I RIFIUTI

di Beppe Manni

Mentre sto dividendo la plastica, dal cartone di una confezione, per allogarli diligentemente nei contenitori appositi, ascolto per radio che agenti della Finanza hanno scoperto che 50 Tir carichi di rifiuti speciali, con la complicità di modenesi (un titolare di un'azienda di trasporti, camionisti ecc) vengono spediti in container ben sigillati come “aiuti umanitari” sotto la copertura di di due finte Onlus, per la Nigeria e il Gana dove verranno sotterrati.
E poi vedi le montagne di pattume a Roma e a Napoli.
La domanda che noi cittadini virtuosi di strada andiamo facendoci da qualche anno è: “Ma cosa serve la nostra scrupolosa raccolta differenziata se milioni di italiani buttano i rifiuti ovunque. Se i rifiuti tossici delle industrie e delle discariche, sono finiti prima nella Terra dei Fuochi napoletani e poi nelle povere terre dell'Africa centrale? O se i nostri inceneritori del nord tecnicamente perfetti, bruciano il pattume di mezza Italia?”
Di fronte alla disgregazione sociale, alla mancanza di moralità di molti responsabili pubblici (politici, amministratori, industriali , imprenditori) e cittadini per anni abbiamo lottato sperando in una rinascita del senso comune che 'bonificasse' le strutture pubbliche. Oggi quasi presi dalla disperazione speriamo solo in un radicale cambiamento per un ritorno alla responsabilità della coscienza. Non tanto su una spicciola morale individuale come per secoli è stata predicata dai pulpiti, ma per una coscienza civile rinnovata.
Poi. Le televisioni pubbliche consumano migliaia di ore e di parole per dibattiti inutili e ripetitivi, per show demenziali, per telefim cretini. Non si potrebbe usare un po' di spazi per richiamare il cittadino al senso civico per una raccolta intelligente dei rifiuti in “tutta” Italia?. Come è successo per il fumo si andrebbe creando in tutti un senso di colpa per chi getta e butta indiscriminante via i rifiuti.
Ancora. In tutte le persone informate e intelligenti (dal altino 'intelligo': coloro che leggono dentro alle cose) emerge la richiesta di smettere di consumare le risorse del nostro pianeta: minerali, aria, terra, legno, petrolio. Non chiediamo più ormai (che sembra inutile) di smettere di sfornare cose inutili e dannose dalle nostre cosiddette fabbriche in nome del “consumo” e della crescita senza fine. Ma almeno riduciamo i contenitori, gli imballaggi, le confezioni. O riusiamoli.
E infine. Impariamo dalle buone abitudini dei nostri nonni. Non lo facevano per virtù ma per necessità. Non erano più bravi di noi, ma ci hanno lascito un modello che ha fatto sopravvivere la bestia-uomo per cinquemila anni. Non si buttava via nulla, tutto veniva utilizzato. Riciclato e veramente consumato fino alla consunzione e poi riusato come concime, come combustibile.
La vecchia stufa economica è ancora nelle nostre seconde case di montagna un esempio efficiente ed 'economico'.
Beppe Manni 1 Marzo 2014



Giovedì 13 Marzo,2014 Ore: 18:27