25° anniversario di Chernobyl

Fermiamoci a riflettere


di Michele Zarrella

Oggi è il 25° anniversario del disastro di Chernobyl. Celebrarlo con una serie di dati relativi a morti, malati e danni è cosa abusata su Internet. Abbiamo riferito all’inizio del mese di un convegno tenuto ad Ariano Irpino su tale argomento(v.http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/ambiente/notizie_1301683894.htm). Allora fermiamoci e chiediamoci: “Perché quando si può scegliere fra più possibilità tecnologiche la scelta ricade principalmente su una? Essa viene fatta in modo libero e consapevole o è orientata da interessi? Gli interessi sono di tanti o di pochi?” Celebriamo l’anniversario fermandoci e riflettendo su cosa si è fatto e cosa fa l’Homo sapiens perché non si ripetano gli errori passati. Forse tutto ciò ci può essere di maggior utilità.
Allora diamo per scontati i “contrastanti dati” su Chernobyl e soffermiamo la nostra attenzione sul fatto che il sarcofago del 1986 fatto di tonnellate e tonnellate di cemento si sta deteriorando. Oggi i media ne denunciano le crepe e consigliano che occorrerebbe realizzare il progetto del sarcofago “definitivo”, ma mancano i fondi. Chiediamoci se i costi della “sepoltura”, in casi di incidenti gravi, o dello smantellamento, in caso di “morte” naturale delle centrali nucleari viene conteggiato quando si dice che il nucleare è più economico di altre fonti. Constatiamo che in un raggio di 30 km da Chernobyl la zona che fu evacuata è interdetta, recintata e militarizzata.
Venticinque anni fa la tecnologia fotovoltaica era ancora relegata nell’ambito di applicazioni spaziali, di piccole centrali sperimentali e in ambiti particolari terrestri. Oggi tale tecnologia è applicata in molti campi e perfino sui tetti di singoli cittadini. È una tecnologia in forte espansione (400%) e sviluppo. Secondo l’Annual Report Irex (Italian renewable index), in Italia le tecnologie che utilizzano fonti rinnovabili potrebbero far nascere 90.000 posti di lavoro in più entro il 2020. Oggi gli investimenti nelle fonti rinnovabili hanno raggiunto la cifra di 12,3 miliardi di euro e costituiscono lo 0,4% del PIL. Con la loro applicazione si sono ottenuti benefici economici per 32 miliardi di euro oltre ai correlati benefici derivanti dalla minor emissione di CO2 nell’atmosfera. Ciononostante è incredibile registrare la discordanza fra le scelte del privato e quelle dei governi.
Il privato cittadino sceglie sempre più la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e privilegia il risparmio, i governi invece scelgono le tecnologie che accorpano e concentrano. Chiaramente il futuro sta nelle scelte energetiche nazionali e internazionali che gli Stati adotteranno e gli incentivi che essi daranno per l’una o l’altra strada.  La scelta allora sarà privilegiare la volontà dei cittadini o quella delle lobby, distribuire o concentrare? Sicuro non dà certezze il comportamento di questo governo quando ad agosto 2010 approva una legge sulle tecnologie fotovoltaiche da valere fino al 2013 e poi a marzo 2011 la sospende e la ritratta. L’incertezza non favorisce gli investimenti. Gli imprenditori, ma anche i comuni mortali, vogliono certezze e non cambiamenti unilaterali in corso d’opera.
Su questo campo l’Italia rischia di bloccare lo sviluppo delle rinnovabili, che sono fonti che detiene in percentuale maggiore della Germania e di tanti altri paesi europei. La migliore politica energetica è quella della diversificazione, ma sempre nel rispetto della biosfera. La natura è maestra e democratica distribuisce l’energia dappertutto: il sole, il vento, l’acqua, gli alberi, ecc. sono di tutti e tutti li possono sfruttare. Evitiamo le concentrazioni e investiamo maggiormente nella ricerca e nell’uso delle fonti rinnovabili. A 25 anni da Chernobyl, fermiamoci e riflettiamo. Non aspettiamo l’anniversario successivo ad una catastrofe per guardare indietro, tirare un sospiro e dopo continuare a sopravvivere senza aver tratto alcuna lezione dalla disgrazia passata.
Gesualdo, 26 aprile 2011
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