel giorno, in una catacomba di Roma, 40 vescovi, di maggioranza latinoamericana, incitati da Helder Càmara, si riunirono a firmare quello che si chiamò “il Patto della Catacomba”. Si impegnarono a vivere poveri, nel cibo, nei trasporti, nell’abitazione. Si impegnarono; non dissero cosa si doveva fare; si impegnarono e di fatto lo misero in atto una volta tornati alle loro diocesi. E poi, dando priorità in tutte le loro attivita ai bisogni dei poveri, in altre parole, tralasciando tutto per dedicarsi prioritariamente ai poveri ed a una serie di altre cose che vanno nella stessa direzione. Ecco chi sono quelli che hanno animato la Conferenza di Medelin. In altre parole, qui nacque la nuova era..

E trovarono un contesto favolrevole: lo Spirito Santo aveva, a quel tempo, suscitato una serie di persone evangeliche. Le comunità ecclesiali di base erano nate. E c’erano già religiosi che vi si erano inseriti, ma erano pochi e si sentivano come ai margini in mezzo agli altri. Medellìn diede loro legittimità e, al tempo stesso, un fervore più grande e si diffusero. Il cambiamento riguardò tutta la chiesa latino americana? Ovviamente no. E’ sempre una minoranza. Un giorno, mi ricordo, un giornalista aveva chiesto al cadinale Arns – un santo, con cui ho avuto una bellissima amicizia - …… “Lei, signor cardinale, qui a san Paolo è molto fortunato, tutta la chiesa è diventata la chiesa dei poveri, le monache tutte al servizio dei poveri: che cosa magnifica!”. Allora don Paolo rispose: “Si, qui a San Paolo il 20% delle religiose si è unito alle comunità dei poveri; l’80% è rimasto con i ricchi”. Era molto. Oggigiorno non si arriva al 20%.

Questa fu un epoca di innovazioni, una di quelle epoche che a volte ci sono nella storia, in cui l’effusione dello Spirito è molto grande. E dobbiamo vivere questa eredità: un eredità che bisogna mantenere, custodire come una cosa preziosa perché non si ripeterà. A volte mi chiedo: perché oggigiorno i vescovi non siano come quelli di quel tempo? Perché a quel tempo era l’eccezione, o meglio, era l’eccezione nella storia della chiesa: di tanto in tanto lo Spirito Santo manda delle eccezioni.

Chi evangelizzerà il mondo di oggi? Per me sono i laici. E si sono formati piccoli gruppi di giovani che praticano la povertà, liberi dai condizionamenti del consumismo, che vivono a costante contatto con il mondo dei poveri. Io dico; conterebbero di più se se ne parlasse di più, se fossero più conosciuti. Può essere anche un compito secondario della teologia: divulgare quello che sta succedendo realmente, dove, in questo momento, il vangelo è vivo, per farlo conoscere, perché si conoscano a vicenda, perché altrimenti possono perdersi d’animo o non avere alcuna prospettiva. Tante voci che se unite, formano un associazione, pur restando ognuna con la sua particolarità, la sua spiritualità. Non mi aspetto molto da parte del clero. Quindi una nuova situazione storica.che è di molto superiore.

Ma accade che, in questo momento, i laici non sono più analfabeti, come una volta: hanno studiato, sono colti, hanno una loro identità che è di gran lunga superiore a tutto quello che si insegna nei seminari: in altre parole, sono più preparati ad agire nel mondo, anche se non sanno niente di teologia. Si potrebbe divulgare la teologia, ma questo è un altro discorso. Allora? Non pensiamo che domani quelli realizzeranno il programma di Aparecida saranno i sacerdoti. Io non conosco tutto, ma conosco i seminari, le diocesi le conosco, ci vorranno 30 anni prima che si possa formare un clero nuovo. E chi lo formerà?

Per i laici è diverso: c’è tantissima gente disposta, e gente preparata, capace di pensare, di riflettere, di entrare in relazione e contatto, di guidare gruppi, comunità. Molti tuttavia non hanno il coraggio di esporsi, non osano. Ma questo è il futuro!

