SI APRE IL CONVEGNO SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI DI COPENHAGEN

di Michele Zarrella

Facciamo sentire la nostra voce


I grandi della terra si riuniranno in questo mese a Copenhagen. Il tempo delle scelte è questo. Non si può attendere oltre. L’auspicio è che si concluda con proposte concrete e con tappe precise che, entro il 2020, ci riportino alla situazione di gas serra del 1990. Ma noi dobbiamo far sentire la nostra voce. I politici fanno qualcosa quando c’è la spinta popolare. Le multinazionali con ogni mezzo e sfruttando la loro potenza economica stanno mettendo in dubbio le conclusioni e la credibilità degli scienziati dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change). Usano la stessa tattica usata dalle multinazionali del tabacco quando alcuni medici incominciarono a sostenere che il fumo provoca il cancro ai polmoni. Dopo decine di anni sappiamo come è andata a finire. Nel 1998 Philip Morris fu condannato a pagare 200 miliardi a coloro che lo avevano citato in giudizio. Con i cambiamenti climatici non sarà così perché ognuno di noi contribuisce con i suoi comportamenti orientati al consumo spesso ‘imposto’ dalla pubblicità.
Se il PIL non cresce, i media mettono con enfasi la notizia in prima pagina per accontentare gli industriali e le multinazionali, perché se non si consuma non possono arricchirsi. Più volte da queste pagine ho detto che questo modello di società ci porta dritto diritto ad un baratro. Immagino la nostra società come un treno che si muove su due rotaie: diritti e doveri. Se non si terrà entro questo binario il treno deraglierà. E spesso ha deragliato: rivoluzioni, guerre, epidemie, disastri. Ma dopo la conta dei morti e dei danni, dopo essersi leccate le ferite, la società ha ripreso come prima o peggio di prima, utilizzando ‘armi’ sempre più raffinate e meno appariscenti per far si che gli interessi di pochi prevalgono a discapito dei rimanenti.
Nell’ultimo secolo la forbice dei redditi fra il quinto della popolazione più povera e quella più ricca è aumentata: nel 1913 era 11 a 1, nel 1963 era 30 a 1, nel 1990 60 a 1 e nel 2001 siamo arrivati a 80 a 1. Questo andamento dimostra che sempre meno persone detengono più ricchezze e sempre più persone diventano più povere. E questo avviene grazie ad accordi scellerati che vengono stretti fra potere politico e potere economico a discapito delle gente. Il dio denaro mette d’accordo i potenti. L’egoismo ottuso di pochi prevale sui diritti di tutti, anche di fronte alle catastrofi e alla possibilità di mettere in discussione la vita su questo pianeta. Ma credono i potenti di vivere in eterno? Che i loro nipoti  non assisteranno all’apocalisse a cui è destinata una simile società? Credono di sistemare tutto cono i soldi? Anche quando la temperatura sarà aumentata di alcuni gradi a causa dell’effetto serra e non potremo più vivere sui questo pianeta? La nostra società, il treno, sta correndo verso il baratro dei cambiamenti climatici irreversibili. L’atmosfera non si accorda con i soldi. L’atmosfera non si purifica con il dio denaro, né potremo dire alle future generazione che non lo sapevamo.
Tuttavia la società continua a correre, all’arricchimento, all’accaparramento anche se, sempre più spesso, bisogna calpestare i diritti umani (una delle due rotaie). Gran parte della gente è mossa dalla speranza di poter diventare come loro, di poter vivere nello sfarzo e nello spreco sfrenato così come vivono i ricchi e i potenti, anche per un solo giorno come è votato un camorrista. Fa niente se sporchiamo l’atmosfera col rischio dell’aumento della temperatura, fa niente se inquiniamo i terreni ove non si potrà più coltivare, fa niente se rubiamo “sorella acqua” ai nostri fratelli. Dove pensate che ci porterà questa corsa imbecille e innaturale? Fermiamoci prima che sia troppo tardi. Rallentiamo questo treno prima che arrivi al punto di non ritorno. Riduciamo drasticamente la manetta dell’acceleratore.
Mettiamo l’uomo e i suoi diritti, ma anche i suoi doveri, al centro della nostra attenzione. Riflettiamo. Questo modello di società consumistica (che, a volte, addirittura impone con la guerra) ci porterà sull’orlo di un baratro. È urgente  ridurre l’immissione di gas serra nell’atmosfera, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili. Lo possiamo fare. Siamo in grado di farlo se saremo uniti nel fare una scelta consapevole di una vita sobria e in simbiosi con la natura, ma dobbiamo farlo subito, adesso, tutti, nel rispetto di noi stessi, nel rispetto delle future generazioni.
Gesualdo, 01 dicembre 2009
Michele Zarrella
 
 


Marted́ 01 Dicembre,2009 Ore: 22:35