TERAMO, VICENZA ED ASCOLI PICENO: NUOVI STERMINII DI VOLPI.  

di Giusepe Fanelli

La volpe, come molti altri animali, è perseguitata dall'uomo. Da sempre. Il pretesto per tutti è lo stesso: animale dannoso, nocivo. E' bene però ribadire che in natura il concetto di “dannoso” non esiste. Ogni essere vivente, di ogni specie, svolge un determinato ruolo nell'ecosistema in modo perfetto se l'equilibrio naturale, delicato e frutto di evoluzione in milioni di anni, non viene alterato da una specie che ormai non fa più parte della natura: l' Homo Sapiens. Sapiens?

Anche le province di Teramo, Vicenza ed Ascoli Piceno hanno deliberato la condanna a morte delle volpi in periodo di riproduzione. Queste altro non sono che iniziative pro caccia per far divertire i signori cacciatori anche quando la caccia è chiusa con il pretesto che la volpe è un “nocivo”. In realtà la volpe è un animale utile, ma viene visto dai cacciatori come un concorrente perchè essendo un predatore si nutre anche di selvaggina che la natura ha messo a disposizione solo ed esclusivamente per i bravi cacciatori.

A Teramo si sta svolgendo “la caccia in braccata” (in battuta); mentre ad Ascoli Piceno e a Vicenza è in atto “la caccia in tana”. Numerose le iniziative per porre fine a questo scempio, ma generalmente le manovre pro-cacciatori sono dure a morire.

Vediamo come si svolgono queste grandi imprese venatorie, ma prima mi pongo dei quesiti: questi soggetti capaci di tanta barbarie, sono nella vita privata delle brave persone? Sono onesti professionisti? Amici sinceri? Mariti fedeli (e non violenti)? Padri premurosi?

Una battuta di caccia offre uno scenario di grande disturbo e distruzione per la natura: invasione del territorio, forte rumore, danneggiamento dei siti di nidificazione e …...... tantissimi botti, quelli dei fucili. Gli ottimi cacciatori giungono sul posto prescelto e si distribuiscono in gran numero nell'area designata in modo da rastrellarla minuziosamente, quindi per spaventare gli animali, frugano i cespugli e battono gli arbusti, siti scelti dagli uccelli per la costruzione dei nidi molti dei quali andranno distrutti. Tutto nell'intento di non lasciare via di scampo alle povere volpi che spaventate si danno alla fuga per poi finire sotto i colpi dei fucili. Le volpi che termineranno in tal maniera la propria esistenza si possono considerare fortunate rispetto ai propri simili vittime della caccia in tana. Ai loro cuccioli, però, che dipendono ancora dai genitori, è riservata una morte tutt'altro che rapida: moriranno di fame nella tana.

Altra prelibatezza venatoria, che farebbe rabbrividire anche Diana, è, appunto, la caccia in tana. Per tale scopo sono necessari i cani che non devono assolutamente essere criminalizzati in quanto vengono selezionati ed addestrati allo scopo. E' bene ricordare che per il cacciatore il cane è come il fucile: un oggetto. Se, quindi, non funziona è bene liberarsene e sostituirlo. Ciò lo conferma il gran numero di cani da caccia abbandonati e, guarda caso, si tratta perlopiù di individui vecchi che hanno perso l'attitudine alla caccia. Quando i cani fiutano una traccia di qualche volpe si fanno nervosi, abbaiano e ritornano sui propri passi per annusare bene il terreno e capire la direzione in cui si è diretta la volpe dal suo inconfondibile e penetrante odore. Una volta stabilita la direzione si dirigono verso la preda. Le volpi, che anch'esse sono dei canidi ed hanno udito ed olfatto sviluppati, all'avvicinarsi dei cani, percpiscono l'imminente pericolo, ma né il maschio e né la femmina abbandonano la tana che ospita la prole e si preparano a difendere i propri cuccioli. I cuccioli, che pur non conoscendo ancora il mondo esterno, captano dai genitori il pericolo, si raggomitolano gli uni sugli altri nel tentativo di proteggersi. Madre e padre potrebbero fronteggiare un cane, ma una muta composta da dieci, quindici individui lascia zero possibilità di scampo. La fine, l'atroce fine, è vicina per l'intera famiglia. Due cani entrano nella tana da un'entrata, altri tre penetrano da un'altra ed escono fuori con le volpi tra i denti. Per i cuccioli, se sono troppo piccoli, ai cani è sufficiente prenderli per il collo e scuotere la testa, è la tecnica con la quale i cani uccidono le loro prede piccole fratturando loro le vertebre cervicali. Pochi morsi al collo per i cuccioli più grandi e se qualcuno riesce ad allontanarsi i simpatici cacciatori lo colpiscono con qualche bastone, ma rigorosamente senza ucciderlo. Questo è compito dei cani che prontamente lo prendono e ciascuno mordendolo e tirandolo all'indietro (azione che viene fatta da ogni cane contemporaneamente) ne staccano brandelli. Per gli adulti occorre un po' più di tempo, ma la sorte è la medesima con la sola differenza che se qualcuno riesce ad allontanarsi viene impallinato, ma sempre senza essere ucciso perchè ciò è compito dei cani. Ci sono diversi video i quali mostrano cacciatori che bloccano le volpi ancora vive mettendo loro un piede sul collo e facendo pressione mentre i cani le azzannano; cacciatori che prendono per la coda volpi moribonde e le lanciano tra i cani e cacciatori che bloccano la volpe e le mettono il fucile nella bocca per non far mordere i cani che la stanno dilaniando.

Ecco il sonoro della scena in un luogo che poco più di mezz'ora prima era un tranquillo habitat naturale per la fauna selvatica in riproduzione: poche urla sorde delle povere volpi, l'abbaiare dei cani sempre più eccitati nella frenesia della caccia, le urla dei signori cacciatori che incitano i cani, colpi di fucile. Al termine della carneficina, quando la spedizione punitiva prosegue verso altre tane, il teatro della strage è davvero impressionante: un silenzio assoluto (tutti gli animali della zona sono fuggiti via); ci sono sangue e brandelli di volpi. Zampe, pelle, code e teste. Non è esploso un ordigno ma sono passati i signori cacciatori. Tutto ciò è legale. Italia A.D. 2013.

Giuseppe Fanelli

Giuseppe Fanelli




Sabato 20 Aprile,2013 Ore: 16:25