Lettera di invito alla conferenza-dibattito IPAZIA o la memoria delle donne
Venerdì 8 marzo 2013 ore 17.00 Odradek la Libreria via dei Banchi Vecchi, 57 - Roma
a cura di Daniela Zini
Giornata Internazionale della Donna – 8 marzo 2013 La data, in cui si è consumato il martirio di Ipazia, è l’8 marzo 415 d.C. e l’8 marzo è una giornata che altre morti innocenti hanno consacrato alle battaglie per la parità delle donne e che, forse, oggi, divenuta soltanto una vuota ricorrenza, dovrebbe riacquistare il significato originario, meno ludico, ben più riflessivo. Non solo, quindi, un momento di festa, ma soprattutto una occasione di riflessione per ribadire, con forza, l’importanza di procedere sulla strada dell’affermazione dei diritti e del rispetto della diversità, di quei fondamentali principi di uguaglianza e dignità politica e sociale, sanciti dalla nostra Costituzione. Desidero, dunque, rivolgere, a tutti indistintamente, uomini e donne, un appello per un reale impegno personale nel raggiungimento delle pari opportunità, unica base, su cui può fondarsi quella crescita culturale e morale di cui, oggi, più che mai, la nostra società, così provata economicamente e moralmente, ha bisogno. Ho l’immenso piacere di invitarVi a un appuntamento per riflettere: Conferenza-dibattito: IPAZIA o la memoria delle donne a cura di Daniela Zini venerdì 8 marzo 2013 ore 17.00 Odradek la Libreria via dei Banchi Vecchi, 57 - Roma ὅταν βλέπω σε, προσκυνῶ, καὶ τους λόγους. Vi sono creature che mi fanno credere che l’anima esista. Il mio intervento di questa sera si incentra su Ipazia. Perché Ipazia? La sua vita, molto più della sua opera, mi dà il senso della perfezione. Vi è qualcosa di più raro dell’abilità, del talento, dello stesso genio: la nobiltà dell’anima. Se Ipazia non avesse scritto nulla, non per questo la sua personalità sarebbe stata meno grande. Solo che molti di noi non lo avrebbero saputo. Il mondo è, così, fatto… le più rare virtù di un essere debbono restare, sempre, il segreto di qualche altro. Certi sogni teosofici, simili a quelle strane visioni, ma benevole, che si hanno chiudendo gli occhi nel momento di addormentarsi, vennero, forse, sul tramonto anche a consolarla. La vita terrena, che tanto aveva amato, non era per lei se non il lato visibile della vita eterna. Senza dubbio, accettò la morte, come una notte più profonda delle altre, cui doveva seguire un più limpido mattino. Vorrei credere che non si sia ingannata. Vorrei credere che la dissoluzione della tomba non arresti uno sviluppo così raro. Vorrei credere che la morte, per questa anima, non sia che un gradino superiore. Vorrei dimenticare la mia saggezza e le mie ragioni, non chiedere più niente, cessare ogni volere e accogliere, sorridendo, le rose che la sua mano lascerà cadere sulle mie ginocchia. Vorrei, lungi da ogni sforzo, non essere se non chi riceve l’onda di infinito e inoltrarmi sulle strade fortuite, spinta dal solo soffio delle voci interiori. Questo risponde, spero, alla domanda: “Perché Ipazia?” Spero, vivamente, che siate in molti a cogliere questa occasione. Daniela Zini Lunedì 07 Gennaio,2013 Ore: 18:05 |