Concludo con una storia. Mi chiamarono a Fortaleza, nel nord est del Brasile. Ora, Fortaleza è una città molto grande: un milione di abitanti. La santa sede aveva messo da parte, emarginato, il cardinale Aloiso Lorscheider, mandandolo in esilio a Aparecida che è un luogo di castigo per i vescovi non graditi. Quindi arrivò un successore, Don Claudio Hummes che ora è cardinale a Roma. Hummes ha soppresso tutto quello che c’era di sociale nella diocesi, ha buttato fuori tutti: 300 persone con tanti anni di servizio, persone valide, così tranquillamente. Un giorno mi chiamarono; erano 300 in lacrime, dicevano lamentandosi: “Ora non possiamo fare più nulla, ora che succederà?” Dico loro: voi siete persone capaci, adulte, con una personalità forte. Siete riusciti in famiglia, avete avuto successo nella carriera, nella professione. Perchè allora preoccuparsi se il vescovo vuole o non vuole? Perché preoccuparsi se il parroco vuole o non vuole? Avete tutta la formazione necessaria e le capacità. Perché non adoperarla, non formare un associazione, un gruppo, in forma indipendente? Perché il diritto canonico – come molti cattolici non sanno – il diritto canonico permette la formazione di associazioni indipendenti dal vescovo, indipendenti dal parroco – questo non si insegna in parrocchia ma è qualcosa che si può fare, è importante. Quindi è possibile per 4 – 5 persone riunirsi ed organizzare una comunità di informazione, di formazione spirituale, una organizzazione che sia presente nella vita pubblica, politica, sociale. 300 persone che hanno questi valori. Si pagano, si stipendiano fino a 5 persone, ognuno contribuirà spendendo fino al 2% di quello che guadagna, perché vale la pena mantenere 5 persone che si dedichino a questo. E si dovranno scegliere tra i 25 e i 30 anni perché quella è l’età più creativa. A 25 anni l’uomo è in ricerca. Ha terminato gli studi, ha già un lavoro, quindi vuole definire la sua vita: questi sono gli uomini capaci di inventare. Tutte le grandi invenzioni sono state fatte da uomini di questa età. E non dicono: Perché? Che succede?. Perché tanto timore? Tu che sei tanto capace nel mondo … nella chiesa niente! Non erano capaci, avevano bisogno del vescovo che dicesse loro cosa fare, avevano bisogno del sacerdote. Come è possibile? Forse gli hanno insegnato: puoi essere adulto nella vita civile e bambino nella vita religiosa.

Ma noi possiamo! Noi possiamo farlo e divulgarlo in tutte le regioni che visiteremo. Quindi il futuro dipende da simili gruppi di laici, che già esistono ma che sono dispersi. Il futuro è questo. E’ il nostro compito, cominciando dai giovani. Attualmente in Brasile ci sono 6 milioni di studenti universitari; 2 milioni provengono da famiglie povere – sono poveri quelli che guadagnano meno del salario minimo – perché con meno del salario minino non si può vivere decentemente – Due milioni. E che fa il clero? Pochissimo: solo qualche religioso. E dalla diocesi? Niente. Lì sta il futuro. Sono giovani che stanno scoprendo il mondo. E’ chiaro che alcuni finiscono per drogarsi, altri si corrompono, ma è una minoranza, alla fine tutte sono persone che vogliono fare qualcosa nella vita. Se non conoscono il Vangelo non possono vivere da cristiani: bisogna insegnarglielo, non con corsi di teologia, ma con le azioni, partecipando alle attività che di fatto sono realmente al servizio dei poveri. Questo si, si può fare.

Compito della teologia…… quindi bisognerà cambiarlo un po’: meno accademia, più attenzione al mondo esterno…. Con tutti quelli che non stanno più dentro la chiesa, che non contano, però sono presenti. E con una teologia che può essere compresa senza avere una formazione scolastica, perché prima, se non si conosceva la filosofia di Aristotele, non si capiva niente della teologia tradizionale. Bene, la filosofia di Aristotele è morta, o meglio, i filosofi del XX secolo l’hanno sotterrata. Quindi, adesso siamo liberi di vedere il mondo a modo nostro. Grazie per l’attenzione. (applausi)

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Qué nos está pasando en la Iglesia? José Comblin, 16-Septiembre-2010





Mercoledì 17 Novembre,2010 Ore: 14:53