Da 50 anni è morto papa Giovanni. Ricordiamolo lunedì prossimo tre giugno
di Il Comitato promotore di “Chiesadituttichiesadeipoveri”
Alle associazioni e riviste che hanno promosso i due incontri di "ChiesadituttiChiesadeipoveri" il 15 settembre a 50 anni dall'inizio del Concilio e il 6 aprile a 50 anni dalla firma della Pacem in terris 3 GIUGNO 1963. PAPA GIOVANNI E’ TRA I GIUSTI NELLA CITTA’ SANTA A cinquant’anni da questo evento ricordiamo Papa Giovanni, celebrando una Eucarestia con don Angelo Casati, don Gianfranco Bottoni, p.Cesare Azimonti e p.Giuseppe Bettoni. MARTEDI’ 4 GIUGNO 2013 – ORE 18,30 San Gottardo in Corte al Palazzo Reale, via Pecorari 2, Milano (MMDuomo) Comunità ecclesiale S.Angelo, Gruppo Promozione Donna, Noi siamo Chiesa, Preti Operai della Lombardia, il Guado, la Rosa Bianca, il Graal, centro Helder Camara, Coordinamento 9 marzo ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- La “Chiesa di tutti, Chiesa dei poveri” intende ricordare papa Giovanni nel 50° anniversario della sua morte. Lunedì 3 giugno 2013 alle h. 16,45 nella biblioteca della chiesa di San Gregorio al Celio P. Innocenzo Gargano terrà una relazione: “Da Gregorio Magno a Giovanni XXIII”, e alle h. 18 presiederà la celebrazione eucaristica in memoria del papa del Concilio. "Ci siamo dati agli affari terreni e non c'è armonia tra l'onore che ci fu conferito e l'immagine che diamo di noi stessi col nostro ministero. Abbandoniamo i compiti della predicazione e, per quel che vedo, siamo chiamati vescovi a nostra condanna (ad poenam nostram episcopi vocamur), avendo solo il titolo connesso con l'onore, non i meriti. Le anime a noi affidate abbandonano infatti la fede e noi restiamo in silenzio; giacciono nell'iniquità e non tendiamo la mano per correggere; si macchiano ogni giorno di molte colpe e assistiamo inerti al loro procedere verso l'inferno. E però, come possiamo intervenire sulla vita degli altri, se trascuriamo la nostra? Catturati in ansie terrene, diventiamo tanto più insensibili nell'intimo quanto più ci mostriamo attenti agli affari di questo mondo. Sempre immerso nelle preoccupazioni terrene, l'animo si fa insensibile ai desideri celesti, e mentre incallisce in questa condizione per il continuo contatto col mondo, diviene cieco ai valori dell'amore di Dio...Posti a custodire le vigne non abbiamo affatto cura della nostra, perché implicati negli affari terreni, abbandoniamo i compiti del nostro ministero....Spesso - e questo è ancora più grave - i sacerdoti che dovrebbero elargire le proprie sostanze sfruttano quelle altrui (sacerdotes qui propria dare debuerant, etiam aliena diripiunt) mentre deridono quanti vivono con umiltà e temperanza. Immaginate che fine faranno le greggi, se i pastori si mutano in lupi! (Considerate ergo quid de gregibus agatur, quando pastores lupi fiunt)". Gregorio Magno papa, Le Quaranta Omelie sui Vangeli, I, XVII, 14 (Città Nuova Editrice, Roma 1994, pp.213-215). ”Ora più che mai certo più che nei secoli passati siamo intesi a servire l’uomo in quanto tale e non solo i cattolici, a difendere ovunque e anzitutto i diritti della persona umana e non solo quelli della Chiesa Cattolica. Non è il Vangelo che cambia siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio”. E’ giunto il momento di riconoscere i “segni dei tempi” di coglierne le opportunità e di guardare lontano”. Giovanni XXIII papa, 3 giugno 1963, in punto di morte Il compito di un Pastore è proprio l’amore, ovvero “essere segno della presenza e dell'azione del Signore risorto, a edificare, quindi, la comunità nella carità fraterna”. Tuttavia “anche l’amore più grande quando non è continuamente alimentato, si affievolisce e si spegne”. Non a caso San Paolo ammonisce: «Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge». Perché nel momento in cui viene meno questa vigilanza il Pastore diventa “tiepido, distratto, dimentico e persino insofferente”. La mancata vigilanza “lo seduce con la prospettiva della carriera, la lusinga del denaro e i compromessi con lo spirito del mondo; lo impigrisce, trasformandolo in un funzionario, un chierico di Stato preoccupato più di sé, dell'organizzazione e delle strutture, che del vero bene del Popolo di Dio”. Papa Francesco ai vescovi italiani, 23 maggio 2013. Giovedì 30 Maggio,2013 Ore: 17:15 |