IL FUTURO DEL “VATICANO II” NELLA “DEI VERBUM”

Perché il Concilio diventi “tradizione della chiesa” per le nuove generazioni – Da un libro di O.Semmelroth e M.Zerwick


L'IMPORTANZA DELLA “DEI VERBUM”
 
Se noi ci chiediamo quale sia l'importanza particolare della costituzione Dei Verbum nel quadro dei risultati del Concilio, possiamo accennare a quanto segue (senza con questo pretendere di essere esaurienti).
Ricordiamo anzitutto quanto abbiamo detto all'inizio di questo commento: questa costituzione è un punto centrale dell'auto presentazione della Chiesa.
Ciò è notevole in duplice senso. In primo luogo per il fatto che la Chiesa si descrive così vigorosamente alla luce dell'ascolto della parola di Dio. Precedentemente la Chiesa, quando parlava ufficialmente di se stessa, si presentava piuttosto alla luce del suo compito di guida nei confronti dei credenti, guida che certamente è di delega rispetto a Cristo, vero pastore e vescovo delle nostre anime. Perciò, quando si parlava di Chiesa, si pensava sempre anzitutto alla gerarchia, appunto a coloro posti in qualità di pastori a reggere i fedeli. Il concilio ora, tanto nella costituzione dogmatica Lumen Gentium, soprattutto nel secondo capitolo, quanto nella costituzione dogmatica Dei Verbum, ha dimostrato che essa, nonostante la distinzione tra sacerdozio e fedeli, è in primo luogo la comunità di coloro che uniti ascoltano e attuano la parola di Dio.
Questo comprende anche l'altro aspetto, cioè la conferma ufficiale qui data che la Parola di Dio non è solo un avvenimento di millenni fa e non è solo resa accessibile nel suo contenuto dalla predicazione della Chiesa, ma è calata essa stessa per mezzo della Sacra Scrittura nella Chiesa come istituzione ed è data prima della predicazione attuale. In tal modo è stato riconfermato il significato della Sacra Scrittura per la Chiesa.
 
Il secondo punto che potrebbe dare una particolare importanza a questa costituzione è il fatto che in essa è stato realizzato in modo particolarmente felice il desiderio fondamentale del Concilio Vaticano. Questo desiderio può essere designato col termine di integrazione. Il Concilio non voleva fronteggiare unilateralità erronee con posizioni opposte, che a loro volta corrono il pericolo di essere intese unilateralmente. Le unilateralità delle due partii dovevano piuttosto essere integrate nel tutto vitale dove ognuna ha il suo posto e dove soltanto pervengono alla loro piena verità. Questo è avvenuto nella presentazione di ciò che si chiama rivelazione: comunicazione di verità nel quadro totale dell'autocomunicazione di Dio, parola collocata nel quadro totale dell'opera salvifica di Dio, comunicazione di conoscenza nel quadro totale della comunione di vita con Dio; nella presentazione di ciò che viene definito fede: il ritenere vero ciò che è rivelato da Dio nel quadro totale dell'autodedizione dell'uomo a Dio, decisione propria dell'uomo nel quadro totale dell'essere afferrato dall'autotestimonianza di Dio comunicatrice di grazia; nella presentazione di ciò che è definito verità: coincidenza del giudizio dell'intelletto con ciò che è, nel quadro totale dell'appello e della parola rivolta da Dio agli uomini; nella presentazione del rapporto tra Scrittura e Tradizione che sono integrate in unità viva; nella presentazione della reciprocità e dell'unità di Sacra Scrittura e Chiesa.
 
Un noto teologo ha detto in presenza dell'autore che questa costituzione è il più bel documento del concilio. L'affermazione si potrà certamente discutere. Non si potrà però mettere in dubbio che essa faccia parte dei migliori documenti del concilio e che abbia un'importanza centralissima nella presentazione che la Chiesa ha fatto di se stessa col Vaticano II.

Articolo tratto da:

FORUM (153) Koinonia

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Giovedì 02 Luglio,2009 Ore: 17:15