Diritti.
A Roma un incontro per l’introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano

di Agenzia NEV del 27/06/2012

Massimo Corti (ACAT): "Un problema da affrontare innanzitutto sul piano culturale ed educativo"


Roma (ACAT/NEV), 27 giugno 2012 – Dalla scuola Diaz ai casi di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi: la tortura ci riguarda. Per questo ACAT Italia (Azione dei Cristiani per l’Abolizione della Tortura), in occasione della Giornata internazionale a sostegno delle vittime della tortura celebrata ieri, ha rinnovato insieme a Patrizio Gonnella, presidente di "Antigone", l’invito a “chiamare le cose col proprio nome”.

Con loro, presso la sala Politecnico Fandango a Roma, numerosi esponenti del mondo della politica ed attivisti per i diritti umani hanno dato vita a un nutrito dibattito ed espresso con forza il proprio sostegno alla campagna “Chiamiamola tortura”. Obiettivo: chiedere al Parlamento italiano di approvare quanto prima una legge che introduca il reato di tortura nel codice penale, riproducendo la stessa definizione contenuta nella Convenzione ONU contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti. "Non si tratta di una battaglia estremista e militante, ma di una richiesta democratica. È inconcepibile che qualcuno si opponga da dentro gli apparati perché il reato non venga introdotto!”, ha commentato Gonnella. È necessario dare a certi comportamenti il nome che meritano, riconoscerne la specificità: la violenza di un pubblico ufficiale nei confronti di un cittadino non è una violenza privata, poiché è messa in atto da colui che dovrebbe invece tutelarci, da liberi e da detenuti. Reati come il sequestro di persona e l’abuso di autorità rappresentano fattispecie diverse dal reato di tortura così come definito nel Trattato ONU. La mancanza di tale norma vuol dire impunità, prescrizione più rapida per degli agenti di polizia penitenziaria che compiono violenze e pestaggi brutali su detenuti e pene lievi.

Massimo Corti dell'ACAT ha inteso testimoniare la totale adesione del mondo cristiano a questa iniziativa, sottolineando il riconoscimento della pari dignità a tutti gli uomini. "Questo è l'unico modo per sconfiggere il luogo comune secondo il quale i carcerati sono dei 'poco di buono' e che, in fondo, proprio per questo, meritano la detenzione e le sofferenze che ne conseguono. Per cambiare le cose il problema deve essere affrontato innanzitutto sul piano culturale ed educativo". Per questo ACAT Italia (che annovera tra i suoi ispiratori il pastore valdese Tullio Vinay) da diversi anni promuove progetti che mirano a formare le nuove generazioni: il progetto “Diritti Umani – Una materia dimenticata” e i Premi di Laurea “Una laurea per abolire la pena di morte” e “Una laurea per fermare la tortura” (www.acatitalia.it).



Giovedě 28 Giugno,2012 Ore: 17:20