IL CANILE DI DOMICELLA: TRA PUBBLICA INEFFICIENZA E PRIVATA INGORDIGIA

di Giuseppe Fanelli

Tra i tanti lager italiani per cani, dove i poveri animali devono fare solo tre cose: far guadagnare fior di quattrini ai loro carcerieri, soffrire e poi morire, c'è “PET VILLAGE” a Domicella in provincia di Avellino. Questa provincia è uno dei tanti posti della penisola (isole comprese) dove, per le istituzioni, parlare di tutela degli animali è meno che parlare al bar del campionato di calcio di serie “z”, se esiste. E' proprio il canile di Domicella che ha ospitato circa 130 cani che versano in condizioni pietose e devono essere adottati il più velocemente possibile. Attualmente questo lager è stato svuotato: alcuni cani hanno trovato uno stallo, altri sono stati spostati altrove, ma è ancora necessaria ed urgente l'adozione per molti di essi.

Il canile ormai è stato chiuso grazie agli appelli e alle mail circolati sul Web; dentro però c'erano i cani ridotti a scheletri che sono riusciti a sopravvivere grazie alle volontarie che se ne occupano ed alle quali il gestore, alcuni giorni fa mettendo loro fretta, non ha consentito neanche di riempire tutte le ciotole dell'acqua.

Facendo un passo indietro c'è da evidenziare che nell'aprile 2011 la Guardia di Finanza ha chiuso il lager per le pessime condizioni igienico sanitarie effettuandone il sequestro amministrativo con divieto di impriggionare altri cani e di mettere il tutto a norma entro sessanta giorni. Il canile, chiamiamolo così, poi magicamente ha riaperto ed eccoci alla situazione attuale.

Facendo un ulteriore passo indietro, questa volta risalendo al 2001, è importante tener presente che il ventidue agosto, detto canile è stato denunciato, con un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Avellino, per le gravi condizioni in cui venivano detenuti i cani.

La situazione che si presentò agli occhi dei volontari era allucinante: box piccoli e sporchi, ripari esigui o assenti, assenza di scodelle e cibo riversato a terra tra gli escrementi, ratti morti nei box e cani con rogna. Questi solo alcuni dei punti riportati nella denuncia. Successivamente all'esposto-denuncia fu inoltrata ai Carabinieri NAS una richiesta urgente di intervento presso la struttura; furono poi invitati tutti i sindaci dei comuni convenzionati, a ritirare i propri cani da da quel lager, ma nulla di fatto. All'epoca quell'inferno per cani si chiamava “RIFUGIO PER CANI BAU HOSE S.A.S.” dopo undici anni si scopre che è cambiato solo il nome e non si sa quante volte! Ma torniamo alla denuncia presentata nel 2001 alla Procura; quali furono gli sviluppi? Ricordiamoci, però, che siamo in Italia e che stiamo parlando di benessere degli animali. Nel 2007, dopo sei anni, il Pubblico Ministero presenta al Giudice per le Indagini Preliminari richiesta di archiviazione contro ignoti. Ignoti? Ma un canile è un bene immobile e sta sempre là; ha un proprietario, un gestore e c'è pure un ente preposto al controllo del benessere animale, che è il servizio veterinario dell'ASL. E' forse intestato ad ignoti il conto sul quale confluiscono i soldi pubblici per pagare la prigionia dei cani? Ignoti non erano neanche i denuncianti in quanto non si trattava di una denuncia anonima, ma con tanto di firme (quella di chi scrive e quella di un'altra persona). Ignoti sono solo le centinaia di cani che in undici anni hanno sofferto il caldo, il freddo ed hanno patito la fame e la sete per poi morire. Grazie a tutte le istituzioni raramente pronte ed efficienti.

Questa storia mi indigna non solo come cittadino, ma anche come persona che ha tentato, undici anni fa, di impedire tanta sofferenza a centinaia di cani reclusi e confesso che provo grande sconforto al solo pensiero che con le imposte che pago, sono in parte anch'io complice di tanta sofferenza.




Luned́ 08 Ottobre,2012 Ore: 17:27