La Pacem in Terris compie 50 anni.

a cura della Tavola della Pace

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a cura di Alberto Chiara e Antonio Sanfrancesco

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Flavio Lotti: «L'impegno per la pace è da ripensare»

«L'impegno dei pacifisti oggi è da ripensare in profondità. Attualmente vedo poche persone impegnate a lavorare per la pace». L'atto d'accusa arriva da Flavio Lotti, organizzatore della Marcia Perugia-Assisi, coordinatore nazionale della Tavola della Pace, la più grande rete pacifista italiana che raccoglie centinaia di gruppi e organizzazioni laiche e religiose ed enti locali e candidato capolista, non eletto, in Umbria e Toscana alle scorse politiche con la lista "Rivoluzione Civile" di Antonio Ingroia. Una scelta, quella di entrare in politica, fatta da molti esponenti della galassia pacifista e che ha aperto il dibattito sull'efficacia dell'impegno in Parlamento dopo la stagione della mobilitazione nelle piazze.

Cominciamo dalla Pacem in terris. È valida ancora oggi?
«Sì perché è un testo di straordinaria qualità e uno dei più singolari della storia della Chiesa. Non a caso è diventato un punto di riferimento intriso di religiosità e laicità perché capace di parlare sia a chi ha una fede e sia a chi quella fede non ce l'ha ma cerca una via d'uscita alla crisi che stiamo vivendo. Quest'enciclica oggi va riletta non tanto per ricordare quel che è accaduto cinquant'anni fa ma per cercare di uscire dalla crisi in cui siamo precipitati». In che cosa è stata tradita, o non attuata? «Innanzitutto l'enciclica parte dal riconoscimento dei diritti fondamentali della persona e delle relazioni che questi diritti hanno con tutti i diversi livelli della nostra cittadinanza (comunità locali, nazionali, mondiale). Purtroppo rileggendola noi ancora una volta possiamo misurare la distanza tra ciò che potrebbe essere - e che era già stato scritto nel 1948 con la Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo - e ciò che è la realtà. L'altro elemento è che si è completamente perso di vista l'orizzonte indicato dall'enciclica: ossia, quello della costruzione di una comunità mondiale in grado di andare oltre i nazionalismi e gli interessi particolari per mettere al centro il bene comune delle singole persone e delle comunità che le compongono. I due poli della Pacem in terris, la persona e il mondo, sono purtroppo oggi sottoposti a un grandissimo stress perché i diritti delle persone sono ignorati e stravolti in individualismo e la comunità mondiale, ovvero il bene comune del mondo, non è più al centro di nessun percorso politico internazionale».



Lei, come molti altri esponenti dei movimenti pacifisti, ha scelto di candidarsi alle ultime elezioni politiche. L'impegno per la pace è più "efficace" se entra in politica o se invece resta fuori?
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Venerdì 12 Aprile,2013 Ore: 21:15