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COP24 Conferenza delle Parti sul Clima 2018

L’anno vecchio sta per finire ma qualcosa ancora qui non va


di Michele Zarrella *

In Polonia, a Katowice, è iniziata la XXIV Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, ma non c’è ottimismo.

Gli ambientalisti nelle loro manifestazioni in Polonia, a Bruxelles e nei pressi di vecchie miniere di carbone chiedono ai delegati di 200 Paesi di difendere le promesse di Parigi e di fare qualcosa di concreto subito per mantenere il termometro dell’atmosfera terrestre sotto l’aumento medio di 2 gradi rispetto alle temperature preindustriali. L’Homo sapiens sapiens si riunisce ogni anno per affrontare i problemi del clima: chiacchiera e sottoscrive accordi, ma fa solo vane promesse. Fa greenwashing: esprime preoccupazione riguardo al riscaldamento globale e al degrado dell’ambiente ma non intraprende azioni mirate a stabilizzare il clima e a preservare l’attuale equilibrio della biosfera. No, le notizie che giungono dalla COP24 non portano ottimismo.

A cosa è dovuto?

La Polonia, che ricava circa l’80% della propria energia dal carbone, tramite il suo presidente Andrzej Duda ha dichiarato che non può rinunciare al carbone. Donald Trump non partecipa e ha riconfermato, ultimamente nel G20 di Buenos Aires, che non rispetterà l’accordo di Parigi perché il riscaldamento globale è un abbaglio. Australia, Arabia Saudita e Russia puntano ancora sulla estrazione delle fonti fossili. Jair Bolzonaro neopresidente del Brasile si è detto d’accordo con Trump e inoltre consentirà che continui il disboscamento di parte della foresta amazzonica. Il massiccio disboscamento è un disastro ambientale. Di fronte a tali posizioni esplicite bisogna aggiungere quelle mascherate delle maggiori imprese, asiatiche e europee, che non stanno rispettando gli impegni relativi al riscaldamento globale. Tutte decisioni miopi che stanno provocando danni duraturi o irreversibili come la perdite di alcune specie o di interi ecosistemi. Danni  causati dall'uomo. Alla sua casa comune. Quale ottimismo ci può essere? I ghiacci del Mare Artico si riducono. Dai quasi 8 milioni di km2 del 1980 son passati ai 4,7 del 2012. Mettiamoci poi i nuovi dati sulle emissioni mondiali di anidride carbonica (CO2) e il quadro diviene sconcertante.

Cosa dicono questi nuovi dati?

L’anno vecchio sta per finire ma qualcosa ancora qui non va dice una famosa canzone. Anzi le cose peggiorano sempre più e il 2018 diventerà l’anno nero. Nel 2018 la concentrazione atmosferica di CO2 ha raggiunto 407 parti per milione. I vent’anni più caldi si sono registrati negli ultimi ventidue con un’impennata dal 2015 ad oggi. In questo anno abbiamo immesso nell’atmosfera 37,1 miliardi di tonnellate di CO2 un nuovo massimo storico [vedi  http://www.globalcarbonproject.org/carbonbudget/18/highlights.htm ]. Secondo un rapporto del Global Carbon Froid le emissioni di CO2 nel 2018 cresceranno di oltre il 2% (+1,8 a +3,7%) rispetto all’anno precedente. Altro che diminuzione. L’accordo di Parigi prevedeva la diminuzione del 45 per cento delle emissioni climalteranti rispetto a quelle del 2010 entro il 2030 e poi l’azzeramento entro il 2050. L’umanità sta sedentariamente seduta sui vagoni di prima, seconda e terza classe di un treno che viaggia sempre più velocemente verso il baratro, ma i macchinisti lo negano e/o fanno finta di non vederlo.

Cosa può fare il singolo cittadino-viaggiatore?

Può fare molto. Può fermare il riscaldamento globale. Tirando il freno di emergenza: eliminando subito ogni forma personale e familiare di spreco. Modificando il proprio stile di vita rendendolo sobrio – sobrietà è una parola caduta in disuso da molti decenni. Utilizzando fonti rinnovabili il più possibile. Muovendosi a piedi, in bici o con i trasporti pubblici. Preferendo cibi di origine vegetale e non animale. Opponendosi ad ogni forma di aumento di consumo dei combustibili fossili. Partecipando alle manifestazioni ambientaliste. Votando coloro che promettono più attenzione all’ambiente: la politica è rinnovabile.

Ma i grandi della Terra che fanno?

I grandi della Terra si riuniscono da decenni, fanno promesse che sono risultate finora tutte vane. Non possiamo più tollerare che facciano ancora ulteriori promesse altisonanti per la salvaguardia dell’ambiente, sottoscrivano accordi nelle conferenze mondiali e poi quando ritornano nel proprio paese approvano leggi che agevolano le estrazioni di fonti fossili, l’abbattimento di foreste, e altre attività che aumentano il riscaldamento globale invece di ostacolarle con decisione in nome di un futuro vivibile per la nostra specie su questo pianeta. Il rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) dice che tale riscaldamento è “estremamente probabile” che sia dovuto alle attività dell’uomo. Nella stenografia della scienza l’espressione “estremamente probabile” significa al 95-100%.

Va ricordato che questo pianeta è l’unico.

È la nostra unica casa comune. Se brucia la casa comune ne soffriranno tutti i residenti. E se non si vuol credere alle conclusioni degli scienziati si dia ascolto ai chiarissimi campanelli di allarme del clima. Aggiungiamo che, secondo uno studio pubblicato su Nature da ricercatori americani, olandesi e belgi, che hanno studiato l’andamento della fusione dei ghiacci degli ultimi tre secoli, la fusione della calotta glaciale in Groenlandia è aumentata del 50% rispetto a metà ‘800 e del 30% rispetto al XX secolo. Una diminuzione resa più rapida a causa del riscaldamento globale che, aggiungendosi allo scioglimento dei ghiacciai, incrementa il deflusso dell’acqua e contribuisce inoltre all’innalzamento del livello dei mari del mondo.

Insomma: temperature, clima, innalzamento del livello dei mari, disboscamenti… possiamo dire che è iniziato il conto alla rovescia per la vivibilità della nostra specie?

Secondo molti scienziati siamo l’ultima generazione che può ancora invertire la rotta. Durante la COP24 la Banca Mondiale ha annunciato finanziamenti per 200 miliardi di dollari per sovvenzionare i Paesi in via di sviluppo danneggiati dai cambiamenti climatici. Ciò dimostra la gravità della situazione. E se non prendiamo provvedimenti subito il treno si avvicinerà sempre più, e sempre più velocemente, al baratro. Continuando col trend attuale entro il 2100 la temperatura media si può attestare fra i 3 e i 5 gradi rispetto alle temperature preindustriali. Altro che un grado e mezzo, massimo 2 gradi, dell’accordo di Parigi. E queste temperature potrebbero essere insopportabili per la nostra specie. Presto non saremo più in grado neppure di salvare le principali coltivazioni: grano, mais e riso. L’Homo sapiens è stato capace di adattarsi e superare le lunghe ere glaciali: coprendosi, riparandosi, accendendo il fuoco. Ma come affronterà le ere calde? Sarà in grado di fronteggiarle? Intanto si dovrà adeguare in tempi brevissimi.  Basterà spostarsi alle quote alte? Basterà denudarsi? Vedo chiaramente la differenza: l'impotenza dell'uomo nudo e inerme, e l'efficienza di quello delle caverne coperto di pelli, col fuoco acceso e costantemente pronto a lottare. 

Gesualdo, 8 dicembre 2018

*Ingegnere e astrofilo

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