UN IMPEGNO CHE CONTINUA

a cura di Adista, Confronti, Cipax, CdB San Paolo, Noi Siamo Chiesa, Nuova Proposta, Gruppo di Controinformazione Ecclesiale

Le realtà di cristiani base romane, che il 1 ottobre 2011 (”Dare a Cesare quel che è di Dio? Il progetto culturale della Cei nella crisi italiana”), hanno coinvolto cittadini e cittadine di Roma a riflettere sul “ventennio” di strano e innaturale connubio tra la chiesa italiana (gerarchia e non solo) e la destra politica e sociale berlusconiana intende continuare questa pubblica riflessione per "capire dove è approdata la chiesa italiana".

Abbiamo, in quella occasione – memori della grande lezione del Concilio - espresso il nostro stupore e anche lo sdegno sul corto-circuito di una errata “evangelizzazione”, dove la notizia buona non è Gesù il Cristo ma un progetto culturale orientato in senso cristiano. E la chiamata era ad una conversione culturale. Noi, increduli, ci siamo chiesti: conversione culturale?

Ma a cosa e verso “chi”, i vescovi chiamano la Chiesa del Signore. La “conversione” alla quale Gesù, nel discorso della montagna, sulle colline della Galilea, chiamò i suoi discepoli è una “conversione culturale”? Può la ekklesìa trasformarsi in “progetto culturale”? Cristo Risorto, il kerigma fondamentale dell’evangelo, è un progetto culturale?

Oggi a 50 anni dal Concilio alla luce della lezione conciliare e inserendoci nell'ambito delle riflessioni di cattolici, cristiani, non credenti e diversamente credenti avviata a 50 anni dall'apertura di quella inattesa e sorprendente conversione della Chiesa cattolica, vogliamo andare ancora più a fondo nell’analisi della commistione tra trono ed altare, attraverso uno studio su Costantinianesimo e Fede cristiana nel cattolicesimo italiano che tenti di enucleare quegli interessi materiali che sono stati l’inconfessabile causa del tradimento del dettato evangelico.

Alla fine del Concilio, 40 vescovi - prima di lasciare Roma - si riunirono in una catacomba della città e sottoscrissero un ”patto delle catacombe”. Con questo patto quei vescovi assumevano l'impegno di una vita povera al servizio dei poveri.

La problematica della “Chiesa dei poveri”ebbe nel Concilio una sua specifica e irrisolta vicenda. Ma al di là delle ricostruzioni storiche, quella utopia e/o pro-vocazione resta di fronte a noi e alla chiesa istituzione come una sfida.

Alla luce di quel Patto ci proponiamo di esaminare come la Santa Sede e la Chiesa italiana coniugano il rapporto fra FINANZA E POTERE.



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Giovedì 17 Gennaio,2013 Ore: 18:35